BAC Nord
Francia 2020 poliziesco 1h45
Regia: Cédric Jimenez
Sceneggiatura: Cédric Jimenez, Audrey Diwan
Fotografia: Laurent Tangy
Montaggio: Simon Jacquet
Musiche: Guillaume Roussel
Scenografia: Jean-Philippe Moreaux
Costumi: Stéphanie Watrigant
Gilles Lellouche: Greg
François Civil: Antoine
Karim Leklou: Yass
Adèle Exarchopoulos: Nora
Kenza Fortas: Amel
Cyril Lecomte: Jérôme
Michaël Abiteboul: Jacques
Idir Azougli: Kévin
Vincent Darmuzey: Stéphane
Jean-Yves Berteloot: Yvon
Trama: 2012. I quartieri settentrionali di Marsiglia detengono un triste record: sono l'area con il più alto tasso di criminalità in Francia. Vista la situazione, la squadra anticrimine della zona cerca costantemente di fare del proprio meglio. Tre agenti della BAC lì stanziati stabiliscono un contatto di fortuna con un'informatrice all'interno di un nucleo criminale, dando inizio a una missione rischiosa, spesso sul punto di sfociare nell'illegalità.
Voto 7
Sembra partorito come una costola del celebre e premiato I miserabili (2019) di Ladj Ly (recensione): riecco l’azione poliziesca delle BAC, la banlieue delle città francesi, la delinquenza imperante, lo strapotere dei cosiddetti caïds, i boss di quei quartieri malfamati, un po’ ricercati, un po’ protetti dagli agenti che li utilizzano come agganci per ottenere informazioni utili. Stessa atmosfera, stesso tipo di interventi violenti e repressivi. Lì eravamo a Parigi all’indomani della vittoria della squadra francese ai Mondiali del 2018, qui siamo nel 2012 – perché i fatti sono verissimi, cambiano solo i nomi dei personaggi – nella periferia oltremodo pericolosa di Marsiglia, che a quei tempi era considerata una delle regioni con il più alto tasso di criminalità in Francia, tanto da interessare interventi urgenti da parte della BAC settentrionale. Le Brigades Anti-Criminalité costituiscono un servizio della polizia nazionale francese, creato nel 1994 a livello nazionale, appartenente alla Direzione centrale della pubblica sicurezza e sono specializzate proprio per il controllo di quelle malfamate zone abitate perlopiù da nordafricani, dove è praticamente impossibile entrare senza il permesso e la sorveglianza delle innumerevoli e folte bande che vi imperano. Il traffico e lo spaccio di droga le ha rese ricche e potenti e la durezza della violenza è all’ordine del giorno, anche con furiosi regolamenti di conti tra loro.
Il trio affiatatissimo composto da Greg, Antoine e Yass lavora, sempre in borghese come da prassi, tra quei palazzoni e non di rado incappano in situazioni pericolose, da cui se la cavano solo per esperienza e coraggio, spesso rischiando la vita, come nell’occasione in cui li vediamo all’opera all’inizio del film. Scampati per un pelo all’aggressione sicuramente mortale, vengono rimproverati dal loro capo perché per l’ennesima volta hanno prodotto solo danni ingenti all’auto di servizio, senza veri risultati pratici. Il problema principale della diversità di veduta tra i tre e i superiori consiste infatti che questi ultimi pretendono operazioni efficaci e consistenti: il loro sporco lavoro quotidiano non viene apprezzato, con l’amara delusione di Greg, il più tosto ed esperto, che meriterebbe una promozione solo se l’attività quotidiana gli venisse riconosciuta come merita. Adesso il compito loro affidato sarà quello di realizzare un’operazione quasi definitiva, utilizzando anche metodi poco ortodossi (da non far sapere ai vertici della polizia) pur di giungere ai risultati tanto attesi. Antoine è quello che ha la chiave giusta, una referente, una giovane ragazza che ha avvicinato da tempo da cui, con la promessa di procurarle una consistente fornitura di “erba”, può avere delle informazioni sicure per intervenire al momento giusto nel luogo giusto. Ciò produrrebbe l’arresto di molti esponenti della nuova mala marsigliese, quella africana, operazione che finalmente rappresenterebbe quello che la polizia cerca da tempo.
Il buon Cédric Jimenez segue il terzetto degli agenti con una macchina da presa nervosa ed eccitata, alla pari dei loro movimenti, dei loro interventi, calmandosi solo quando, fuori servizio, si frequentano in maniera amicale, tra barbecue e bevute colossali, festeggiando, per esempio la nascita del primo bimbo di Yass. Sono amicissimi ma l’atmosfera è tesa, creata dai rimproveri da parte di Jérôme, il capo che, ambiguamente, sta con loro ma non intende rovinare i suoi rapporti con i funzionari e con il ministero. Quando la confidente Amel fornisce la data e il luogo dello scambio droga-denaro tra i fornitori e la banda che spaccia, il distretto si prepara adeguatamente e si attrezza per la grossa operazione. Tutto questo ha ovviamente comportato il rifornimento dei 5 chili previsti dall’accordo tra l’agente e la giovane, approvvigionamento compiuto, come è intuibile, non dal magazzino dei reperti archiviati (non giustificabile) ma da sequestri fatti abusivamente dal trio e da altre squadre. Atti evidentemente anch’essi illegali ma tacitamente approvati dal capo Jérôme, che però, per propria convenienza, tradirà i suoi uomini quando i vertici della polizia scopriranno l’accaduto ed interverranno con una indagine disciplinare interna. Dopo che i nostri tre, essendo intervenuti in avanscoperta nella rischiosissima operazione, hanno rischiato la vita e festeggiato tra elogi e trionfalismi, scoprendo che vengono accusati di reati gravi dai loro superiori, restano sbigottiti, a maggior ragione quando Jérôme li smentisce davanti all’investigatore incaricato. La frustrazione e lo sconforto li stordiscono, gli interrogatori effettuati come fossero veri delinquenti li sorprendono, l’arresto in carceri comuni li demoliscono psicologicamente: le accuse sono pesanti e la giustizia procede come contro cittadini comuni. Moralmente sono a pezzi, ma chi soffre le conseguenze peggiori a livello mentale è quello che non ti aspetti: Greg sprofonda in un incubo che lo annienta, lo rende prima furioso come un pazzo, poi il crollo definitivo lo uccide umanamente. Il prezzo da pagare per essere scagionati? Semplice: è il nome della confidente, è quello di Amel! Ma come fa Antoine a tradire la fiducia di quella ragazza? Come fa a venir meno ad un impegno che ha dato quei frutti? È un prezzo altissimo, che significa ingannare una persona con cui si è fatto un accordo, rovinare la vita di una giovane che non fa male a nessuno, che farebbe solo condannare una figura secondaria della delinquenza locale, che stimolava nell’agente della BAC anche una certa attrazione sentimentale e forse qualcosa in più. Il tormento rode l’anima di Antoine, angustiato tra il venir meno della sua parola e le sofferenze dei suoi intimi colleghi: fisica e affettiva di Yass lontano da moglie e figlio, fisica e psichiatrica di Greg al limite della sopportazione. Lui reagisce meglio e si mantiene in forma con la ginnastica in cella essendo anche il più giovane dei tre e senza famiglia, ma soffre dentro di sé per la difficile decisione che spetta prendere, la responsabilità da assumere.
Un dramma poliziesco, un thriller, un polar come tanti, e basta? Fosse per un prodotto di fiction non sarebbe male, trovandoci davanti ad un buonissimo film ed una trama stimolante. Ed invece è stato tutto vero, realissimo, una vicenda che è accaduta veramente a Marsiglia e che ha occupato i notiziari e i giornali nel 2012, quando ben 18 agenti della polizia locale sono stati arrestati, giusto come racconta il film, con la pesantissima e ignobile accusa di traffico di droga e racket! Da non crederci! Oggi i tre protagonisti (che qui hanno nomi di fantasia) fanno ben altro: Greg fu radiato e divenne guardia municipale, Antoine restituì il distintivo e si mise a disposizione dei detenuti come infermiere, Yass restò nel corpo e sta dando il suo contributo come sindacalista difendendo i colleghi nei rapporti coi superiori. È la didascalia finale, una didascalia da brividi anche perché, nel frattempo, il regista piazza come commento musicale l’indimenticabile The House of the Rising Sun di Eric Burdon & The Animals.
Il merito della regia del marsigliese Cédric Jimenez sta nel mantenere un ottimo ritmo al film e ai tempi di narrazione, nella giusta creazione dell’ambientazione, conoscendo bene la città mediterranea anche nei suoi rioni periferici. Come meritevole è anche la sua sceneggiatura scritta con la moglie Audrey Diwan, che ha appena vinto il Leone d’Oro di Venezia 2021 con il suo film Happening - 12 settimane (L'Evénement). Gli dà man forte l’eccellente montaggio di Simon Jacquet, che risulta indispensabile nelle sequenze più dinamiche: inseguimenti alla Friedkin, auto sfasciate, sparatorie, irruzioni nei palazzoni bunker. Notevolissima è inoltre la forte impronta interpretativa dei tre attori protagonisti, che hanno caricato in maniera giusta i caratteri dei personaggi, molto ben delineati sia dalla regia che dalla scrittura del film, ma su tutti emerge l’appassionata ed intensa interpretazione del noto Gilles Lellouche (Greg), che forse non sempre ha avuto tali occasioni in precedenza, davvero bravo e maturo per l’occasione. François Civil (Antoine) e Karim Leklou (Yass) sono degni compagni di recitazione, molto bravi. Da notare infine il ruolo secondario della bellissima Adèle Exarchopoulos che indossa i panni di Nora, la moglie incinta di Yass. In conclusione, un buonissimo film che trae una precisa fotografia delle banlieues e della bolgia in cui vivono decine di migliaia di immigrati di prima, seconda e terza generazione, che in questi anni, a causa della crisi economica, perlomeno alcuni di loro, non hanno trovato di meglio che organizzarsi in bande feroci e vivere abbondantemente al di là della legge. Senza ovviamente generalizzare, perché uno dei tre agenti al centro della storia è proprio di origine magrebina ed è giusto quello con la faccia da brav’uomo, quello con la testa sulle spalle. Ma è soprattutto un film che narra i retroscena della cronaca nera, il lato marcio della polizia, della scarsa onestà morale dei loro ufficiali, dell’egoismo che spinge un capo distretto a mentire per coprirsi le spalle, della delusione di chi rischia la vita tutti i giorni per le strade pericolose della città, che si mette in prima linea per senso del dovere o, come fa Greg, per attitudine mentale sentendo la divisa virtuale che indossa come una seconda pelle: il viso e la reazione all’inganno subito dai dirigenti sono l’esplicazione della profonda delusione che riceve dall’ambiente in cui aveva sempre creduto.
Non è all’altezza del bellissimo I miserabili su citato, ma conquista meritati apprezzamenti.
Riconoscimenti
2022 - Premi César
Candidatura miglior attore protagonista Gilles Lellouche
Candidatura miglior attore non protagonista François Civil
Candidatura miglior attore non protagonista Karim Leklou
Candidatura miglior colonna sonora
Candidatura miglior montaggio
Candidatura miglior regia
Candidatura miglior film
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