Barriere (2016)
- michemar
- 14 feb 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 17 mag 2023

Barriere
(Fences) USA/Canada 2016 dramma 2h19’
Regia: Denzel Washington
Soggetto: August Wilson (opera teatrale ‘Fences’)
Sceneggiatura: August Wilson
Fotografia: Charlotte Bruus Christensen
Montaggio: Hughes Winborne
Musiche: Marcelo Zarvos
Scenografia: David Gropman
Costumi: Sharen Davis
Denzel Washington: Troy Maxson
Viola Davis: Rose Lee Maxson
Stephen McKinley Henderson: Jim Bono
Jovan Adepo: Cory Maxson
Russell Hornsby: Lyons Maxson
Mykelti Williamson: Gabriel Maxson
Saniyya Sidney: Raynell Maxson
TRAMA: Netturbino nella Pittsburgh degli anni '50, Troy Maxson combatte ogni giorno contro le ingiustizie sociali e i demoni interiori. Spirito indomabile e ciarliero, ha una moglie, un'amante, un amico inseparabile e due figli di cui non approva le vocazioni. Lyons suona il jazz e Cory canta il blues, uno pratica il football e l'altro gioca a baseball. Chiuso nel recinto che sta costruendo per Rose e in quello che ha innalzato nel cuore, Troy è un'onda implacabile che frange i suoi affetti. Inviso al figlio minore, a cui tarpa le ali per proteggerlo dalle discriminazioni razziali, e persuaso dall'amico a prendere una decisione sulla sua (doppia) vita, confessa alla moglie il tradimento e spalanca tra loro un abisso di dolore. Rimasto solo nel cortile del suo scontento, Troy ricompone i brandelli esistenziali e aspetta la morte.
Voto 7

Diretto e interpretato da un superbo e impegnato fino alla morte Denzel Washington e da meravigliosa Viola Davis, premiata per questo film con l'Oscar come migliore attrice non protagonista, ecco un’altra pellicola di chiara derivazione teatrale, ‘Fences’, vincitrice del premio Pulitzer nel1983, firmata da August Wilson. Fences vuol dire “recinti”, barriere dice il titolo italiano, e sono quelle soprattutto sociali di cui si parla che di conseguenza diventano anche quelle emotive ed economiche che possono affliggere (e come che affliggono!) la gente comune che deve combattere tutti i giorni per portare avanti una casa ed una famiglia.

Se poi a tutto ciò aggiungiamo una vita mai realizzata, i sogni che son rimasti nel cassetto, le frustrazioni di progetti irrealizzati, un figlio che rispetta sì un padre alquanto insoddisfatto per via di queste problematiche ma che ha giustamente anche i suoi di progetti, ecco che le incomprensioni e le incongruenze esplodono fragorosamente. Uno spaccato di vita, nel perimetro di un recinto, che affronta il tema difficile e sempre attuale del razzismo e della disparità nelle opportunità che il mondo riserva ai suoi cittadini.

Denzel Washington – qui al suo terzo lungometraggio da regista, sempre con testi impegnativi e su temi razziali - ci ha messo tutto: impegno fisico e mentale al servizio e alla riuscita dell’opera, sperando fino all’ultimo nei riconoscimenti hollywoodiani, rimanendo poi deluso e arrabbiato. Ma in effetti se l’impegno si nota e la forza interpretativa impressa da lui è lampante, la ponderosità del testo, i dialoghi teatrali (che raramente premiano a cinema), i lunghi monologhi e monotoni (perfettamente in linea con le questioni di fondo della storia) alla lunga appesantiscono indubbiamente l’intera operazione.
Rimarchevole e di grande pregio – come sempre – il contributo della bravissima Viola Davis, ancora una volta impegnata in quel tipo di ruoli drammatici che tanto le sono congeniali e difatti l’Oscar non si è fatto aspettare.

Nel complesso però l’opera rimane pregevole ma essendo tanto teatrale lo spettatore deve avvicinarsi mentalmente allo spettacolo.
2017 - Premio Oscar
Miglior attrice non protagonista a Viola Davis
Candidatura per il miglior film
Candidatura per il miglior attore a Denzel Washington
Candidatura per la migliore sceneggiatura non originale
2017 - Golden Globe
Migliore attrice non protagonista a Viola Davis
Candidatura per il miglior attore in un film drammatico a Denzel Washington
Comments