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Bianca (1984)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 9 set 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Bianca

Italia 1984 dramma 1h36'

Regia: Nanni Moretti

Sceneggiatura: Nanni Moretti, Sandro Petraglia

Fotografia: Luciano Tovoli

Montaggio: Mirco Garrone

Musiche: Franco Piersanti

Scenografia: Giorgio Luppi, Marco Luppi

Costumi: Lia Francesca Morandini

Nanni Moretti: Michele Apicella

Laura Morante: Bianca

Roberto Vezzosi: il commissario

Remo Remotti: Siro Siri

Vincenzo Salemme: Massimiliano

Enrica Maria Modugno: Aurora

Claudio Bigagli: Ignazio

Margherita Sestito: Maria

Dario Cantarelli: il preside

TRAMA: Michele insegna in una bizzarra scuola privata. Passa il tempo libero nella maniacale osservazione e schedatura della vita privata e sentimentale di amici e vicini. Una vicina viene trovata uccisa; la polizia indaga. Michele conosce una nuova collega, Bianca, con cui intreccia una relazione. Una coppia di amici chiude la propria crisi in modo anomalo. I due vengono trovati morti a loro volta.

Voto 7,5




Michele Apicella, l’alter ego di Nanni Moretti per i primi film, è il nuovo insegnante della scuola Marilyn Monroe, dove si infauta della collega Bianca. Solitario e irascibile, l'uomo dedica la sua vita all'osservazione maniacale di amici e vicini di casa, che misteriosamente vengono uccisi uno dopo l’altro. Ma la semplice trama nasconde ben altro. Il Michele protagonista è ossessionato da un rigore morale che condiziona la sua vita e che non ne perdona l’assenza negli altri, fino al punto da diventare il giustiziere per le altrui contraddizioni e ipocrisie, che pur sempre sono normali nella gente, fatto che per lui è intollerabile. In questo modo egli si autocondanna all’impossibilità di un rapporto amichevole o affettivo con il prossimo. E non solo: anche con ciò che lo circonda, a cominciare dalle piante (“Hai troppo sole, poco sole, cos’è che vuoi? Più acqua, meno acqua? Perché non parli, rispondi!”).




L’opera è e vuole essere una commedia, in realtà è un thriller grottesco e cattivo, tra la psicanalisi, il voyeurismo ossessivo-compulsivo e il feticismo. Per lui, le scarpe sono la dimostrazione esteriore dei caratteri e del modo di vivere delle persone e le osserva dalla finestrella mentre i passanti sfilano sul marciapiede, come una parata di caratteri. Michele è un alienato che analizza la sua vita attraverso quello che vede intorno, mentre il gigantesco bicchiere di Nutella diventa il simbolo eterno del film e del suo cinema, una scena che più culto non poteva diventare, fino ad assurgere a un “Blob” ripetitivo, metafora, punto di partenza e di arrivo: lui nudo che sfoga i suoi parossismi notturni spalmando crema su fette di pane.





Film cult per eccellenza, è denso di frasi che diventeranno negli anni, ma da subito, citazioni memorabili: con la torta Sacher (nome che userà per la sua impresa di produzione) “Continuiamo così, facciamoci del male”; dallo psicanalista “Lo vuol sapere il mio problema? Non mi piacciono gli altri”; con le espadrillas “Ogni scarpa una camminata, ogni camminata una diversa concezione del mondo”. Chi sa chi sarà stato, in fase di stesura della scenografia scritta a quattro mani (per la prima volta) assieme a Sandro Petraglia, ad inventarsi il nome della scuola Marilyn Monroe, dove domina un flipper. Eppure cerca una sponda affettiva innamorandosi di Bianca (Laura Morante fu una vera scoperta, adattissima al ruolo), nel frattempo che alcune canzoni in voga in quei tempi accompagno le sequenze, Insieme a te non ci sto più su tutte, brano di Caterina Caselli che, ricordiamo, tornò prepotente nel drammatico La stanza del figlio. E poi ancora Gino Paoli, Franco Battiato.





Una pellicola che ha la sua potenza tutt'oggi, con tutte le stranezze normali che la fissano nell'evoluzione del cinema italiano, che guardiamo con attenzione ogni volta come fosse la prima per osservare meglio i tic di Michele ma anche quelli che lui ci obbliga a trovare negli altri personaggi. Che abbia ragione lui quando dice “La felicità è una cosa seria, se c’è deve essere assoluta!”? Il moralismo del protagonista è un sentimento disperato, è la continua ricerca dei punti fissi e sicuri di una generazione che non trova quelli cardinali, è la sfiducia nel prossimo, è la mancanza di sicurezza morale e sociale. Perché “Io scelgo, e quando scelgo è per sempre.




 
 
 

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