Bombshell - La voce dello scandalo
(Bombshell) USA 2019 dramma biografico 1h49’
Regia: Jay Roach
Sceneggiatura: Charles Randolph
Fotografia: Barry Ackroyd, Chris W. Johnson
Montaggio: Jon Poll
Musiche: Theodore Shapiro
Scenografia: Mark Ricker
Costumi: Colleen Atwood
Trucco e acconciatura: Kazu Hiro, Anne Morgan, Vivian Baker
Charlize Theron: Megyn Kelly
Nicole Kidman: Gretchen Carlson
Margot Robbie: Kayla Pospisil
John Lithgow: Roger Ailes
Allison Janney: Susan Estrich
Alice Eve: Ainsley Earhardt
Kate McKinnon: Jess Carr
Connie Britton: Beth Ailes
Mark Duplass: Douglas Brunt
Rob Delaney:Gil Norman
Malcolm McDowell: Rupert Murdoch
Brigette Lundy-Paine: Julia Clarke
Liv Hewson: Lily
Alanna Ubach: Jeanine Pirro
Elisabeth Röhm: Martha MacCallum
Spencer Garrett: Sean Hannity
Ashley Greene: Abby Huntsman
TRAMA: Siamo nel 2016, Stati Uniti, l'elezioni presidenziali sono alle porte e Megyn Kelly (Charlize Theron), star della Fox News, sta per moderare un dibattito tra candidati. Tra questi c'è Donald Trump e l'intervistatrice coglie l'occasione per domandargli dei commenti sessisti e delle accuse di molestie. Ma le sue domande la metteranno al centro di una controversia mediatica a sfondo politico. Nello stesso studio lavora Gretchen Carlson (Nicole Kidman), che durante una diretta TV riceve un commento sessista e, stanca delle molestie verbali (e non solo) in e fuori onda, decide di rivolgersi a degli avvocati, muovendo causa ad Ailes, convinta che altre donne si faranno avanti per sostenerla. Più giovane e inesperta è, invece, la conservatrice Kayla Popisil (Margot Robbie), che spera di ricevere una promozione molto presto, ma non sa bene a cosa sta andando incontro. Queste tre donne, ognuna per un motivo diverso, hanno subito molestie e sono pronte a rivelare al mondo quanto sia corrotto, tossico e viscido il loro ambiente di lavoro. Sono intenzionate a mostrare una volta per tutte chi è veramente il CEO di Fox News, ma saranno abbastanza potenti da distruggere il suo impero?
Voto 7
Notizia esplosiva, si potrebbe tradurrebbe. Notizia bomba, suonerebbe invece ancora più attinente ed onomatopeico, perché di questo si tratta. Una notizia così eclatante da risultare un’esplosione nel mondo mediatico dell’informazione: tanta è l’eco della repentina conclusione della carriera di uno degli uomini più potenti del giornalismo televisivo, ancor più importante perché si tratta di quello più influente al mondo, quello statunitense. E anche così sembra riduttivo come ampiezza di significato del titolo. Il motivo è semplice: quando finalmente le donne riescono, da sole o organizzate perché incoraggiate a vicenda, a ribellarsi dallo strapotere maschilista e realizzano la giusta indipendenza sociale e lavorativa e soprattutto l’affrancamento dalla sottomissione maschile vuol dire che siamo alla presenza di un momento storico. Fuor da ogni retorica, che la società millenaria dell’uomo sapiens conceda pari diritti al cosiddetto “gentil sesso” è e rimane un gesto troppo ritardato e rinviato. Ma questo impegnativo film va anche oltre ed entra a gamba tesa nel campo odiosissimo delle molestie sessuali, anzi ne diventa l’ossatura principale in quanto causa del crollo del potere di un uomo posto in cima al grattacielo di una delle più importanti emittenti televisive nel campo dell’informazione americana, Roger Ailes, CEO indiscusso e indiscutibile della Fox News.
Diretta figlia del movimento #MeToo, che tanto clamore ha sollevato soprattutto nell’ambiente delle stelle di Hollywood, il film è stato voluto e prodotto da Charlize Theron, già nota attivista per i diritti delle categorie, specialmente nel campo femminile e gender. È lei che in prima linea ha lavorato affinché il film arrivasse in porto, ne ha scelto buona parte del cast e si è anche assunta il ruolo della protagonista, quello della giornalista appunto della Fox, Megyn Kelly. Accanto a lei principalmente altre due donne, una, Nicole Kidman, nei panni di Gretchen Carlson che era un’altra professionista dell’informazione, silurata dal potente boss della TV, e Margot Robbie nel personaggio del tutto inventato ma utile alla sceneggiatura, Kayla Pospisi, un’avvenente ragazza rampante e di idee conservatrici (anche per opportunismo). È proprio l’esperienza affatto piacevole di quest’ultima che viene risaltata come l’esempio tra i più eclatanti dello scandalo di questa amara storia, purtroppo non unica. Lei è una giovane giornalista rampante e molto attraente che entra nella numerosa schiera dei dipendenti dell’emittente che cercando di farsi largo tra le tante che puntavano ad una brillante carriera in quell’ambito, è lei che incappa nelle grinfie dell’anziano Roger Ailes, obeso capo dell’azienda, che rendeva conto solo e unicamente al potente titolare, il ben noto Rupert Murdoch.
Il film, diretto con ritmo e maestria da Jay Roach, maggiormente conosciuto per commedia pressoché demenziali (i vari Austin Powers, e quelli della serie di Ti presento i miei), ha una cadenza infernale, così da illustrare con efficacia la vita frenetica di chi prepara i servizi delle news e di chi ci mette la faccia quando va in onda. Un film veramente convulso, pieno di dialoghi, di cambi di scena, di stanze e corridoi del grattacielo sede di quel giornalismo, un susseguirsi senza pausa e veloce, dove gli sguardi spesso invidiosi di colleghi e colleghe che vogliono salire di piano (sappiamo bene quanto sia importante il numero da schiacciare nell’ascensore e l’importanza che rappresenta) scrutano le espressioni di chi entra ed esce dagli uffici più importanti. È appunto nelle segrete stanze dei potenti che si fa carriera, è la “disponibilità” che le donne offrono ad aiutare l’ascesa nella scala gerarchica degli incarichi e della celebrità. Celebri infatti sono la conduttrice Megyn Kelly, giornalista di razza e senza peli sulla lingua, divenuta famosa anche per uno scambio al vetriolo con l’arrembante Donald Trump che aspira alla Casa Bianca, e l’altra professionista di successo Gretchen Carlson, che viene messa in cattiva luce dal boss Roger Ailes, per aver reagito a commenti sessisti durante una trasmissione, con il pretesto che il programma da lei condotto non fa più audience.
Quando scocca la scintilla giusta, e cioè la classica goccia che fa traboccare il vaso ormai colmo, la coraggiosa e determinata Megyn Kelly organizza prima la fronda contro Ailes, poi riesce a coalizzare le titubanti colleghe giovani, in primis la Kayla, l’ultima abusata, per raccogliere testimonianze e far scoppiare il caso. Un vero scandalo, una vera “bomba” nell’ambito del giornalismo non solo televisivo americano. Come una novella Spartacus, la giornalista riunisce le forze delle colleghe più fragili, sottomesse e impaurite: il suo esempio e la sua notorietà sono il caposaldo dietro cui tutte si sentono incoraggiate e protette. In pratica, se lo fa lei possono anche le altre! Tenendo presente che, eccettuata la scena in cui Kayla viene costretta a mostrare le gambe al vecchio boss, non prevede alcuna sequenza di violenza esplicita, il film è ugualmente disturbante. Quello che la sceneggiatura racconta è impressionante, ciò che viene pian piano a galla dalle faticose ammissioni delle ragazze è scioccante, l’intero dossier è scandaloso. Nonostante le rituali, vergognose e prevedibili rimostranze dell’accusato Roger Ailes, che rifiuta e respinge ogni accusa, con la balbettante pretesa che ciò che faceva era per il bene della società, la proprietà, resasi conto della situazione, lo abbandona al suo destino. Ma lautamente. Il mitico imprenditore Murdoch infatti lo silura con una liquidazione economica di portata colossale, pur di liberare l’azienda in particolare e il suo impero finanziario da quel nome divenuto ormai scomodo.
Tutto avveniva nel 2016 e l’anno seguente Roger Ailes moriva, mentre poco dopo la casa produttrice Annapurna Pictures annunciò di stare lavorando a un film incentrato sulla causa per molestie sessuali che gli era stata intentata, a cui presto si unì quella della stessa Charlize Theron, la Denver and Delilah Productions. È indubbiamente un film di regia, sceneggiatura e di dialoghi, ma l’apporto determinante delle tre attrici protagoniste è fondamentale, sia perché era necessario l’efficacia del loro impegno recitativo, sia per l’importanza dei nomi delle tre donne.
Charlize Theron è di una bravura formidabile, parecchio irriconoscibile dato il pesante trucco visivo per farla rassomigliare il più possibile alla reale Megyn Kelly: una sicurezza affidabile come accade in tutti i film in cui partecipa. Nominata agli Oscar e ai Golden Globe per questo ruolo.
Nicole Kidman lo è altrettanto, dando l’ennesima dimostrazione del suo enorme talento, che trovo perfino poco acclarato, poco applaudito, essendo di sicuro una delle migliori attrici in circolazione, da moltissimi anni, sin dagli esordi.
Margot Robbie sta dando una continua prova delle sue possibilità in ogni occasione. E gliene stanno offrendo di continuo. La sua ascesa è inarrestabile ed è solo all’inizio. Brava, bravissima, anche lei con le stesse candidature come Charlize.
E il vero Oscar va allo stupefacente lavoro del trucco e acconciatura ad opera del trio Kazu Hiro, Anne Morgan, Vivian Baker. Un vero miracolo di abilità, giustamente premiato.
Una menzione a parte per un attore da tanto tempo sugli schermi: il bravissimo ed eclettico John Lithgow nel ruolo antipatico dell’uomo accusato di molestie. Anche qui il trucco lo ha magicamente nascosto. Lavoro magnificamente ripetuto sul viso di Malcom McDowell: da Alex a Murdoch il passo è sembrato breve!
Al botteghino il film non ha fatto faville, ma è normale e c’era da aspettarselo, dal momento che la visione richiede molta attenzione, non è un passatempo: è il classico cinema d’inchiesta che solo quello americano sa fare, perlomeno in questa maniera. Non è un film indimenticabile, chiaro, ma è davvero interessante.
Riconoscimenti
2020 - Premi Oscar
Miglior trucco e acconciatura
Candidatura per la migliore attrice a Charlize Theron
Candidatura per la migliore attrice non protagonista a Margot Robbie
2020 - Golden Globe
Candidatura per la migliore attrice in un film drammatico a Charlize Theron
Candidatura per la miglior attrice non protagonista in un film a Margot Robbie
Comments