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Certain Women (2016)

Aggiornamento: 25 ago

Certain Women

USA 2016 dramma 1h47’

Regia: Kelly Reichardt

Soggetto: Maile Meloy (racconti)

Sceneggiatura: Kelly Reichardt

Fotografia: Christopher Blauvelt

Montaggio: Kelly Reichardt

Musiche: Jeff Grace

Scenografia: Anthony Gasparro, Kat Uhlmansiek

Costumi: April Napier

Laura Dern: Laura Wells

Kristen Stewart: Beth Travis

Michelle Williams: Gina Lewis

Lily Gladstone: Jamie

James LeGros: Ryan Lewis

Jared Harris: Fuller

René Auberjonois: Albert

TRAMA: Le vite di quattro donne, alla ricerca della propria strada, si intrecciano sullo sfondo del rurale Montana. Un'avvocatessa alle prese con il sessismo sul lavoro, una madre e moglie delusa dalla vita matrimoniale e una insegnante di legge che instaura un ambiguo rapporto con la dipendente stagionale di un ranch.

Voto 8



Sì, certe donne sono più incerte di altre, son dotate ma trascurate, trovano la forza, nell’adeguarsi alle situazioni complicate, di restare se stesse, avvolte malinconicamente dalla delusione. Le sa raccontare Maile Meloy con la raccolta Both Ways Is the Only Way I Want It, ossia In entrambi i modi, è l’unico modo in cui lo voglio. Tre racconti della scrittrice che l’eccellente Kelly Reichardt ha saputo traslare, suddividere e unificare in un’unica dissertazione, legandoli tenendoli separati, e che con il suo stesso montaggio ha collegato con logici lacci facendo sfiorare tra di loro i personaggi come un racconto continuo e parallelo. Le protagoniste dei tre segmenti sono quattro donne a cui va aggiunto un quinto, che fa sempre la parte del leone dei lavori della regista: il paesaggio maestoso glaciale innevato del Montana, che si estende fin sotto il cielo. O forse è questo che ammanta e si unisce alle imponenti montagne che osservano gli uomini affannarsi nelle piccole cittadine ai loro piedi. È evidente che i vasti paesaggi, qui fotografati con vasti e lunghissimi campi della macchina da presa, a volte dall’alto, tendono a mostrare la vasta pianura come un mondo a parte, attraversata da lunghi e interminabili treni merci che ululano fino a farsi sentire in città. Siamo a Livingston, nel cuore dell’America continentale, per giunta a latitudini pari a quelle di Washington e New York, che però sono vicine al mare mitigatore di clima. Qui invece l’oceano è come un pianeta distante nello spazio siderale.



Un paesaggio che incute rispetto, dentro cui si intravede una città, silenziosa e sottotono, perdurante la crisi economica che attanaglia gli USA e il mondo intero. Una natura che in inverno non sembra accogliente verso la popolazione freddolosa e frettolosa, tranne forse i nativi, più avvezzi, che però sono ormai relegati a parte, come minoranze, come fossero paradossalmente degli immigrati, che oggi sopravvivono integrandosi e sostenendosi con esibizioni nei centri commerciali con tanto di balli, tamburi e sonagli. Altrimenti sarebbe tutto sottotono, proprio come i sentimenti e i sogni - assopiti e persino repressi - della quattro protagoniste. Le quali avrebbero il diritto e l’opportunità di urlare la loro affermazione ma per diverse ragioni (ognuno di loro ne ha di differenti ma sono accomunate dal medesimo insuccesso) Laura, Gina, Elizabeth e Jamie si trovano a sacrificare le loro ambizioni umane, sociali, professionali. Queste emozioni vivono soffocate e in maniera perfetta ci vengono trasmesse dalla recitazione sommessa delle bravissime quattro attrici, dal cui viso traspare la vita sognata e quella realizzata, o meglio, subita. Una recitazione spesso non recitata a parole ma fatta di sguardi malinconici, di occhiate veloci, di silenzi che urlano parole non pronunciate.



La bravissima Kelly Reichardt ricama, dal soggetto, tre brevi racconti che focalizzano la vita di quattro donne.

Laura è un’avvocatessa la cui maggiore dote è, oltre la competenza, la pazienza. Il sessismo del suo ufficio legale l’ha relegata a casi di poca importanza e la sua gentilezza viene messa a dura prova da un cliente difficile da trattare e assistere: un operaio che ha subito un serio infortunio sul lavoro ma che, non seguendo i primi consigli che lei ha dato, ha perso l’occasione di accontentarsi di una indennità poco compensativa ma sicura e adesso trova difficoltà a vincere la causa che ha voluto intentare a tutti i costi, rischiando di perdere tutto. Lui è rimasto vedovo e quindi non sa come trascorrere la giornata, se non andando tutti i giorni nello studio di Laura, che è costretta a subirne le lunghe lamentele e i colpi di testa, fino al giorno in cui questi si caccia nei guai. Solo lei sarà capace di risolvere la situazione come fosse un negoziatore di polizia di professione. Per il resto, Laura ha una vita monocolore, che non cerca neanche più di ravvivare, se non per qualche appuntamento segreto con Ryan, collega di lavoro e padre di famiglia. Unica variazione del trantran quotidiano.



Gina è una casalinga forzata, sposata proprio con il Ryan suddetto, madre di una ragazza con cui non è in sintonia. Ha sacrificato sull’altare della famiglia i suoi progetti e sogna solo di costruirsi una bella casa con le vecchie pietre di arenaria che un vecchietto, loro conoscente, ha sul suo terreno. È, in mancanza di amore da parte del marito e della figlia ribelle, l’unica soddisfazione che sogna mentre quel fantoccio del marito, quasi per farsi perdonare i tradimenti, cerca di assecondarla nella realizzazione, ma per il resto l’entusiasmo è piuttosto scarso. Lo splendido sorriso non riesce però a celare la tristezza dell’animo.




Elizabeth è una giovane ragazza con un sogno nel cassetto: laurearsi e diventare avvocato. Purtroppo le vicende familiari hanno negato anche a lei l’attuazione del futuro desiderato e per esigenze economiche ha sospeso gli studi accettando un lavoro scomodissimo: due volte la settimana viaggia con l’auto per ben quattro ore per raggiungere Livingston, dove tiene in una scuola corsi serali per anziani su argomenti legali. Finisce esausta, mangia qualcosa e riparte per tornare indietro, giusto in tempo per dormire qualche ora, fare la doccia e lavorare come commessa. Un pendolarismo folle, svuotante, senza futuro. È in quell’aula che fa ingresso una sera, attirata dalla gente che vi entra, Jamie, una nativa (l’attrice è la perfetta Lily Gladstone, realmente discendente delle tribù dei Nasi Forati e dei Piedi Neri) che nella vita fa la rancher, allevando cavalli nella sua azienda fuori città. L’amicizia che ne nasce è dapprima su iniziativa di quest’ultima, perché la spossatezza che invade la sacrificata Elizabeth la rende quasi insensibile e poco reattiva e quando si rende conto che Jamie si sta affezionando a lei intuisce che il tipo di rapporto sta cambiando. La sequenza in cui le due ragazze cavalcano assieme su un cavallo che lentamente le porta al bar per la cena prima della ripartenza è il simbolo di un rapporto che cresce e che, pian piano come l’andamento dell’animale e come il ritmo della narrazione della regista, le fa sentire intimamente alleate.




La conferma del mutamento del rapporto tra le due arriverà quando, essendo Beth riuscita a finire gli studi e abbandonando repentinamente e senza avvisare la scuola serale, la cowboy colta dalla amara sorpresa farà a sua volta il faticoso tragitto per andare a cercarla. In quest’ultimo segmento di racconto sono addirittura due le donne che fanno fatica ad affermarsi nella vita, Beth raggiungendo non agevolmente l’ingresso di uno studio dove farà praticantato e Jamie tornando da sola al suo ranch, dove l’aspettano come sempre i cavalli e il fedele cane. Elizabeth la saluta mentre entra nello studio legale che è proprio quello di Laura e di Ryan. Il cerchio si chiude, mestamente.



Laura Dern, Michelle Williams, Kristen Stewart, Lily Gladstone, quattro attrici magnifiche, superlative, per i bei ruoli, delicati e malinconici, che la brava Kelly Reichardt ha scritto per loro e la risposta è stata piena e partecipata, ognuno con le proprie caratteristiche, chi con il sorriso trattenuto (ineguagliabile in ciò, la Dern) o la tipica smorfia femminile di eterna insoddisfatta (vedi la sempre sorprendente Stewart, un futuro radioso per lei), o quello tra i più tristi di Hollywood della Williams. Il tondo viso della Gladstone è una storia a sé, sempre mestamente rassegnato, lontano dal caos cittadino.

Microcosmi femminili, che i personaggi maschili non notano, non vedono. Quattro donne di quattro mondi diversi, con vite differenti, con sogni da realizzare o mai concretizzati. Ostinate sì, ma frustrate anche, che si stanno ormai accontentando del destino riservato. In quella immensa terra del Montana, una volta casa a cielo aperto degli indiani d’America, la vita non ha scossoni e il resto del mondo è troppo lontano, troppo aldilà di quelle montagne imperiali.


In questo mondo di maschi, le donne, certune donne…


Premi: 11 vittorie e 49 candidature.



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