Cognome e nome: Lacombe Lucien (1974)
- michemar
- 26 mar 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 11 mag 2023

Cognome e nome: Lacombe Lucien
(Lacombe Lucien) Francia/Italia/Germania 1974 dramma/guerra 2h18’
Regia: Louis Malle
Sceneggiatura: Louis Malle, Patrick Modiano
Fotografia: Tonino Delli Colli
Montaggio: Suzanne Baron
Musiche: Django Reinhardt
Scenografia: Ghislain Uhry
Costumi: Corinne Jorry
Pierre Blaise: Lucien Lacombe
Aurore Clément: France Horn
Holger Löwenadler: Albert Horn
Therese Giehse: Bella Horn, nonna di France
Ave Ninchi: Madame Georges
Stéphane Bouy: Jean-Bernard de Voisin
Loumi Iacobesco: Betty Beaulieu
Donato Castellaneta: boscaiolo
Pierre Decazes: Aubert
Gilberte Rivet: madre di Lucien
Jean Rougerie: Tonin
TRAMA: Nel 1944, un ragazzo diciottenne di una piccola città francese, collabora con il regime nazista e successivamente si innamora di una ragazza ebrea.
Voto 7

Nel giugno del 1944, Lucien Lacombe, un giovane contadino che lavora in città, torna per alcuni giorni dai suoi genitori. Suo padre è stato arrestato dai tedeschi, mentre sua madre vive con un altro uomo. Incontra poi il suo maestro, entrato a far parte della Resistenza, al quale confida il suo desiderio di unirsi alla macchia. Ma viene rifiutato. Tornato in città, viene arrestato dalla polizia e denuncia il suo maestro. Presto viene assunto dalla Gestapo.

Con una coproduzione franco-italo-tedesca, questo è uno dei film più famosi di Louis Malle, in ogni caso il suo più potente per il decennio degli anni 1970. Fa parte di una serie di lungometraggi che hanno rivelato l'oscuro lato della Francia occupata durante la guerra, ovvero un presunto collaborazionismo, più o meno pronunciato, di una frangia della popolazione. In realtà non era la prima volta che il cinema si occupava di questo aspetto poco gradevole, se ne era infatti occupato un documentario del celebre Marcel Ophuls, messo però da parte perché fastidioso. Scritta dal regista in collaborazione con Patrick Modiano, la sceneggiatura è quasi un modello narrativo: lineare ed efficace, in cui il film mostra il percorso mentale di un giovane contadino disorientato, senza un lavoro fisso, la cui madre vive con il sindaco del paese, mentre il padre è prigioniero in Germania. Volendo impegnarsi nella macchia con gli altri partigiani, non proprio per scelta politica ma più che altro per essersi fatto entusiasmare dalla novità, viene rifiutato dal maestro, staffetta della Resistenza. Ciò lo porta per ripicca e per una serie di circostanze ad arruolarsi nella Gestapo francese, cosa che gli dà la sensazione di potere e agio finanziario, in particolare mediante la spoliazione dei beni degli ebrei. Nessuna identificazione è possibile riguardo al personaggio di Lucien Lacombe. Viene presentato come silenzioso, ignorante, violento (nei confronti degli animali e poi dei suoi coetanei), e il regista non gli concede indulgenze, al massimo attenuanti date le sue origini caotiche e la sua mancanza di educazione. Bisogna infatti tener presente il modo in cui il regista vedeva il suo personaggio e la sua scelta: nella visione della collaborazione, Louis Malle rivendicava un approccio marxista. Nel senso che per questo giovane irrequieto e dalle idee confuse, egli dichiarò di essersi ispirato alla riflessione di Marx sul sottoproletariato, secondo cui questa classe sociale non aveva altra scelta che collaborare con le forze della repressione perché priva di qualsiasi cultura politica. Così, nella mente del regista, Lucien Lacombe, unendosi alla milizia, non aveva fatto la scelta dell'ideologia ma quella del benessere materiale e dell'ascesa sociale.

Senza scrupoli o remore, Lucien partecipa alle persecuzioni, ma a volte prova non ripensamenti (è troppo eccitato per il potere che esercita con un fucile in mano) piuttosto, al massimo, un accenno di benevolenza e soddisfazione quando fa scivolare una mazzetta di banconote nelle mani di sua madre e soprattutto quando prova attrazione e sentimento sincero per una giovane ebrea che vive nascosta con suo padre. Nel complesso, comunque, il film causò molte critiche dai giornali in quanto lo giudicavano come opera pericolosa perché aveva infangato la Resistenza “legittimando un collaborazionista”. Il regista si difese sempre da un simile approccio, spiegando questa polemica con il fatto che i francesi mantenevano solo una versione ufficiale e idealizzata della Storia secondo la quale il Paese nel suo insieme si era opposto all'occupante. “Come quasi sempre nei miei film, non volevo esprimere giudizi. Non volevo semplificare, non volevo dipingere solo il ritratto di un traditore. Ho piuttosto cercato di analizzare un personaggio complesso, in tutte le sue contraddizioni. Ma non ho assolutamente cercato di scusarlo o giustificarlo. Non aveva nemmeno, sul piano culturale, i mezzi per capire quello che faceva.”

Si apprezza, dal punto di vista artistico, in mezzo a un cast strepitoso, la recitazione introversa del giovane Pierre Blaise, sconosciuto sullo schermo, e che vivrà una morte prematura morendo solo due anni dopo in un incidente automobilistico. Interpreti notevoli, da Aurore Clément come vittima ambigua, a Jean Rougerie come ignobile persecutore, passando per lo svedese Holger Löwenadler, la tedesca Therese Giehse (in un ruolo quasi muto) o Gilberte Rivet come contadina disturbata. Pur appartenendo alla stessa generazione di Truffaut e Godard, Louis Malle è sempre stato legato alla ricerca della perfezione tecnica e artistica, come testimonia la luminosa foto di Tonino Delli Colli, sia nelle scene di interni che nelle ambientazioni naturali.
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