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Cold War (2018)

Aggiornamento: 15 ott 2022

Cold War

(Zimna wojna) Polonia/UK/Francia 2018 dramma 1h29’


Regia: Pawel Pawlikowski

Sceneggiatura: Pawel Pawlikowski, Janusz Glowacki

Fotografia: Lukasz Zal

Montaggio: Jaroslaw Kaminski

Scenografia: Benoît Barouh, Marcel Slawinski, Katarzyna Sobanska-Strzalkowska

Costumi: Ola Staszko


Joanna Kulig: Zuzanna "Zula" Lichoń

Tomasz Kot: Wiktor Warski

Borys Szyc: Lech Kaczmarek

Agata Kulesza: Irena Bielecka

Adam Ferency: ministro

Adam Woronowicz: console

Cédric Kahn: Michel

Jeanne Balibar: Juliette

Anna Zagórska: Ania


TRAMA: Il racconto di una appassionata relazione tra due persone di differente background e temperamento, che sono fatalmente attratte e condannate l'una all'altra. Sullo sfondo della guerra fredda, tra la Polonia, Berlino, la Jugoslavia e Parigi degli anni Cinquanta, ha luogo un'impossibile storia d'amore in un momento storico altrettanto impossibile.


Voto 8,5


Son tanto diversi che infatti, quando si conoscono, Zula è appena uscita di galera, altra sua palestra di vita. E da allora nessuno riesce a domarla: tra i due protagonisti è lei quella che tiene la danza. Va e viene, fa di tutto sia per lasciare l’amato che per riaverlo, perfino donando a chiunque il corpo, perché il loro amore è più forte della vita, è più forte di una qualsiasi cortina di ferro, è più essenziale della vita stessa. Perché se il matrimonio deve essere per sempre… per l’eternità lo sia.

Zula è un talento musicale naturale e lo dimostra continuamente adeguando il suo repertorio come la Storia segue il suo corso durante lo sviluppo della trama, che attraversa decenni che vanno dal regime sovietico al crollo del Muro di Berlino. In parallelo ecco i canti campestri della poverissima gente contadina polacca, poi i cori potenti che si alzano verso il soffitto dei teatri dell’Est per celebrare il comunismo reale, per finire con la canzone occidentale e approdare quindi al più sofisticato jazz parigino fino al vinile del successo. Parimenti la Storia europea attraversa la Guerra Mondiale, il Muro, il suo crollo, la democrazia popolare.



Sullo sfondo un’Europa che deve rinascere, dopo quella guerra terribile, e soprattutto l’Est continentale che intacca e condiziona politicamente non poco la vita dei due protagonisti e le loro vicissitudini. E poi, in Polonia tanta neve, che imbianca la fotografia in un bianco nero molto bello controllato dal formato 1.37:1 che aveva già caratterizzato il precedente film del regista, l’altrettanto sorprendete 'Ida'. Un bianco e nero ristretto sullo schermo per rappresentare il grigio di quelle vite e il loro mondo limitato, il grigiore del regime e un amore non facile. Come un film di quei tempi.


Un amore forte come il film, un’opera apparentemente fragile ma invece robusta, ben raccontato da un regista che sa bene cosa fare, giustamente premiato all’ultimo Festival di Cannes. Pawel Pawlikowski non si nasconde e ammette che è stato ispirato dai suoi genitori (a cui il film è dedicato), “i personaggi più interessanti che abbia mai incontrato, in fuga perenne dal socialismo, entrambi liberi e fiammeggianti, come coppia un disastro senza fine.” Sembra di aver letto la trama solo dalle sue parole, tanto sono pregnanti. Un film che è facile definire mélo-drammatico, unione raramente così significativa per un racconto molto mélo(dioso) come un musical (c’è tanta musica infatti, tra l’altro potente e bellissima) e altrettanto drammatico, che raggiunge l’acme nell’ultima scena, apoteotico finale che inchioda alla poltroncina. Un film che colpisce, di cui avverti il dolore della vita difficile, con i visi dei funzionari integerrimi e grigi (rieccolo qui) senza divisa, con l’immagine staliniana sul muro degli uffici, pieno di politica, di spie, di atmosfera noir. Ma soprattutto un film d’amore viscerale.


Joanna Kulig e Tomasz Kot sono pressoché due attori sconosciuti per noi (ben noti in patria) ma sono a dir poco bravissimi! Lui ha un fisico slanciato che mi ha ricordato in alcuni momenti un certo modo di porsi di Daniel Day-Lewis, lei è una bella ragazza che quando si ambienta e si adatta alla vita parigina pare una nuova Marilyn (e canta benissimo!) e perfino rassomigliante all’iconica Jeanne Moreau quando cammina nel buio delle strade umide di pioggia (vedi Ascensore per il patibolo, al link la mia recensione al proposito).



Riconoscimenti

Premio Oscar 2019

Candidatura per il miglior regista

Candidatura per la miglior fotografia

Candidatura per il miglior film in lingua straniera

Festival di Cannes 2018

Prix de la mise en scène

European Film Awards 2018

Miglior film

Miglior regista

Miglior attrice a Joanna Kulig

Miglior sceneggiatura

Miglior montaggio

Premio Goya 2019

Miglior film europeo



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