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Crimes of the Future (2022)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 22 feb 2023
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 19 mag 2023


Crimes of the Future

Canada/Grecia/UK 2022 dramma/fantascienza/horror 1h47’


Regia: David Cronenberg

Sceneggiatura: David Cronenberg

Fotografia: Douglas Koch

Montaggio: Christopher Donaldson

Musiche: Howard Shore

Scenografia: Carol Spier

Costumi: Mayou Trikerioti


Viggo Mortensen: Saul Tenser

Léa Seydoux: Caprice

Kristen Stewart: Timlin

Scott Speedman: Lang Dotrice

Denise Capezza: Odile

Tanaya Beatty: Berst

Welket Bungué: Cope

Don McKellar: Wippet

Lihi Kornowski: Djuna

Yorgos Karamihos: Brent Boss

Yorgos Pirpassopoulos: dr. Nasatir

Nadia Litz: Dani Router


TRAMA: In un futuro non troppo distante, l'umanità sta imparando ad adattarsi ad ambienti sintetici. L'evoluzione porta gli umani oltre il loro stato naturale e produce una metamorfosi, alterando il loro corredo biologico. Mentre alcuni accolgono le illimitate possibilità del "transumanesimo", altri tentano di fermarlo. Ma la "sindrome da evoluzione accelerata" si diffonde rapidamente.


Voto 7

In un futuro non troppo distante, probabilmente in seguito alle conseguenze dell'inquinamento dei cambiamenti climatici, il corpo degli esseri umani ha imparato ad adattarsi, operando continue mutazioni: proprio grazie alle capacità del suo compagno Saul Tenser di sviluppare neo-organi, infatti, l'ex chirurga Caprice realizza delle performance artistiche in cui attraverso la loro rimozione chirurgica tramite dei bracci robotizzati, la coppia mostra al pubblico come avviene la metamorfosi interna dell'uomo. I loro spettacoli finiscono per attirare l'attenzione non solo di Timlin, investigatrice del “Registro Nazionale degli Organi”, ma anche di un gruppo sovversivo, interessato all'evoluzione della specie.

Il futuro non è più quello di una volta. E nemmeno il crimine. Lo sa bene il regista David Cronenberg. Il visionario cineasta canadese squarcia il velo e ci mostra ciò che diventeremo e che, forse, siamo già diventati. Il maestro David Cronenberg – perché tale è - firma un abbacinante sussidiario illustrato di tutto il suo cinema. Un viaggio al termine del futuro. Un’odissea nella mutazione, dal body horror alla body beauty. Egli è tra i rari autori della storia del cinema che hanno perseguito con pervicacia e costanza una filosofia produttiva ben tracciata, mai allontanandosi dai temi a lui cari, basati essenzialmente sul rapporto tra corpo e mente e specialmente tra corpo e macchina, intesa in senso lato, come macchinario, come oggetto, persino come automobile, come succede in Crash. Tutti film catalogati per comodità dalla critica storica come horror, da quello più terrificante a quello più soft o più sommessamente mascherato. Ora, a quasi 80 anni, mostra quasi un distacco dalle narrazioni più tradizionali (sempre riferendosi alle sue, non credo che abbia maestri o punti di riferimento: lui è maestro di se stesso). Gli echi del lavoro passato di Cronenberg sono presenti, con momenti e immagini che hanno un nesso diretto con altri film nel suo catalogo, ma il senso visionario è ormai più quieto e introspettivo, con legami ai suoi pensieri sull'invecchiamento, l'arte e il mondo che ci circonda. Crede che l'arte – come dimostra questo film - possa essere trasgressiva e all'avanguardia e che sia nostra responsabilità dare un senso al mondo che abbiamo irrimediabilmente danneggiato. Arriverei a dire che racconta la sua storia attraverso i suoi personaggi in un modo bello e tranquillo mentre crea un mondo quasi da incubo.

La trama è nello stesso tempo semplice e lineare ma non facile da esporre, essendo un dramma a forte tinte noir, o thriller se si vuole, che esplora i meandri, come sempre, della mente dei personaggi ma anche del loro corpo, qui protagonista più che in altre occasioni, e del disfacimento del mondo e dell’umanità circostante. La Timlin di Kristen Stewart mormora che “La chirurgia è il nuovo sesso” nell'orecchio del Saul Tenser di Viggo Mortensen dopo aver assistito ad una sua performance. È un momento chiave e di chiarezza per il personaggio ma anche per tutti noi, se avessimo avuto dei dubbi. Tuttavia, per lo sceneggiatore e regista questa nuova avventura sembra più una progressione naturale, una nuova estensione del corpus delle opere precedenti. In molti modi, il ritorno del cineasta ai film horror incentrati sul corpo umano è una dilatazione del suo interesse filosofico per il corpo. In un mondo futuro imprecisato, in cui le persone si sono adattate a vivere in un ambiente sintetico pieno di rifiuti di plastica (c’è anche un ragazzino che si ciba di oggetti di plastica), Saul Tenser è un artista performativo che rifiuta di adattarsi. Il suo corpo produce regolarmente nuovi organi non funzionali, definiti tumorali, causandogli un grande dolore. È diventato un artista ben noto con la sua bellissima partner Caprice (Léa Seydoux) facendosi rimuovere chirurgicamente parti del corpo appunto ridondanti, che vede anche come un modo per mantenere il controllo del suo corpo. Nonostante le esibizioni, che sono molto d'avanguardia, molte persone usano Saul per esplorare e svelare la fase successiva della fisiologia umana o per esperimenti e traffici illeciti.

In continuità con il passato, vengono in mente i gemelli di Inseparabili che sorridono tra un utero triforcuto e un set di strumenti per operare donne mutanti, o la bistecca teletrasportata ne La mosca, oppure l’aggiornamento del software di eXistenZ, dove “Devi partecipare al gioco per scoprire perché partecipi al gioco. È il futuro!”. Anzi, quei fratelli già lo dicevano e predicevano: “Si dovrebbero organizzare dei concorsi di bellezza per organi interni.” Il viaggio, insomma, continua. Anche con l’eros, mutato fino ad essere praticato adattandosi ai tempi e a ciò che è diventato il corpo: quindi, l’apertura a cerniera che è stata predisposta per comodità di performance nel ventre di Saul diventa anche una fessura da penetrare con la lingua a mo’ di cunnilingus che in realtà, fatto da Caprice, ha la tecnica di una fellatio. E in quei tempi, tale e quale ad oggi, tutto è business, tutto si traduce in interessi privati e intelligence, con comportamenti doppi e scelte di convenienza. In un’opera di Cronenberg, a maggior ragione qui, l’immagine è importante tanto quanto i dialoghi e il contenuto. Per cui il film è una esibizione di creatività assoluta da parte dell’autore, che non manca mai di accessori rivoluzionari, come per esempio lo strano oggetto su cui riposa Saul, una specie di semi-guscio di noce appeso al soffitto dondolante da cui scendono cavi che sembrano arterie utili a far circolare sostanze essenziali per il suo organismo, attaccate al suo corpo come flebo, oppure la strana poltrona dove si alimenta, costruita di ossa dalla particolare forma che si muove di continuo per aiutarlo a masticare e ingerire, date le forti difficoltà che prova ad adempiere a queste funzioni. Immagini talmente suggestive che si rischia di distrarsi e non captare totalmente le parole dei dialoghi (o di leggere i sottotitoli). Operazione che peggiora quando ci si accorge che Timlin è talmente nervosa e rapita che parla a scatti, sobbalzando, intervenendo con gesti parimenti nervosi. Finezza del personaggio che nel doppiaggio si perde rovinosamente, privando il pubblico di una scelta ben precisa di Cronenberg.

Interessantissimo un altro aspetto: ci sono pochissimi effetti speciali o scenografie appariscenti (i grandi narratori non hanno bisogno di grandi trucchi) e l'attenzione si concentra principalmente sulla prova ricercatissima degli attori che il regista tiene saldi nelle sue mani. Viggo Mortensen (qui al quarto film con Cronenberg dopo A History of Violence, La promessa dell’assassino, A Dangerous Method, ma anche con una collaborazione invertita in Falling - Storia di un padre) si distacca dalle prove precedenti e si disfa dei tumori con dolore e gioia del suo personaggio, nascondendosi spesso come uno strano monaco che preferisce accovacciarsi negli angoli (sembra uscito da Il nome della rosa). Léa Seydoux, sempre sensuale e matura attrice, anche fisicamente, infonde alla sua Caprice una possessività stoica e mostra una profonda passione per la sua arte. Nel finale confessa tutto il suo amore per l’uomo e gli fornisce la barra marrone al centro dello scandalo che accompagna la trama principale. Probabilmente mortale. Non dimenticherò mai chi mi prendeva in giro per la stima che provai immediatamente verso Kristen Stewart (certamente non quella degli horror adolescenziali, mai visti e non mi interessano), attrice ormai ricercata solo dai grandi autori e che qui risulta accattivante e attratta e perfino eccitata dagli interventi chirurgici su Saul. Ottima compagnia di viaggio nella visione l’adeguata musica di Howard Shore.

Il finale sorprende e non poco ma forse è la naturale conclusione. È David Cronenberg che non sorprende, è sempre lui: l’unico rammarico, per chi lo apprezza, è che non è più quello di una volta. Provoca ma in vecchiaia diventa prevedibile e meno cattivo e ciò è solo il frutto di un lungo percorso, se almeno pensiamo che il film precedente è Maps to the Stars, dopo ben otto anni di inattività. Non è certo il suo miglior film, prova ne è stato lo scarso entusiasmo con cui è stato accolto dalla critica, che si è divisa in merito. Il mio voto - che è per natura sempre sintetico e come tale può essere basso per significare delusione per un grande regista o alto per esaltare ed incoraggiare un inizio di carriera – è anche di stima, non meritato del tutto. È più che altro un film che va visto dato l’autore, che un film da ricordare. Ma ha la sua importanza, il suo peso e si sa, spesso un film che non fa esultare subito ha bisogno di più visioni.



 
 
 

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