Dead Shot - Vendetta disperata
(Dead Shot) UK 2023 thriller 1h32’
Regia: Charles e Thomas Guard
Soggetto: Steven P. Moysey (The Road to Balcombe Street)
Sceneggiatura: Charles e Thomas Guard
Fotografia: Mattias Rudh
Montaggio: Ted Guard
Musiche: Max de Wardener
Scenografia: Tom Sayer
Costumi: Elle Wilson
Aml Ameen: Tempest
Colin Morgan: Michael O’Hara
Tom Vaughan-Lawlor: Keenan
Mark Strong: Holland
Felicity Jones: Catherine
Sophia Brown: Ruth
Máiréad Tyers: Carol
Dara Devaney: Twomey
Will Keen: Woodville
Jack McMullen: Cole
Caolan Byrne: Hogan
Stephen McMillan: Lynch
Steve Wall: Quinn
Andrea Irvine: Fiadh
TRAMA: Un paramilitare terrorista irlandese sfugge ad un agguato delle forze speciali britanniche e assiste all’assassinio della moglie incinta. Ferito e creduto morto, riesce a fuggire, cercando vendetta per le strade della Londra degli anni ‘70.
Voto 6,5
Negli anni bui della guerra tra l’IRA di Belfast e l’esercito britannico succede di tutto, in maniera violenta e a volte, si sa, si commettono errori perché gli attimi contano moltissimo e basta un nonnulla e si uccidono le persone sbagliate. È ciò che succede tra le strade di campagna quando Michael O’Hara (un ottimo Colin Morgan), che è sempre in fuga e alla macchia, apparentemente messosi in pausa, sta portando in auto precipitosamente la moglie all’ospedale in preda alle doglie da parto, ma nel tragitto intuisce che dietro una curva sta sopraggiungendo una pattuglia delle forze speciali che lo cercano. La donna lo incita alla fuga nel bosco ma uno degli specialisti che arriva nei pressi della macchina, udendo i lamenti della puerpera, reagisce sparando e la uccide. Una volta in patria viene accusato di omicidio, con il compromesso che, se accetta di entrare nel gruppo segreto dell’antiterrorismo, verrebbe sospeso il giudizio.
Tempest, così si chiama (un buonissimo Aml Ameen), accetta malvolentieri e si mette agli ordini del capo Holland (Mark Strong), che sta organizzando una squadra di elementi specializzati pronti a tutto. O’Hara era rimasto ferito nell’agguato ma fa spargere la voce che sia morto. Così pensano in quella squadra, fino a quando viene scoperto ancora in giro e la caccia diventa ancora più feroce, mentre da Belfast lo spietato Keenan (Tom Vaughan-Lawlor), un apparente mansueto professore, è colui che tira le fila dei terroristi, aiutato dalla basista londinese Catherine (Felicity Jones, una delle poche presenze puramente british tra tanti attrici e attori irlandesi) che fa da tramite tra questi (il cui reale rapporto con la ragazza verrà svelato sorprendentemente alla fine) e i nordirlandesi che arrivano per le operazioni dinamitarde preparate a tavolino.
È una guerra senza limiti e senza scrupoli e se in buona sostanza vede schierati l’esercito britannico contro i terroristi, ben presto diventa un revenge movie in piena regola tra Michael che deve regolare il personale conto, ed il militare di colore Tempest che ha ucciso, con suo rammarico, l’amata moglie. O’Hara accetta ogni tipo di incarico in suolo inglese solo allo scopo di poter scoprire chi è l’assassino e poi giustiziarlo guardando in faccia. Nel frattempo, il feroce Keenan sta pianificando un letale attentato nel centro di Londra (in realtà il film è stato girato a Glasgow e Edimburgo) ma lui partecipa solo allo scopo di trovarsi faccia a faccia con il nemico giurato, il quale, da parte sua, è innamorato perso di Ruth (la bellissima ed espressiva Sophia Brown), ignara della vera professione del compagno. O’Hara riesce ad avere le informazioni necessarie dall’attivissima Catherine (il cui rapporto resterà sempre insoluto) e la caccia ha inizio. Succede di tutto in città ma il duello finale è ormai prossimo, il regolamento dei conti è inevitabile, come un destino. Il finale, però, andrà oltre le previsioni.
Michael gira sempre con il suo impermeabile beige sporco e sporcato, pare ricordare l’Alain Delon de L’ultima notte di quiete, con quel cappotto cammello rimasto nella storia del cinema italiano. Bello, spettinato, corrucciato, ha un solo pensiero: la vendetta. Asseconda la spietatezza del suo capo, partecipa all’attentato, ma deve raggiungere il suo obiettivo. Il resto, per lui, è solo noia. Mentre, all’opposto, Tempest ha progetti nel futuro con Ruth e pensa a sopravvivere non immaginando gli scherzi del fato, sotto le sembianze del cecchino sodale del terrorista.
La tensione non conosce sosta, le riprese sono molto efficaci, a maggior ragione per la recitazione della parte più cospicua che parla con un forte accento irlandese, tanto da far ricordare alcuni film di Ken Loach: tanti saranno gli scontri tra gli schieramenti, tanto lo fanno i differenti modi di pronuncia inglese tra i londinesi e i nordirlandesi. Non ci sono occasioni di morbidezze, eccettuata solo qualche scena amorosa tra la coppia di colore Tempest – Ruth, ma sono solo secondi, perché la trama incalza.
Poteva e doveva essere migliore il film, reso troppo facile da una sceneggiatura fin troppo semplice. I Guard Brothers, aiutati dal cugino al montaggio, hanno steso una scrittura quasi elementare badando al sodo ma con una più solida sceneggiatura avrebbe potuto essere ben altro, anche perché gli attori sono stati ottimamente all’altezza, sia i principali protagonisti che l’esperto Mark Strong (con un bel parrucco che lo rende quasi irriconoscibile), come anche la affermata Felicity Jones, volutamente trasandata per mimetizzarsi. I due al centro della scena, Aml Ameen e Colin Morgan sono in gamba e a loro va dato onore, sostituendo Jamie Dornan e Sam Claflin che erano destinati al film. La vera critica che però va fatta è che in ultima analisi il film non affronta l’aspetto filosofico, né offre allo spettatore molto in termini di contesto geopolitico: è un thriller, puro e semplice, anche se piuttosto efficace. Un b-movie? Forse, ma grintoso e continuamente a rotto di collo, il che è un pregio. Persino elegiaco in alcuni momenti, quelli culminanti.
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