E all’improvviso arriva l'amore
(She Came to Me) USA 2023 commedia 1h42’
Regia: Rebecca Miller
Sceneggiatura: Rebecca Miller
Fotografia: Sam Levy
Montaggio: Sabine Hoffman
Musiche: Bryce Dessner
Scenografia: Kim Jennings
Costumi: Marina Draghici
Peter Dinklage: Steven Lauddem
Anne Hathaway: Patricia Jessup-Lauddem
Marisa Tomei: Katrina Trento
Evan Ellison: Julian Jessup
Harlow Jane: Tereza Szyskowski
Joanna Kulig: Magdalena Szyskowski
Brian d’Arcy James: Trey Ruffa
Judy Gold: Susan Shaw
Gregg Edelman: Duftin Haverford
Aalok Mehta: Anton Gatner
Chris Gethard: Carl
Dale Soules: Moxie
Jen Ponton: Elodie
TRAMA: Il compositore Steven Lauddem è bloccato dal punto di vista creativo e non riesce a finire l’ultima sua grande opera. Per volere della moglie Patricia, ex sua terapista, parte alla ricerca di ispirazione. Ciò che scopre è molto più di quanto si aspettasse o immaginasse.
Voto 6,5
È come se fosse un mondo a parte quello che riguarda due famiglie di New York, due nuclei molto differenti per ceto, abitazione e lavoro, ma che hanno molti intrecci e legami in comune, attorno ai quali gira un’aliena che condizionerà la vita dei componenti e ne determinerà la soluzione finale. Da una parte c’è la famiglia di Steve Lauddem (Peter Dinklage) che di professione è autore di musica operistica ma in questo momento in grave blocco creativo. Se questo è un punto di partenza frequente nella letteratura e nelle sceneggiature, di commedie e di drammi, qui assume un movente diverso. Questi è ora sposato con Pat (Anne Hathaway), psicoterapeuta di cui era cliente, solo apparentemente posata ma alquanto sbandata e bisognosa di qualcuno che la curi. L’altra famiglia è quella di Magdalena Szyskowski (Joanna Kulig) che presta servizio come domestica in casa della signora Lauddem (maniaca dell’igiene) che, essendo una straniera in attesa di cittadinanza, ha sposato Trey Ruffa (Brian d’Arcy James), stenotipista presso il tribunale e quindi, solo per questo, autoproclamatosi esperto legale e rigido osservatore delle leggi vigenti.
Quello che accomuna le due famiglie, oltre per il lavoro di Magdalena, è l’amore nato tra i loro figli: Julian Jessup (Evan Ellison) è il giovanotto che Pat ha avuto dal precedente matrimonio, quindi ora figliastro di Steve. Ragazzo che è innamorato della figlia della domestica, Tereza (Harlow Jane) ancora minorenne, anche questa figlia del precedente rapporto della madre, Ma nessuno, né genitori né figli, sono al corrente che la di lei mamma è al servizio dei Lauddem e quando succede è per una semplice casualità. Apriti cielo! Per giunta i genitori della ragazza scoprono che fa regolarmente sesso con il suo fidanzato e il patrigno ora vuole denunciare Julian per aver approfittato della minorenne. Un pastrocchio.
L’elemento che ho definito alieno è rappresentato da Katrina Trento (Marisa Tomei), che di mestiere è capitano di un rimorchiatore (!) sul fiume Hudson e nel porto della città. Il particolare di questa donna (eh, lo so, non c’è un personaggio normale, a quanto pare) è che è affetta da turbe psicologiche che la portano ad essere fissata con l’amore ed il sesso, fino al punto di essere capace di diventare stalker dell’uomo desiderato di volta in volta. Come fa ad entrare nell’orbita di entrambe le famiglie in questione è incredibile. Steve è sempre in blocco ed un giorno la moglie lo caccia fuori di casa per portare il cane a passeggio con la speranza che trovi così ispirazione e lui cade nelle grinfie benevoli di Katrina, incontrata in un bar dove entrambi pensano di confortarsi con l’alcol. Per lei, sempre con le antenne sentimentali e sessuali all’erta, scocca la scintilla e porta lo sconsolato uomo sul suo rimorchiatore, dove trovane pace e soddisfazione completa. Ma se per lei è un bel segnale di speranza, per lui è solo la scintilla che gli dona la creatività attesa, capace di fargli concludere in maniera fantastica l’opera musicale incompiuta. Lavoro che una volta presentato in teatro è un successo immediato di critica e pubblico. Spassosissima la soggettiva dal punto di vista di Steve, con la camera che inquadra dal basso in altro gli spettatori che si congratulano con lui alla fine dell’esibizione!
Tutto qui? Ma per nulla al mondo! I due giovani non hanno alcuna intenzione di lasciarsi per le severe smanie protettive del patrigno di lei; Steve è pronto a fare qualsiasi cosa pur di vedere felice il figlio della moglie; questa intanto subisce una vocazione per il voto di monaca che pare una malattia mentale; Magdalena preferisce aiutare la figlia che accontentare il marito, nonostante la spada di Damocle della cittadinanza americana; Katrina rischi di ricadere nella psicosi dello stalkeraggio e ricorre dalla psicologa che è… Patricia.
Era partito piano, il film di Rebecca Miller (attenzione: figlia di Arthur e moglie di Daniel Day-Lewis, e scusate se è poco), come una commediola qualsiasi da intrattenimento, ma poi diventa una cosa a parte. Non è che sia un’opera straordinaria, anzi, ma la simpatia, l’evoluzione della storia, la sceneggiatura strafottente, la bravura degli attori la fanno diventare una discreta attrazione, una sorta di vaudeville con porte girevoli e personaggi che entrano ed escono di continuo, dagli esiti imprevedibili, e con il gran pregio che alla fine – come le belle favole – ognuno raggiunge il suo scopo e vivono tutti felici e contenti. Come si può notare dall’ultima sequenza, dopo la quale partono i titoli di coda con qualche scena aggiuntiva, dominati da un brano scritto e cantato da un duo d’eccezione: “Addicted to Love”, di e con Bruce Springsteen e Patti Scialfa, coppia in arte e nella vita, innamorati e quindi in regola col film.
In buona sostanza, il film - il cui titolo italiano è banale e banalizza le aspettative come frivolezza, quando invece quello originale è tanto significativamente romantico (She Came to Me), ci immerge nelle strade di New York ed esplora diverse sfumature dell’amore attraverso le storie intrecciate su accennate, affrontando temi come classe, razza, differenze ed età, e come questi influenzano la capacità di amare e di essere se stessi, dal momento che la regista e sceneggiatrice spruzza e miscela un grande amore adolescenziale, un’ipotesi di dramma giudiziario e una generosa spolverata di commedia, fino all’epilogo che sprizza felicità e sentimenti e quindi vira volutamente verso lo zuccheroso. Può dare l’idea anche di essere leggerino e lo è, ma ha una nervatura centrale che lo fa distinguere per la sua struttura narrativa e la profondità dei suoi personaggi. Alla fine, infatti, siamo certi di averli conosciuti tutti bene.
La trama si dipana attraverso una serie di eventi che sconvolgono l'equilibrio dei personaggi, portando a galla le complessità delle relazioni umane e le sfide della creatività. Il film è stato descritto dalla critica statunitense come modesto, sghembo e stralunato abbastanza da incuriosire e lasciare anche stranamente divertiti, che è in definitiva ciò che mi è sembrato. Questa descrizione cattura l’essenza di un’opera che, pur nella sua apparente semplicità, riesce a sorprendere e coinvolgere lo spettatore. Gran merito è dovuto alla intelligente scrittura e direzione della brava Rebecca Miller e alle sorprendenti interpretazioni degli attori che non tutti erano noti per le loro prestazioni nelle commedie. Tanto per iniziare, la performance di Peter Dinklage è di alto tenore, è bravissimo, il cui personaggio rappresenta il fulcro emotivo del film. La sua interazione con Marisa Tomei è formidabile, anche perché l’attrice si rivela (e non è la prima volta) un uragano come quello celebre che portava il suo nome e quando spiega e si muove per esplicitare la dipendenza dal romanticismo e dal sesso, offre momenti di genuina umanità e simpatia. E comicità di valore. Personaggio squinternato come il film (ma riuscitissimo). A parte che con la sua ormai matura età ha ancora un fisico invidiabile e può permettersi il lusso di esibirsi anche con pochi abiti addosso. Se Anne Hathaway non ha bisogno di presentazioni, sono gli altri che sorprendono positivamente: Brian d’Arcy James sa calarsi nei panni dell’insopportabile e odioso, mentre il salto mortale lo compie Joanna Kulig. La formidabile interprete del bellissimo Cold War di Pawel Pawlikowski (2018) è qui irriconoscibile, mascherando la sua prorompente bellezza e la sua esuberanza recitativa dietro il viso dimesso della domestica che non ti aspetti. Evan Ellison e Harlow Jane sono i due giovani innamorati, due illustri sconosciuti in campo internazionale ma che trovo dotati e non mi meraviglio se un giorno avranno fatto carriera.
Tutti nomi coinvolti con attenzione dall’autrice che ha saputo creare da sola un buon esempio intrigante di cinema che esplora temi universali in modi inaspettati e originali.
Siccome ero partito prevenuto, assicuro che mi ha sorpreso positivamente.
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