Fargo
USA/UK 1996, noir, 1h38'
Regia: Joel e Ethan Coen
Sceneggiatura: Joel e Ethan Coen
Fotografia: Roger Deakins
Montaggio: Joel Coen, Ethan Coen
Musiche: Carter Burwell
Scenografia: Rick Heinrichs
Costumi: Mary Zophres
Frances McDormand: Marge Gunderson
William H. Macy: Jerry Lundegaard
Steve Buscemi: Carl Showalter
Peter Stormare: Gaear Grimsrud
Kristin Rudrüd: Jean Lundegaard
Harve Presnell: Wade Gustafson
Tony Denman: Scotty Lundegaard
John Carroll Lynch: Norm Gunderson
TRAMA: Jerry Lundegaard, un venditore di auto del Minnesota inguaiato dai debiti, decide di far rapire la moglie e chiedere il riscatto al ricco padre di lei. A tale scopo assolda due delinquenti, Carl e Gaear, che si rivelano però molto maldestri. Senza che fosse nei piani, i due trasformano il rapimento in una carneficina, facendo fuori un poliziotto e due passanti che avevano casualmente assistito al fatto. La situazione precipita e la striscia di sangue si allunga. Ma sulle tracce dei killer si scatena il capo della polizia locale, Marge Gunderson, poliziotta al primo caso di omicidio e al settimo mese di gravidanza.
Voto 8,5
Il genere noir esiste quasi sin dai primi tempi dell’era cinematografica, sviluppatosi principalmente nel periodo d’oro degli anni ’40 e ’50 quando forzatamente, in assenza del colore, il bianco e nero maggiormente esaltati da un adatto contrasto simboleggiavano il bene e il male. Anche se definito come sottogenere del “giallo”, come veniva chiamato una volta, il noir ha preso una strada tutta sua e ha ispirato tanti scrittori e registi, ma quando sono arrivati sulla scena artistica due fratelli disincantati e sornioni chiamati Joel e Ethan Coen è avvenuto un terremoto. Essi hanno sì riscritto i canoni di molti generi, ma il noir lo hanno rivoltato come un calzino, perché nessuno come loro aveva raccontato la malvagità e la ferocia umana con tanta ironia e, scrivendone anche i testi, con tanto di dialoghi paradossali.
Tutto ciò è solo una pallida idea della sorpresa che provocò il film all’uscita, ma che convinse immediatamente e vinse subito a Cannes 1996 il premio per la regia e raggiunse due Oscar, per la brillante sceneggiatura e l’entusiasmante interpretazione di Frances McDormand. Premi meritati, in quanto i divertiti fratelli lo hanno condito, come chef creativi, con personaggi strampalati che poi hanno mescolato con gente ordinaria che non riesce a guardarli come esseri strani e pericolosi, anzi siamo noi spettatori che restiamo basiti. Per di più ognuno di questi e di quegli altri sono così perfettamente inseriti nella storia criminale narrata – indubbiamente anch’essa paradossale e comica – che al termine della visione non si sa se il film è un giallo terrificante o una commedia dell’assurdo.
La bravura e la destrezza dei Coen sta anche nel fatto che hanno creato queste figure con caratteristiche che li hanno rese memorabili: Marge (la deliziosa Frances McDormand) è la più adorabile e tenera delle poliziotte possibili, al suo primo caso di omicidio e al settimo mese di gravidanza, sempre affamata come un leone; Jerry (quando avrà mai più una parte del genere William H. Macy?) è il più imbranato degli impiegati e dei mariti della storia dell’umanità, Carl e Gaerar sono i criminali più svitati mai visti al cinema (Steve Buscemi e Peter Stormare potranno campare di rendita di reputazione dopo questo film). Ultimo ingrediente aggiunto è il bianco accecante della neve che copre tutto, un bianco che ovatta e attutisce le strampalate imprese dei criminali, che si colora di rosso sangue ogni volta che si muovono i due killer. Tranquilli, tanto poi arriva Marge!
Il film avrebbe potuto essere disturbante, invece lo si gusta come un vaudeville di Feydeau: al termine della visione ci alziamo soddisfatti e sorridenti. Maledetti Coen!
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