top of page

Titolo grande

Avenir Light una delle font preferite dai designer. Facile da leggere, viene utilizzata per titoli e paragrafi.

Cerca
  • Immagine del redattoremichemar

First Cow (2019)

Aggiornamento: 25 ago

First Cow

USA 2019 dramma/avventura 2h2’


Regia: Kelly Reichardt

Soggetto: Jonathan Raymond (“The Half-Life”, romanzo)

Sceneggiatura: Kelly Reichardt, Jonathan Raymond

Fotografia: Christopher Blauvelt

Montaggio: Kelly Reichardt

Musiche: William Tyler

Scenografia: Anthony Gasparro

Costumi: April Napier


John Magaro: Otis "Cookie" Figowitz

Orion Lee: King-Lu

Toby Jones: sovrintendente

René Auberjonois: uomo col corvo

Ewen Bremner: Lloyd

Scott Shepherd: capitano

Gary Farmer: Totillicum

Lily Gladstone: moglie del fattore

Alia Shawkat: donna col cane

Dylan Smith: Jack


TRAMA: Un cuoco solitario e taciturno in viaggio verso Ovest si unisce a un gruppo di cacciatori di pellicce dell'Oregon ma l'unica persona con cui sente una reale affinità è un immigrato cinese, in cerca anche lui di fortuna. Presto i due scoprono come realizzare il loro sogno americano: derubare il sovrintendente del luogo del latte della sua preziosa vacca, la prima e unica del territorio, per fare deliziose frittelle da vendere al mercato.


Voto 8



L’uccello ha il nido, il ragno la tela, l’uomo l’amicizia.” (Dai Proverbi dell’inferno, di William Blake)


Inizia con questa didascalia l’ottava opera di Kelly Reichardt, mentre sullo schermo – che sarà per tutta la durata del film nello stretto formato 1,37:1 – scorre lentissimo un cargo che solca il fiume Columbia, lungo lo stato dell’Oregon, il Far West della nuova frontiera, quando i nativi stanno diventando una minoranza etnica. Quel lungo e stretto naviglio attraversa la visuale con una lentezza degna di un animale flemmatico come la mucca, allorquando cammina placida nel prato alla ricerca del giusto pascolo. Ci mette diversi secondo per attraversare del tutto la visuale, nonostante le piccole dimensione del formato. Così, lento, sarà tutto il film, con due personaggi molto originali che parlano sottovoce e riflettono parecchio prima di esprimersi. Ma è tutta la trama che va avanti piano, come lo scorrere del placido fiume, con le anse ampie e la ricchezza di pesce e vegetazione che accompagna il letto. Mentre quel mercantile passa, il cane di una donna alla ricerca di funghi, annusando il terreno, trova due scheletri sepolti da chissà quanto tempo. La scena, stavolta con un battello d’altri tempi, si ripeteva molti decenni prima, forse due secoli, nella medesima zona, dove in un bosco fitto e umido alcuni trappers sono accampati e disperatamente affamati cercano un po’ di cibo, evidentemente in cammino da molti giorni. Il loro tuttofare, il mansueto cuoco Otis Figowitz, Cookie per tutti, è nei dintorni del piccolo accampamento alla ricerca anch’egli di funghi o piccola cacciagione.



È il primo dei due protagonisti, uomo paziente e mite, che resiste agli sfottò e agli insulti degli altri componenti la compagnia evitando sempre lo scontro diretto, con la faccia inoffensiva che aspetta l’occasione giusta per una vita migliore. L’altro lo incontrerà proprio durante la ricerca, nudo e spaventato: è King-Lu, un cinese che parla correttamente l’inglese avendo girato tutto il mondo da marinaio. È inseguito da alcuni cacciatori russi che lo vogliono uccidere per vendetta. Si nota immediatamente che i due sono sulla stessa lunghezza d’onda e si intendono subito con fare complice. Questo incontro è l’occasione di una amicizia inaspettata, tra due uomini totalmente differenti ma animati dalla voglia di crearsi un futuro migliore. Il primo viene dal Maryland, che ricorda poco ma con affetto, il secondo dall’altro capo del mondo dopo averlo girato attraverso gli oceani. Il carattere buono e disponibile di entrambi, la voglia di evadere da quelle terre difficili e povere, la disponibilità a qualsiasi lavoro per cavarsela, li uniscono in un saldo legame e la fantasia necessaria li spinge ad intraprendere una strana attività commerciale. E siccome, come si dicono l’un l’altro, per iniziare ci vuole un capitale o un colpo di fortuna oppure un atto criminoso, quando capita l’occasione scoprono come dare inizio alla rivoluzionaria attività di sfornare ottime e saporite frittelle da vendere al mercatino del piccolo villaggio ove si sono sistemati. L’ingrediente segreto, oggetto del loro piccolo crimine, è il latte che rubano di notte mungendo la prima mucca che sia mai arrivata nell’Oregon. È quella del sovrintendente inglese che si è appena insediato nella zona e tutti ne parlano. Ma fin quando potranno approfittare della fortuna capitata? I rischi sono bassi ma è difficile non farsi beccare con le visite notturne alla mucca.



Si sa che la vera amicizia nasce in mille maniere ma fa più sensazione e anche tenerezza quella che si origina tra due solitudini. King-Lu era solo e nudo nella foresta, fuggiva solo e nessuno lo aiutava, il suo compagno lo ritrova due anni dopo seduto e ancora solo nella taverna a bere ad un tavolo isolato. Forse per questo ha attirato l’attenzione e l’affetto sinceramente amicale di Cookie, altro uomo che si isola facilmente. Il gruppo dei cacciatori con cui viaggiava lo trattavano come un appestato, lo insultavano perché non era capace di procacciarsi cibo, lo giudicavano cuoco fallito e inadeguato: appena giunti al forte per consegnare la merce e una volta riscosso il compenso pattuito, si è allontanato ed è andato a vivere in questo piccolo villaggio, accampandosi un miglio fuori. In quel luogo solo abitato da povera gente, una volta rincontrato il fraterno amico, si stabilisce nel capanno che il cinese si è costruito e lì non solo cominciano il loro durato e sincero rapporto ma lo solidificano ed iniziano a fantasticare come mettere su un’impresa per guadagnare e trasferirsi così nella sognata San Francisco, dove sicuramente le attività commerciali rendono di più. È lì che inizia il sogno delle frittelle impastate con il latte della mucca finalmente approdata in quel territorio. È lì che inizia il loro progetto. Il sogno che li fa sorridere come bambini: attraversare tutta l’America coast to coast e diventare ricchi.



È un’amicizia virile aldilà di ogni etichetta, come una famiglia sui generis, uno spontaneo sodalizio tra un cuoco con doti di pasticcere e un cinese avventuriero con il senso spiccato per gli affari. Due tipi diversi che si completano con la calma ed il sorriso e, perché no, un pizzico di furbizia, che evitano di mescolarsi nel fango del villaggio, l’avidità e la Storia dell’America che oramai si sta compiendo, relegando i nativi a ruoli secondari prima della loro quasi totale estinzione. La Frontiera si sposta sempre più a Ovest ed è ormai sull’affaccio dell’Oceano Indiano. Il sistema di due uomini nati così lontani e dalle culture ben differenti che trovano il loro equilibrio, sfidando il capitalismo ma diventandone essi stessi pedine. Il loro legame è così forte che dopo essere stati scoperti e dati alla fuga separatamente, si cercano convinti che l’altro stia facendo altrettanto e sono così felici di partire e ricominciare altrove che non si guardano alle spalle e quell’attimo di fiducia in se stessi e di stanchezza si rivelerà fatale. Si addormenteranno esausti a pochi chilometri dal porto fluviale quale punto di partenza verso il traguardo sognato. Due secoli dopo sarà il cane della signora a ritrovarli, l’uno a fianco all’altro, proprio come si erano assopiti.



Kelly Reichardt porta avanti il suo bel cinema con coerenza, continuamente alla ricerca dei legami sinceri e le difficoltà dei suoi piccoli antieroi, di storie ambientate in luoghi dimenticati, fatte di persone anonime, timide, che cercano un posto nella società che non li vede. Così come nel bellissimo Certain Women (recensione), dipinto meraviglioso e sofferto dell’universo femminile. In questa occasione il mito del Far West è demolito da una storia minimale di due uomini che se non si fossero affermati nel misero mercatino del villaggio nessuno avrebbe mai cercato o addirittura visto. Due persone invisibili, senza famiglie o donne ad aspettarli. La straordinaria sensibilità della regista nel trattare gli argomenti, le trame e i personaggi si riflette e si evidenzia nella visione come un film fiabesco, da raccontare con voce bassa e lentamente, senza sussulti. E quando poi trovi come una magia un musicista che asseconda la narrazione (William Tyler) e un direttore della fotografia che colora l’ambiente con i colori del bosco in pieno autunno (Christopher Blauvelt), mentre lei filma il sottobosco pieno di frutti secchi caduti dagli alberi o stracolmo di frutti selvatici adattissimi per il richiesto clafoutis, e poi ancora due attori così predisposti come John Magaro e Orion Li, ecco che l’incantesimo è compiuto. E noi incantati assistiamo inermi, con la speranza che Cookie e King-Lu ce la facciano.

Se fosse possibile affermarlo, ma impropriamente, questo modo di fare cinema è una forma di neorealismo americano.


Premi: 28 vittorie e 157 candidature, dati notevolissimi.



15 visualizzazioni0 commenti

Post correlati

Mostra tutti

Comments


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

bottom of page