Furiosa: A Mad Max Saga (2024)
- michemar
- 22 feb
- Tempo di lettura: 5 min

Furiosa: A Mad Max Saga
Australia/USA 2024 azione/avventura/fantascienza 2h28’
Regia: George Miller
Sceneggiatura: George Miller, Nico Lathouris
Fotografia: Simon Duggan
Montaggio: Eliot Knapman, Margaret Sixel
Musiche: Tom Holkenborg
Scenografia: Colin Gibson
Costumi: Jenny Beavan
Anya Taylor-Joy: Furiosa
Alyla Browne: Furiosa bambina
Chris Hemsworth: Dementus
Lachy Hulme: Immortan Joe
Tom Burke: Praetorian Jack
Nathan Jones: Rictus Erectus
Josh Helman: Scrotus
John Howard: il Mangiauomini
Angus Sampson: Organic Mechanic
Charlee Fraser: Mary Jo Bassa
Elsa Pataky: generale Vuvalini
TRAMA: Mentre il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo Verde delle Molte Madri e cade nelle mani della Grande Orda di motociclisti guidata dal signore della guerra Dementus. Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere insieme i mezzi per trovare la strada di casa.
VOTO 6,5

Ci risiamo. 1979, 1981, 1985 sono le tre date del trittico di Interceptor che si evolve in Mad Max con un successo progressivo e dopo ben 30 anni, in George Miller si era risvegliata la voglia di sfruttare quel boom ed elaborare nuove e più spettacolari avventure dei personaggi (anche e soprattutto grazie alle nuove tecnologie a disposizione del cinema sci-fi) e questo progetto si materializzò in Mad Max: Fury Road, grandiosa evoluzione fantasmagorica in un futuro distopico postapocalittico in cui benzina e acqua sono risorse quasi esaurite. In fondo, tutte le guerre si fanno con l’unico scopo di rifornirsi delle merci essenziali alla sopravvivenza e che intanto stanno diventato pregiate e introvabili. Lo si fa ancora oggi con le cosiddette terre rare (vedere le guerre in Africa e non solo). Quando le idee dei registi e delle grandi case produttrici (questa è la mia tesi da sempre sostenuta) scarseggiano come quei metalli ci si rivolge pigramente ai vecchi successi producendo, con enormi sforzi finanziari, spin-off, prequel e sequel. Creatività zero. Ed infatti hanno pensato (bene o male) di tirar fuori dal cilindro magico un prequel della Furiosa conosciuta nel 2015: come e dove è nata? Dove abitava, cosa faceva, perché è diventata una guerriera indomabile? George Miller e Nico Lathouris si son messi al lavoro ed eccoci qui.
Roboante, carico di colori, di muscoli e armi moderne/primordiali, sabbia, petrolio a profusione (è l’unica merce che non manca, mentre oggi si fanno le guerre per accaparrarsi i giacimenti), motori potenti per mezzi pesanti e motociclette che paiono cavalli instancabili per pionieri. Uno dei leader che vaga per l’immenso deserto è Dementus, il quale viaggia a bordo di una sorta di biga, con tanto di briglie, che al posto dei cavalli viene trainata da tre moto rombanti. Ma manca l’acqua, che è il bene primario dei loro rivali guidati da Immortan Joe, abitanti su alture fortificate chiamate Cittadella.
Sapere che in un posto lontano c’è una striscia verde e lussureggiante con tanto di frutta succosa, così come viene mostrata dall’alto nella prima scena, il cui piano sequenza si avvicina e mostra due bimbe approvvigionarsi di lussuosi frutti, vuol dire che da qualche parte si vive abbastanza bene. Per giunta senza guerra: ci sono solo donne nel Luogo Verde delle Molte Madri. Tra le bimbe c’è appunto la piccola Furiosa che raccoglie frutti assieme alla sorellina ma che vengono in stretto contatto con i predoni allorquando l’adolescente si azzarda a sabotare le loro potenti moto. Viene rapita e di lì ha inizia la lunga avventura della giovanissima, che osserveremo prima adottata come figlia del temuto Dementus, poi accanto ad altro uomo ed infine l’ormai agile, scaltra, reattiva, combattiva e inarrendevole signorina con la testa dipinta dal nero petrolio: è Furiosa, in tutto e per tutto. È Anya Taylor-Joy!
Gli elementi distintivi dell’ultima opera di George Miller includono ricercati e primordiali dettagli come uno scagnozzo con i buchi dei capezzoli, l’orsacchiotto che il cattivo principale Dementus (Chris Hemsworth) porta sulla spalla, la mappa astrologica tatuata sull’avambraccio sinistro di Furiosa, che indica il percorso verso il Luogo Verde della sua infanzia e dove vuole tornare. Il prequel immaginato dai due sceneggiatori estende il retroscena del personaggio femminile, visitando più ambientazioni e scrivendo di moltissimi personaggi rispetto al classico Fury Road, pur mantenendo quella estetica che è un marchio di fabbrica che si può definire petrol-punk.
Le scene d’azione sono tante, anzi sono un continuo ininterrotto. Mentre il film precedente era essenzialmente una lunga scena di inseguimento, qui ci sono più sequenze di vario tipo, comprese scene di tortura e battaglie aeree, assemblate con movimenti notevolmente dinamici di telecamera e una fotografia digitale caratterizzata da colori saturi. In un certo senso, si assiste ad un film che vuole essere senz’altro più ambizioso, persino con un tono mitologico per via della presenza di un anziano tatuato che è la memoria dei predoni.
La prima metà segue Furiosa da bambina (Alyla Browne) nel suo territorio che pare un Eden, tanto è verde e bello, ragazzina che viene rapita proprio come prova per il loro leader dell’esistenza di una terra promessa, e la madre Mary (Charlee Fraser) che si lancia coraggiosamente all’inseguimento per rintracciarla attraverso il deserto in una sequenza che termina con una crocifissione e conseguente tortura. Insomma violenza presente come da copione. Anzi, questa crocifissione prepara al sadismo che seguirà, in particolare da Dementus che accoglie la ragazzina come figlia surrogata. A tal proposito va rilevata la particolare pronuncia che imprime l’attore al suo personaggio, dura come il carattere e con un naso aquilino che lo trasforma fino quasi alla irriconoscibilità. Purtroppo per lui, Chris Hemsworth non riesce a rendere memorabile il personaggio.
Furiosa, interpretata da Anya Taylor-Joy, alla fine trionfa su Dementus (non è spoiler, non ci sarebbe stato il seguito, altrimenti), e difatti il fatto che sia un prequel priva questo film di gran parte del suo slancio narrativo. Ed inoltre è difficile percepire che la posta in gioco sia alta, soprattutto a causa della trama prevedibile. Le cose migliorano quando Furiosa va sotto copertura come un guerriero e inizia a lavorare su un impianto di guerra presidiato da Jack (Tom Burke) e i due paiono amanti. Questi sembra mal interpretato, il cui silenzio appare più passivo che misterioso.
Per quanto riguarda Anya Taylor-Joy, i suoi occhi intensi offrono profondità al personaggio e il suo sguardo porta con sé il senso del trauma, ma va anche detto che la sua Furiosa non evolve molto oltre questo aspetto. Una volta che si dipinge il viso di nero, sembra fare il cosplay dell’interpretazione di Charlize Theron, nel senso che la bellissima sudafricana anni fa stabilì un paletto imprescindibile del personaggio ed ora è difficile far meglio. Il sequel era notevole per l’energia delle sue azioni, ma questo non riesce a ripetere questa sensazione. Anche se dirige l’espertissimo George Miller, che conosce benissimo il suo mestiere e ciò che deve fare, il franchise sembra perdere slancio, mancando gli effetti innovativi la novità e l’ebbrezza dell’evoluzione che avevano caratterizzato quel film. Non si possono fare sempre miracoli percorrendo la stessa strada.
Il voto è una mediana, è il buono visto nella confezione tecnica e nella mano esperta del regista e un film non memorabile, che non penso che mi verrà voglia di rivedere. È un voto di compromesso tra il buono che c’è e la trascurabilità dell’opera nel suo complesso.
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