Il bene mio
Italia 2018 dramma 1h34’
Regia: Pippo Mezzapesa
Sceneggiatura: Massimo De Angelis, Antonella Gaeta, Pippo Mezzapesa
Fotografia: Giorgio Giannoccaro
Montaggio: Andrea Facchini
Musiche: Franco Eco, Gabriele Panico
Scenografia: Michele Modafferi
Costumi: Sara Fanelli
Sergio Rubini: Elia
Sonya Mellah: Noor
Dino Abbrescia: Gesualdo
Francesco De Vito: Pasquale
Michele Sinisi: Gustavo
Teresa Saponangelo: Rita
Caterina Valente: Maria
Donato Paterno: capo degli sciacalli
TRAMA: Elia, ultimo abitante di Provvidenza, paese distrutto da un terremoto, rifiuta di adeguarsi al resto della comunità che, trasferendosi a Nuova Provvidenza, ha preferito dimenticare. Per Elia, invece, il suo paese vive ancora e, grazie all’aiuto del suo migliore amico Gesualdo, cerca di tenerne vivo il ricordo. Quando il sindaco gli intima di abbandonare Provvidenza, Elia sembrerebbe quasi convincersi a lasciare tutto, se non cominciasse, d’un tratto, ad avvertire una strana presenza. In realtà, a nascondersi tra le macerie della scuola, dove durante il terremoto perse la vita sua moglie, è Noor. Lei è una giovane donna in fuga e sarà questo incontro, insieme al desiderio di continuare a custodire la memoria di Provvidenza, a mettere Elia di fronte a una inesorabile scelta.
Voto 6,5
Provvidenza da dieci anni, da quando ha conosciuto la devastazione del terremoto, è un paese fantasma. Elia è rimasto l’ultimo ad occupare quelle case senza anima. Si è sempre rifiutato, infatti, di trasferirsi nel paese nuovo, più in giù, fatto di casermoni di cemento costruiti ai piedi della collina, dove tutti gli altri sono stipati. Elia vive in una delle poche case rimaste miracolosamente in piedi e, nel corso degli anni, è diventato il custode della memoria di quel borgo, il guardiano delle case e dei ricordi. Per l'illusione mai persa di poter riportare la vita tra quelle pietre morte, per l'incapacità di liberarsi dal ricordo di sua moglie Maria che proprio tra quelle pietre ha perso la vita, lui è sempre lì.
Una scelta, la sua, non condivisa dagli abitanti del paese di sotto che vorrebbero portarlo giù e, finalmente, spegnere l’ultima luce accesa di quel che un tempo era Provvidenza. Significherebbe girare pagina, ricominciare definitivamente una nuova vita. Il ricordo di Maria e il suo compito di custode della memoria di una comunità perduta tornano a far sentire la loro forza ed Elia si troverà di fronte a una scelta. Il nome di fantasia del paese ha il sapore della Divina protezione che aiuta e ispira le persone di buona volontà, che non demordono e sperano nei cambiamenti positivi, perché se il nostro eroe si arrende e va via quel posto sarà per sempre cancellato dalle mappe e dalla mente.
Il duo barese (non di città, quindi ottimi conoscitori della provincia meridionale) Pippo Mezzapesa e Sergio Rubini confezionano un racconto che sembra lontano nel tempo e nella memoria, quella che serve per tramandare i ricordi cari, che non si vuole cancellare. Un’operazione antica, romantica, forse folle, a maggior ragione quando, nella sua solitudine tenace, il protagonista Elia “avverte” una presenza tra le strade rovinate e abbandonate. Chi è Noor e cosa fa in quel luogo abbandonato? E allora la storia diventa quasi una favola, di conoscenza e di generosità. Ma è anche, e forse soprattutto, una grande metafora del nostro Paese, lasciato andare in malora (anche ecologica) da molti anni, dove si trova sempre qualcuno che fa le barricate per non abbandonarsi al destino, che ha bisogno di ricostruirsi. Anche perché può arrivare qualcuno che ha ancora più bisogno.
Inutile dire che, come al solito, Sergio Rubini si offre con slancio nelle opere che lo riportano alla sua gioventù pugliese, alle tradizioni, al sogno meridionale fatto di sole, polvere, attaccamento alla terra, resistenza passiva. E perché no, di accoglienza.
Il film è stato Evento speciale, fuori concorso, alla 15.a edizione delle “Giornate degli Autori” di Venezia 2018.
Pippo Mezzapesa, con Alessandro Piva e Edoardo Winspeare, sono i cantori delle storie del sud, con piccoli film che passano sottovoce e che invece meritano il passaparola.
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