Il complicato mondo di Nathalie
(Jalouse) Francia 2017 commedia drammatica 1h47’
Regia: David e Stéphane Foenkinos
Sceneggiatura: David e Stéphane Foenkinos
Fotografia: Guillaume Deffontaines
Montaggio: Virginie Bruant
Musiche: Paul-Marie Barbier, Julien Grunberg
Scenografia: Marie Cheminal
Costumi: Emmanuelle Youchnovski
Karin Viard: Nathalie Pécheux
Dara Tombroff: Mathilde Pécheux
Anne Dorval: Sophie
Thibault de Montalembert: Jean-Pierre
Bruno Todeschini: Sébastien Corti
Marie-Julie Baup: Isabelle
Corentin Fila: Félix
Anaïs Demoustier: Mélanie Pick
Xavier De Guillebon: Thierry
Eva Lallier: Emma
Éric Frey: preside
Francis Leplay: dottore
Cédric Ben Abdallah: vicino
Hèlèna Soubeyrand: vicina
Stéphane Foenkinos: maestro yoga
TRAMA: Un'insegnante divorziata diventa improvvisamente gelosa di tutti, compresi figlia, amici e vicini.
Voto 6
David Foenkinos è più noto in patria come scrittore ma è spesso sceneggiatore (sua, per esempio, la scrittura del simpatico Il mistero Henri Pick, 2019, di Rémi Bezançon) e come regista si cimenta, qualche volta con la collaborazione del fratello Stéphane come in questo caso, nella regia. Sempre a cavallo tra il serioso ed il faceto, firma una commedia che ha dei risvolti drammatici di salute mentale con una tenue vena da thriller. Il personaggio centrale, come indica il titolo italiano, quando invece l’originale è perentoriamente un aggettivo che indica la gelosia malata di cui soffre, è Nathalie, una grintosa e preparata professoressa di lettere di un liceo parigino.
I suoi guai iniziano qualche tempo dopo il suo divorzio dal marito che intanto si è risposato con la giovane e apparentemente “oca” (a causa di un pessimo doppiaggio insopportabile) ma molto gentile e generosa Isabelle. Nathalie (Karin Viard), va subito precisato, è in piena depressione, avvertendo una eccessiva solitudine nonostante le amicizie e la vicinanza affettuosa dei nuovi coinquilini, la figlia Mathilde (Dara Tombroff) che vive con lei, la carissima amica intima Sophie (Anne Dorval). Tutto ciò non basta a superare la crisi mentale che la sta aggredendo, di cui, come sempre succede, lei non si accorge, essendo sempre convinta di essere lucida e di non avere problemi. È divenuta, senza accorgersene, gelosa di ogni cosa, sentimento o persona, fino a diventare offensiva, acida, insopportabile. Passando le sue giornate tra le apprensioni materne e le gelosie del marito, le sue attenzioni si concentrano prima di tutto sulla bella figlia diciottenne Mathilde, ragazza che si sta creando una importante carriera da ballerina di danza classica. E poi anche sugli amici, sui colleghi e sui vicini di casa. Il suo equilibrio è evidentemente e pericolosamente in bilico. Ora, il problema principale è se, rendendosi conto, riuscirà a salvare la vita e i rapporti con gli altri e soprattutto: saprà salvarsi da sé stessa?
Da buona commedia francese, la prima parte è sufficientemente simpatica e divertente: le battute dense di acidità perforante tra le amiche Nathalie e Sophie costituiscono i frangenti più brillanti del film e nulla lascia prevedere che la situazione possa prendere una brutta piega e portare al quasi completo isolamento la donna. È vicina a trovare, finalmente, un uomo interessato a lei ma lo caccia inopinatamente per il suo solito scatto di gelosia verso la figlia, rovina le vacanze del marito con la sua nuova moglie, scombina in modo sconcertante il piano scolastico che il preside stava organizzando con la nuova professoressa Mélanie Pick (Anaïs Demoustier), litiga, credendo di far bene, persino con la sua fedele amica del cuore. Insomma, un catalogo intero di manifestazioni negative che le rovinano la vita e la salute psichica. Per fortuna arriva un miracoloso incontro con una donna anziana in piscina, che le apre il cuore e la tranquillizza. Ma qualcosa succede ancora, sempre tumultuosa, che non l’aiuta ad uscire da quel tunnel.
È fondamentalmente una commedia ma l’aspetto delle reazioni dovute a quel sentimento chiamato gelosia – e non in senso sentimentale ma in senso molto lato, quasi invidia – la trasforma in un dramma inaspettato, e siccome non sono queste le intenzioni del duo David e Stéphane Foenkinos, si può immaginare che tutto si aggiusti e prenda una strada che porta tranquillità e felicità di tutti. O quasi tutti.
Nella prima metà il film prometteva molto, salvo poi trovare qualche lacuna e inceppamento nel corso della trama, compreso alcune incertezze di sceneggiatura, ma la verve del personaggio e della trascinante ed esperta Karin Viard tengono a galla il film, anche perché oramai la protagonista era giunta al fatidico bivio in cui o ti salvi da sola o affondi nelle sabbie mobili per sempre. Ed essendo una commedia è chiaro, come prassi, che solo l’amore ed un buono e sano sesso possono salvare la persona in difficoltà. Prima del finale, però, la parte mediana della trama diventa una sorta di esperimento di scrittura (la dote dei due autori) per descrivere il lato oscuro di una donna che si è, a causa degli eventi e del suo carattere, inacidita fino a farla diventare una vipera malata di gelosia nei confronti di tutto e tutti. Peccato per un finale non del tutto risolto: aderente al personaggio o alla incertezza dei fratelli Foenkinos.
Tutto mediocre? Beh, il rischio s’è corso ma è bastata una esuberante Karin Viard al suo meglio e il film è sufficientemente salvo, assieme alla simpatia che offrono Anne Dorval, Thibault de Montalembert, la sconcertante bellezza e trasparenza di Dara Tombroff, la bravura lampante di Anaïs Demoustier, oltre ai noti attori che completano il cast.
Poteva andar meglio ma ci si può accontentare.
“E lei, è gelosa?”
“Chi, io, gelosa? No, non mi pare!”
Riconoscimenti
2018 – Premio César
Miglior attrice protagonista Karin Viard
2018 – Premio Lumière
Miglior attrice protagonista Karin Viard
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