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Il mondo dietro di te (2023)


Il mondo dietro di te

(Leave the World Behind) USA 2023 dramma 2h18’


Regia: Sam Esmail

Soggetto: Rumaan Alam (romanzo omonimo)

Sceneggiatura: Sam Esmail

Fotografia: Tod Campbell

Montaggio: Lisa Lassek

Musiche: Mac Quayle

Scenografia: Anastasia White

Costumi: Catherine Marie Thomas


Julia Roberts: Amanda Sandford

Mahershala Ali: G. H. Scott

Ethan Hawke: Clay Sandford

Myha'la: Ruth Scott

Farrah Mackenzie: Rose Sandford

Charlie Evans: Archie Sandford

Kevin Bacon: Danny


TRAMA: La vacanza della famiglia Sandford a Long Island viene interrotta da due sconosciuti, che si presentano come i proprietari recando la notizia di un misterioso blackout. Man mano che la minaccia è sempre più incombente diventa necessario decidere il modo migliore per sopravvivere alla potenziale crisi, mentre ognuno di loro riflette sul proprio posto in questo mondo al collasso.


Voto 5,5

Che l’umanità, noi tutti, stia vivendo ballando e divertendosi (soltanto chi se lo può permettere, ovvio) mentre la Terra sta bruciando senza alcun Piano B e l’economia mondiale è praticamente nelle mani di poche persone potenti, beh, credo che ne siamo tutti convinti. L’essenziale raccapricciante è far finta di non accorgersene o rinviando al domani le opportune soluzioni e l’adozione di qualche rimedio. A volte si resta quasi catatonici perché tanto “io non ci posso far nulla” e si tira avanti. Ma a prescindere di queste amare considerazioni, è anche chiaro che i social e la connessione permanente della gente con i mezzi di comunicazione (smartphone e GPS) ci tengono continuamente collegati e guidati nelle strade del mondo. Se il quadro dipinto è solo preoccupante, può precipitare nell’incubo se uno scrittore e poi uno sceneggiatore e regista vi aggiungono il caos terrestre e sociale causato dalle fake news e dalle conseguenti “e non ce lo dicono”, diventando quasi la fine del mondo. Vogliamo fare un ulteriore passo verso il baratro? Ecco quindi un film dove accadono strani fenomeni che non si riescono lì per lì a spiegare, che seminano panico e perdita di sicurezza. Specialmente se la storia si svolge interamente in un bosco poco distante dalla metropoli ma isolato dalla vegetazione e soprattutto dai mezzi di connessione (vedi su) e con le strade impraticabili.

Succede infatti che Clay Sandford (Ethan Hawke) e sua moglie Amanda (Julia Roberts), sono una coppia felicemente in vacanza di qualche giorno a Long Island con i propri figli Archie e la piccola Rose, appassionatissima spettatrice di Friends. Tranquilli almeno fino a quando, il giorno che sono arrivati, sentono suonare alla porta della bellissima casa che hanno affittato (sembra riecheggiare il Bussano alla porta di M. Night Shyamalan). Sull’uscio ci sono G. H. Scott (Mahershala Ali) e Ruth (Myha'la) e la tranquillità di qualche giorno fuori casa viene sconvolta dai due estranei che sono stati costretti a rientrare frettolosamente per via di un probabile un attacco informatico che forse sta mettendo in pericolo tutta la regione e forse l’intera società americana. Infatti, Clay si era già accorto della mancanza di linea al telefono e di internet: in pratica sono tutti isolati. Cosa sta succedendo? A ciò, nelle ore seguenti si verificano strani episodi come la mancanza di segnale TV, un branco di cervi che circondano la lussuosa abitazione, suoni assordanti che incrinano i cristalli delle finestre, una enorme petroliera si spiaggia sulla sabbia mentre loro e altre famiglie sono distese a prendere il sole, con lo spavento e un fuggi fuggi generale, e così via con altri fenomeni inspiegabili. Il nervosismo è tangibile, i sei non si conoscono e diffidano l’uno dell’altro, specialmente i Sandford rispetti agli Scott, dubitando della loro reale titolarità della proprietà. George, per tutti G. H., è una persona tranquilla e ragionevole e comincia a far rilassare Clay, al contrario della moglie che resta sospettosa. È lampante quanto i caratteri dei quattro adulti siano differenti.

Clay è un uomo che si lascia condizionare dalla moglie e senza la funzionalità dello smartphone e del GPS dell’auto, come ammette, si sente una persona “inutile”; G. H. è un esperto di finanza ed investimenti ed ha rapporti con persone ricche e politicamente influenti a cui fornisce consigli e consulenze; la giovane Ruth è sempre nervosa e non vede l’ora che il padre possa trovare una soluzione alla scomoda situazione, che, tra l’altro, li ha portati a sistemarsi nel piano seminterrato. Un caso a parte è Amanda, donna misantropa che si occupa di pubbliche relazioni e, a sentir lei, riesce a far vendere prodotti a gente che non vorrebbe comprarli. È in una delle sequenze finali che dice una amarissima considerazione sulla società moderna, egoista e isolata nella propria vita, una verità che fa riflettere e che riassume la contemporaneità sociale: “Ci freghiamo tutti a vicenda, continuamente, senza nemmeno accorgercene. Freghiamo ogni essere vivente di questo pianeta e pensiamo che vada bene perché usiamo cannucce di carta e ordiniamo pollo allevato a terra. E la cosa malata è che dentro di noi sappiamo che non inganniamo nessuno. Sappiamo che è tutta una bugia, un’illusione di massa che abbiamo accettato per aiutarci a dimenticare quanto siamo orribili in realtà.”. Forse l’intero film, che viaggia tra il thriller, l’horror, il mistery, la fantascienza politica e il dramma, trova qui l’assunto di fondo, la considerazione più triste e dolorosa.

Per giunta non c’è una via d’uscita, né nella filosofia del film né nella storia di Rumaan Alam prima e di Sam Esmail sullo schermo: i cervi sono minacciosi, New York comincia ad esplodere, gli aerei vanno giù in picchiata, la fuga (verso dove?) diventa impossibile da quando la strada principale è totalmente bloccata da una fila infinita di Tesla elettriche (ciao, Musk!) l’una tamponata dall’altra e continuano ad arrivare e schiantarsi su quella già ferma davanti. Un incubo sì, ma reale. Chissà chi sta sabotando tutto: coreani? cinesi? o forse arabi, a leggere i volantini caduti a pioggia dal cielo. Oppure, e questo è il sospetto del riflessivo G. H., a cui un amico, uomo potente dei servizi di sicurezza americana e di cui è consulente finanziario, ha confidato che esiste una teoria, manovrata da forze interne, basata su tre fasi per rovesciare il Paese: l’isolamento, il caos, il colpo di stato. È ciò che sta accadendo? E se speri che ti possa aiutare l’amico di sempre, nel caso il Danny di Kevin Bacon, che abita non lontano, stai fresco, perché quando questi ti accoglie con il fucile automatico, notoriamente in dotazione ad ogni buona famiglia americana, il discorso finisce presto. La filosofia è la solita: mors tua vita mea. Ma come, sono io, non mi riconosci? Oh, ma che fai? Lo stupore di G. H..

Complottismo, o addirittura complottismo apocalittico, totale assoggettamento agli strumenti informatici anche di intrattenimento, paura del futuro, disgregamento sociale, terrorismo internazionale, dipendenza dalle informazioni anche inaffidabili, orientamento manovrato che influenza gruppi di opinionisti per mantenere o sovvertire il potere politico. Questi i fattori che condizionano oggi il pensiero della gente comune (ricca, borghese e povera) e che ritroviamo qui in dosi differenti: c’è tanta carne sul fuoco di Sam Esmail e la griglia è solo una, difficile venirne fuori, un po’ come per i personaggi a trovare una via d’uscita. Probabilmente, almeno a livello psicologico, si può evadere solo se hai una passione che non ti dà pace, come la piccola Rose, il cui unico interesse (una vera mania) è sapere come va a finire l’ultimo episodio di Friends. E quando, infatti, per nulla spaventata di vagare da sola nel bosco, scova un’altra villa da ricchi con tanto di bunker abbondantemente provvisto di cibo, comfort e una videoteca fornitissima, trova il DVD che la farà felice. Lei saprà come va a finire la mitica serie ma noi non sapremo mai come va a finire il film e resteremo inebetiti a guardare soltanto il viso soddisfatto della ragazzina. Più di due ore per…?

Forse questo Sam Esmail credeva di cavarsela e farsi bello con le piroette della macchina da presa che ruota l’immagine di 90 gradi, estrapola, sale su come Google Maps, oppure con l’immancabile drone, Ma non si fa così il cinema, perbacco! E dire che disponeva di un cast superlativo, in cui sono tutti all’altezza della loro fama: ottima come sempre Julia Roberts, che se con l’età non è più la fulgida donna di una volta migliora continuamente come interprete, Ethan Hawke perfetto come persona indecisa e ansiosa, la flemma di Mahershala Ali è un miracolo di recitazione, Kevin Bacon poco giudicabile per la brevità della presenza ma in sintonia con un personaggio ruvido e dalle maniere spicce come lui sa fare. Chi mi ha impressionato è (per me sconosciuta) la bravissima Myha'la, giovine attrice di carattere e di puntigliosa interpretazione. A maggior ragione ci si chiede come mai questo notevole cast in questo film decisamente modesto e la risposta è semplice: anche se vede come produttori, anche esecutivi, nomi di primo piano come il regista, la stessa Roberts e i coniugi Obama e tanti altri, tra loro primeggia un nome magico, Netflix. È, cioè, un prodotto studiato e programmato per una piattaforma dedita a questo tipo di cinema, facilmente fruibile, come tanti altri film destinati allo streaming. Poco tempo in sala e poi incasellati nelle lunghe liste da cui scegliere.

Si poteva fare di meglio, sicuramente sì. Perlomeno si salva, e teniamola a mente, la riflessione autoaccusatoria di Amanda, in cui ammette le sue mancanze personali e quelle della società moderna e tecnologica.

E come finisce, quindi?


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