Il ragazzo dai pantaloni rosa (2024)
- michemar
- 1 giorno fa
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Aggiornamento: 7 ore fa

Il ragazzo dai pantaloni rosa
Italia 2024 dramma biografico 1h54’
Regia: Margherita Ferri
Soggetto: Teresa Manes (Andrea. Oltre il pantalone rosa)
Sceneggiatura: Roberto Proia
Fotografia: Martina Cocco
Montaggio: Mauro Rossi
Musiche: Francesco Cerasi
Scenografia: Veronica Rosafio
Costumi: Giorgia G. Maggi
Samuele Carrino: Andrea Spezzacatena
Claudia Pandolfi: Teresa Manes
Sara Ciocca: Sara
Corrado Fortuna: Tommaso Spezzacatena
Milvia Marigliano: nonna Imma
Andrea Arru: Christian Todi
TRAMA: Appena dopo aver compiuto 15 anni, il 20 novembre 2021 Andrea Spezzacatena si tolse la vita. Fu il primo caso in Italia di bullismo e cyberbullismo che portò al suicidio di un minorenne.
VOTO 6,5

Se viene spontaneo riflettere prima sul contenuto e poi sulla fattura e la qualità del film vuol dire che il primo è preponderante e che ha inciso maggiormente sull’emotività del momento in cui è stato recepito dal pubblico. Ad iniziare da me, avendo guardato il film con il solito atteggiamento di osservatore e in procinto di scriverne. Ma la reazione alla reale vicenda ha preso il sopravvento sulla posizione di spettatore e mi ha non solo indotto ad amare considerazioni sociali ma anche a mettere da parte momentaneamente quelle artistiche. La vicenda accaduta al povero Andre Spezzacatena e di riflesso alla sua famiglia, a maggior ragione alla mamma che ha tanto sofferto, è disarmante e sconsolante, ancor più se si legge cosa è successo alle prime proiezioni del film al fine di far giungere a quanta più gente possibile il messaggio significativo dell’opera e del libro scritto dalla signora.
È accaduto infatti che in occasione della proiezione nella sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma dedicata alle giovani generazioni, “Alice nella Città”, ci sono state delle reazioni abominevoli da parte di alcune persone, oltre a insulti omofobi da parte di una scolaresca presente. Cosa che non ha fatto altro che confermare la riprova di quanto fosse necessario fare un film di questo tipo, perché il bullismo omofobico esiste e fa parte della vita dei ragazzi. Per fortuna, alla fine si son sentiti solo applausi, viste lacrime e abbracci tra i presenti. Per fortuna, perché gli episodi negativi si sono ripetuti ancora e altrove, come ad esempio la polemica di un gruppo di genitori a Treviso, dove madri e padri si sono opposti alla decisione di una scuola media di portare gli alunni alla visione al cinema. A questo punto vien da chiedersi dove si sta sbagliando e quali azioni efficaci sono da intraprendere affinché soprattutto i giovani siano capaci di esaminare bene il problema e cambiare mentalità. Quanto tempo sarà necessario per tutto ciò? Come è possibile che il film, invece di coinvolgere positivamente i giovani e i loro genitori, incoraggi comportamenti e reazioni avverse e aumenti gli insulti? È incredibile!
La regista Margherita Ferri è al suo terzo lavoro nel cinema, dopo la regia di Zen sul ghiaccio sottile e la scrittura del più noto The Nest, ed una serie di cortometraggi, serie TV, documentari. Ha scelto di farci condurre nella visione da una voce fuori campo e invece di porre quella della mamma Teresa Manes (Claudia Pandolfi), autrice del libro che ha fatto conoscere a tutti la triste storia del figlio, ha preferito la voce del giovane protagonista per far sì che a parlare e a raccontare tutto sia direttamente lui, Andrea Spezzacatena (Samuele Carrino). Egli narra tutto quanto in prima persona post mortem, una scelta che ricorda quella che caratterizza la Susie Salmon del terribile (ma bellissimo) Amabili resti. A qualcuno avrà anche ricordato il Joe Gillis di Viale del tramonto ma io ne resto lontano perché quella è tutt’altra storia e altro genere.
“È stato il 20 novembre 2012 il giorno in cui si suicidò mio figlio. Scelse di lasciare dondolare il suo ultimo pensiero, senza peso. Legando il suo collo a una sciarpa; l’altro nodo stretto a una scala. Nessuna condanna, nessuna spiegazione, nessuna pena espressa”, si legge tra le pagine del volume, scritte dalla mamma. Fu la fine di un lungo periodo di offese, denigrazioni, scherzi di cattivo gusto, prese in giro, di speranze vanificate, illusioni, di mancate amicizie che sembravano vere ed invece erano illusorie e di convenienza, specialmente da parte dei un compagno di scuola, il solito “fighetto” che piace alle ragazze, di famiglia benestante, bello, vanitoso, capobranco, ripetente senza voglia di studiare, Christian (Andrea Arru), giovanottino che più volte aveva attirato l’attenzione di Andrea per farselo amico al solo scopo di ottenere aiuto nei compiti a casa e in classe ma ripudiarlo alla prima occasione per dileggiarlo con i suoi compari.
Andrea era un adolescente educato e studioso, educato e affezionato, ma in primo luogo sofferente per i continui litigi dei genitori Teresa e Tommaso (Corrado Fortuna) che portarono al divorzio, causa principale di tristezza e sconforto per lui, che però, con l’aiuto dell’affetto soprattutto della mamma, sapeva superare i momenti difficili, trovando anche aiuto fuori casa nella sincera amicizia di Sara (Sara Ciocca), un compagna di classe con cui era in piena sintonia, ma anch’ella, come le altre, sospiranti al passaggio del bellimbusto. Lei era l’unica vera àncora di salvataggio nei momenti peggiori, quando lo insultavano per la sua timidezza e per quella educazione che loro non conoscevano. A rovinar tutto fu l’episodio che poi ha dato il titolo all’intera vicenda, al libro della mamma e al film: il regalo materno di jeans rossi, che, una volta lavati, restarono smacchiati virando al rosa (colorando anche il resto della biancheria), ma che lui volle in ogni caso indossare per andare in giro e a scuola. Facile immaginare come fu preso in giro, unito al fatto, fidandosi del falso amico, di avergli confidato l’episodio di enuresi notturna causato dalle tribolazioni familiari. Spezzacatena era diventato Checcacatena.
La circostanza dei pantaloni rosa, se vogliamo, non è neanche il particolare più eclatante ai fini del bullismo che Andrea doveva sopportare, ma fu solo l’ennesima occasione per dare spunto al branco per dileggiarlo. Era addirittura stata creata una pagina social per insultarlo, pagina scoperta dalla mamma solo dopo il tragico evento, avvenuto qualche giorno dopo aver compiuto i suoi 15 anni con tanto di festa e torta nel luna park del quartiere. La trama è semplicemente l’alternarsi tra la situazione difficile in famiglia, l’amore della mamma, il bullismo dei compagni e i bei momenti trascorsi con Sara, ma soprattutto i vari casi di offese e scherzi pesanti, come quello culminato nella festa di fine anno scolastico. Povero Andrea, come deve aver sofferto per giungere al gesto estremo per mettere fine alla sua breve vita! La trama e la regia, quindi, non cercano tragicità, non puntano a sconvolgere, ma vanno avanti cercando di caricare un pathos che è già dentro e la regista bene fa a non caricare più di tanto le circostanze. Tant’è che il film termina con l’ultimo abbraccio del ragazzo con la madre: la morte è fuori dallo schermo e dalla trama, che altro non è che il tragitto che Andrea percorreva in discesa pericolosa provando a frenare con tutte le sue innocenti forze, che erano però insufficienti in confronto alla feroce e psicologicamente violenta derisione a cui era continuamente soggetto. Solo qualche momento di disforia rovinava le sue giornate che preferiva trascorre o con la cara Sara o da solo, con le cuffiette nelle orecchie per isolarsi e non ascoltare gli “amici” che passavano vicino.
Come dice giustamente Margherita Ferri: “Si tratta di una materia difficile da maneggiare, perché comunque il finale tragico della storia è inevitabile, avremmo tanto voluto cambiarlo. Il film è costruito come un tributo alla vita di Andrea Spezzacatena e, nonostante l’esito drammatico, la sua storia può aiutare qualcuno oggi a parlare o a iniziare un dialogo sul tema del bullismo, e in particolare di quello omofobico, che purtroppo è ancora molto presente, soprattutto sui social. Il soggetto, scritto da Roberto Proia, anche sceneggiatore, si ispira al libro di Teresa, che è stata infatti contattata e ci ha raccontato tantissime cose, ma se ne discosta anche: quello era il punto di vista della madre, mentre il film assume la prospettiva di Andrea.” Questo modo di raccontare il film viene evidenziato dal fatto che il protagonista è sempre inquadrato in modo che possiamo seguirlo in ogni occasione e luogo, affinché ogni spettatore possa adottare il punto di vista di chi subisce il bullismo, di chi ha una percezione diversa di scherzi, battute, prese in giro che accadono a scuola. E non solo, perché questa forma psicologica violenta avviene anche da grandi, in altri ambienti, di lavoro, di hobby, perfino (perché no?) in politica.
Il giovanissimo Samuele Carrino se la cava egregiamente e Sara Ciocca è apparsa sicura anche per via della sua già notevole esperienza (vista e annotata in Nina dei lupi), ma la regina del set è Claudia Pandolfi, attrice che si è buttata anima e corpo nel progetto e lo si nota chiaramente. Interpreta con passione il personaggio della mamma che le è rimasto addosso fino a portarla in giro per spiegare il film nei luoghi adatti a farlo vedere ai giovani e parlare dell’angoscioso problema.
Dal punto di vista artistico – in fondo è “anche” un film – resta comunque inferiore al contenuto, al forte messaggio che porta intrinseco, essendo questo molto più importante dell’opera. Comunque, notevolissimi gli intenti, nobile lo scopo, quindi senz’altro da vedere e far vedere affinché se ne parli e faccia aprire la mente e gli occhi alle persone che non capiscono la gravità e non vedono l’evidenza, aggravato dal fatto che purtroppo questo non è stato un caso isolato: ce ne sono stati tanti, sempre troppi e quello di Andrea è solo il primo caso noto in Italia di suicidio di un minorenne causato da bullismo. Solo il primo reso noto, non il primo in assoluto e neanche l’ultimo.
Doveva essere ed è un coming of age, ma l’epifania di Andrea non si è potuta realizzare compiutamente, poverino.
Ma la mia domanda e la mia perplessità restano: perché alle proiezioni i giovani hanno rivolto ancora insulti? Perché i genitori si erano opposti alla visione? Questa gente mi fa ribrezzo.
Riconoscimenti
David di Donatello 2025
Candidatura miglior sceneggiatura adattata
Candidatura David Giovani
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