Il segreto di una famiglia (2018)
- michemar
- 16 apr 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 20 mag 2023

Il segreto di una famiglia
(La quietud) Argentina 2018 dramma 1h57’
Regia: Pablo Trapero
Sceneggiatura: Pablo Trapero, Alberto Rojas Apel
Fotografia: Diego Dussuel
Montaggio: Alejandro Brodersohn, Pablo Trapero
Scenografia: Luz Tarantini
Martina Gusmán: Mia
Bérénice Bejo: Eugenia
Graciela Borges: Esmeralda
Joaquín Furriel: Esteban
Édgar Ramírez: Vincent
Isidoro Tolcachir: Augusto
Noemí Sayago: Raquel
TRAMA: Dopo anni di assenza e in seguito all'ictus del padre, Eugenia torna a La Quietud, la tenuta di famiglia vicino Buenos Aires dove si ricongiunge con la madre e la sorella. le tre donne sono così costrette a confrontarsi con i traumi emotivi e gli oscuri segreti del loro passato, vissuto sullo sfondo della dittatura militare. Vecchie gelosie tornano allora alla luce, amplificate dalla sconvolgente somiglianza fisica tra le due sorelle.
Voto 6,5

Abbiamo conosciuto Pablo Trapero tramite il suo buon film di successo Il clan (recensione), storia biografica dei famigerati Puccio, la famiglia di sequestratori protetta negli anni ‘80 dalla dittatura militare nella neonata democrazia argentina e adesso rieccolo parlarci di un’altra famiglia, quella (più normale, per fortuna) di un notabile del luogo e proprietario terriero che alloggia in una hacienda (La Quietud, per l’appunto, come il titolo originale), storia che si divide fra l’Argentina e Parigi, anche se tutto quello che si vede avviene in Sudamerica. E ancora una volta abbiamo a che fare con una vicenda che riguarda quel terribile e sanguinario periodo del regime militare e dittatoriale.

Il segreto invece del titolo italiano è ciò che cova sotto la apparente quiete familiare. Riguarda la storia di Eugenia, una giovane donna che, dopo anni di assenza, richiamata in patria per un grave malore che ha ridotto in coma il padre, fa ritorno nella fattoria di famiglia dove rivede la madre Esmeralda e la sorella Mia. Le tre donne sono così costrette durante la loro convivenza a confrontarsi con i traumi emotivi e gli oscuri segreti del loro passato. Tra i rimpianti, le recriminazioni a lungo taciute e i sentimenti sofferti vengono alla luce i problemi in seno familiare mentre la celata gelosia tra le due sorelle si intensifica a causa della loro inquietante somiglianza fisica e del loro rapporto che sfiora il torbido. Quello che infatti si nota nell’intreccio giocoso dei corpi seminudi in una scena iniziale è la notevole rassomiglianza tra le due, talmente forte che in alcuni frangenti non si distinguono con precisione.

Sin dalle prime sequenze ci si accorge che la complicità affettiva tra le due sorelle Mia e Eugenia è fortissima e il loro ricongiungimento le fa tornare quasi bambine, ricordando i bei tempi passati, le birichinate, i primi impulsi sessuali condivisi. Anzi è proprio nel primo pomeriggio che passano assieme dopo dieci anni, sul letto inondato dal sole pomeridiano, le due scherzano e sorridono al pensiero delle esperienze giovanili, giocando anche con piccoli gesti, rifacendo le carezze di allora e azzardando perfino qualche scherzo erotico. È il primo segnale che il regista e sceneggiatore ci lancia per farci immergere nell’atmosfera di questa strana e complicata storia familiare dal forte sapore latino. Il corpo inanimato del patron Augusto giace in una camera con tanto di infermiera e macchinari per tenerlo artificialmente in vita, separato da quella che invece nella enorme villa immersa nella campagna argentina continua come se nulla stia succedendo. In verità le tre donne che la abitano hanno diversi approcci con la grave situazione creatasi.

Esmeralda, la moglie di Augusto e padrona di casa, ha un atteggiamento anomalo, tra l’esteriorità ufficiale che esterna una contenuta preoccupazione per le condizioni del marito e l’affetto per le figlie, specialmente per quella appena rientrata. Per il resto non si degna minimamente di entrare nella stanza dove giace il marito, come per evitare di guardarlo. Ha ereditato immediatamente il comando della famiglia e della casa, ha un carattere volitivo e dirige con decisione le operazioni casalinghe e la numerosa servitù.
Mia è quella che soffre di più per l’enorme affetto verso il padre e non sopporta l’idea che lo possa perdere così tragicamente, per quanto in età così avanzata. È attraente, espansiva, ma risulta presto all’occhio dello spettatore che il rapporto con la madre non è idilliaco e nasconde a fatica qualche crepa di vecchia data.
Eugenia è la più semplice, lo si nota presto, è la più aperta e sembra non avere occhi che per l’amata sorella, a cui non nasconde la felicità della vita parigina ma anche la forte nostalgia per la terra natia. Ma l’eccitazione che solleva quando confida di essere incinta del suo uomo Vincent copre ogni altro sentimento e la reunion assume il carattere della celebrazione e della festa, mentre il padrone di casa è sempre nel suo letto aiutato dalla respirazione artificiale.

I tre comportamenti differenti delle donne andrebbero spiegati ed è su questo, e con lo sviluppo della trama, che punta l’attenzione e la camera da presa del regista. È così che vengono a galla antichi segreti, che chi ne è a conoscenza fa finta di dimenticare, di non ricordare con esattezza, preferisce tenere sepolti in fondo alla mente. Ricordi che è meglio per tutti che rimangano chiusi in una borsa di pelle. Prove inconfutabili del passato di Augusto molto vicino al regime militare e motivo della protezione ricevuta, sia in patria che specialmente all’estero, proprio in quella Parigi ove adesso Eugenia risiede all’oscuro di tutto. Ugualmente ne è anche la bella Mia, che scoprirà con suo enorme disagio la verità sulla sua venuta al mondo e dei colpevoli silenzi della madre, oltre alla grave confessione affettiva di quest’ultima che conclude la scena madre del film. Quello che firma Pablo Trapero è un vero mélo di stampo classico, in cui non manca alcun elemento per questa classificazione: confessioni di mancato amore e di tradimenti, di sentimenti condivisi per lo stesso uomo, colpevoli silenzi su segreti nascosti per decenni, gravidanze isteriche, litigi al limite del sopportabile, genitori e figli che si rinfacciano aspramente dissapori inaspettati. C’è di tutto e forse anche di troppo. Serviva un dosaggio adeguato, anche nell’accavallarsi delle rivelazioni, ed invece il regista argentino sceglie di inondarci nel melodrammatico, giocando nel contempo con virtuosismi con la macchina da presa.

Chi la fa da padrona in alcune sequenza è la messa a fuoco che varia a seconda dei soggetti che Trapero vuole mettere in risalto: succede così nel su raccontato pomeriggio delle due sorelle, a cui il regista dedica particolare cura nell’inquadrarle, quasi come per intromettersi nel loro gioco sensuale. Eccolo quindi sfocare sulla donna in secondo piano per far risaltare quella davanti, senonché invertire mostrandoci l’altra persino riflessa nello specchio accanto al letto, indugiando poi nei primi piani delle labbra, delle belle gambe di entrambe e semisnascondere ai margini dello schermo le mani intenzionate a indagare parti intime. Ovviamente non è un film erotico, siamo in ben altro campo, ci mancherebbe, ma il gioco iniziale forse gli serve solo per inquadrare quell’ambiente familiare così atipico, per poi affondare con tutta calma nel dramma sia sociopolitico dell’Argentina militaresca che in quello delle brighe familiari.

Molto brave le tre attrici, in primis Martina Gusmán, attrice non nota in Italia ma con molte frequentazioni in serie televisive in patria. Notevole anche la prova di un’altera Graciela Borges, anziana attrice argentina di lungo corso nel ruolo della mamma, mentre Bérénice Bejo è una affermata conoscenza del cinema europeo, francese in particolare, di cui forse pochi ricordano che è nata a Buenos Aires: recita molto bene il suo personaggio. Ci sono anche gli attori ma il film è prettamente una esibizione al femminile, per cui perfino il ben conosciuto Édgar Ramírez viene relegato in secondo piano, nel ruolo dell’uomo condiviso.
Pablo Trapero, in occasione della presentazione a Venezia 2018, lo spiega così: “È un film sull'universo femminile e sul rapporto tra sorelle. All'inizio della storia, Eugenia e Mia, le due protagoniste, sono molto simili ma, con il susseguirsi degli eventi, la somiglianza lascia spazio a percorsi diversi che porta le due donne a differenziarsi e a confrontarsi con l'inquietante passato dei loro genitori.”
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