Indovina chi viene a cena? (1967)
- michemar
- 15 feb
- Tempo di lettura: 4 min

Indovina chi viene a cena?
(Guess Who’s Coming to Dinner) USA 1967 dramma 1h48’
Regia: Stanley Kramer
Sceneggiatura: William Rose
Fotografia: Sam Leavitt
Montaggio: Robert C. Jones
Musiche: Frank De Vol
Scenografia: Robert Clatworthy
Costumi: Joe King
Spencer Tracy: Matt Drayton
Sidney Poitier: John Wade Prentice
Katharine Hepburn: Christina Drayton
Katharine Houghton: Joanna Drayton
Beah Richards: Mary Prentice
Roy Glenn: John Prentice Sr.
Cecil Kellaway: monsignor Mike Ryan
Isabel Sanford: Matilde Tilly Binks
Virginia Christine: Hilary St. George
TRAMA: Joey, figlia di un eminente giornalista di formazione liberale e della proprietaria di una galleria d’arte, durante un soggiorno alle Hawaii, conosciuto un uomo di colore, il dottor John Prentice, se ne è innamorata e lo vuole sposare. Superato lo sbigottimento iniziale, la madre appoggia pienamente la sua decisione, ma il padre, avendo presenti le innumerevoli difficoltà a cui la coppia andrebbe incontro per i persistenti pregiudizi razziali di una parte degli americani, è contrario.
VOTO 8

La pellicola diretta da Stanley Kramer rimane un’opera cinematografica significativa e di grande impatto sociale anche decenni dopo la sua uscita. Prima che la relazione tra i due giovani possa affrontare la società, l’operazione del regista punta ad esplorare innanzitutto le reazioni dei genitori di Joanna (Katharine Houghton), Christina (Katharine Hepburn) e Matt Drayton (Spencer Tracy), di fronte alla prospettiva di un matrimonio interrazziale. E sono due reazioni immediate differenti: la madre inizialmente è perplessa ma accetta la felicità della figlia, mentre il padre, un editore progressista, è combattuto tra le sue convinzioni e le preoccupazioni per le difficoltà che la coppia dovrà affrontare.
Il film offre uno spaccato delle tensioni razziali degli anni ‘60, ma lo fa con un tocco di umorismo che rende le reazioni dei personaggi sia interessanti che esilaranti. La presenza di John, un medico di fama, aggiunge una dimensione di complessità, mettendo in discussione i pregiudizi e le aspettative sociali. Non solo il film riflette il progresso sociale raggiunto nei decenni successivi, ma evidenzia anche quanto ancora ci sia da fare per superare le discriminazioni. Inoltre, con le sue interpretazioni straordinarie, specialmente quella di Spencer Tracy nel suo ultimo ruolo, e una sceneggiatura incisiva, resta una testimonianza potente e divertente dei cambiamenti sociali in atto.
Vai ad immaginare quali reazioni ci furono in certi ambienti alla visione di questo film! L’argomento non era mai stato trattato dal cinema prima di quel momento ed era ovviamente un campo minato: anzi, se in quegli anni il matrimonio misto non era un vero e proprio reato si andava vicino in molti Stati dell’Unione. Ma Stanley Kramer ebbe il coraggio di girarlo e William Rose, solito sceneggiatore del regista, ne stese una accattivante scrittura che fece e fa piangere ancora generazioni di spettatori e con l’aiuto e la presenza imponente di una coppia di attori-monumento di Hollywood ne scaturì un grande successo. La scena finale del discorso di Matt Drayton viene ricordata offuscata a causa dell’eccessivo lavoro delle ghiandole lacrimali di tantissime persone ma anche, purtroppo, per le sincere lacrime di Katharine Hepburn consapevole della imminente perdita dell’uomo della sua vita, Spencer Tracy, ormai praticamente in fin di vita.
Per Sidney Poitier, che era già un affermato attore, fu la definitiva consacrazione per questo bellissimo ruolo dopo i successi raggiunti per I gigli del campo (dove aveva vinto l’Oscar) e La calda notte dell’ispettore Tibbs, e come in quest’ultimo film, un uomo di colore veniva finalmente accettato come uomo e basta.
Fu un trionfo per il messaggio di liberalismo sociale e per i riconoscimenti ricevuti.
Ma non si può evitare di osservare che comunque il film è profondamente influenzato dal contesto storico degli anni ‘60 negli Stati Uniti, un periodo caratterizzato da significativi cambiamenti sociali e politici. Negli anni ‘60, il Movimento per i Diritti Civili negli Stati Uniti stava lottando per l’uguaglianza razziale e contro la segregazione. Leader come Martin Luther King Jr. stavano guidando marce e proteste: il film riflette queste lotte. Nel 1967, la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva emesso una storica sentenza nel caso “Loving v. Virginia” (si ricordi il film Loving – L’amore deve nascere libero), dichiarando incostituzionali le leggi che proibivano i matrimoni interrazziali. Quegli anni furono anche un periodo di grande fermento culturale, con movimenti giovanili che sfidavano le norme tradizionali e promuovevano idee di libertà e uguaglianza e di certo il film cattura questo spirito di cambiamento, mettendo in discussione i pregiudizi razziali e promuovendo un messaggio di tolleranza e accettazione. Nonostante i progressi del Movimento e i tanti anni trascorsi, il razzismo e la segregazione sono ancora diffusi in molte parti degli Stati Uniti e il film riflette e risponde ai cambiamenti sociali e politici, offrendo una critica potente e commovente dei pregiudizi, promuovendo un messaggio di uguaglianza e amore universale.

Riconoscimenti
Premio Oscar 1968
Migliore attrice protagonista a Katharine Hepburn
Migliore sceneggiatura originale
Candidatura miglior film
Candidatura migliore regia
Candidatura migliore attore protagonista a Spencer Tracy
Candidatura migliore attore non protagonista a Cecil Kellaway
Candidatura miglior attrice non protagonista a Beah Richards
Candidatura migliore scenografia
Candidatura miglior montaggio
Candidatura miglior colonna sonora
Golden Globe 1968
Candidatura miglior film drammatico
Candidatura migliore regista
Candidatura miglior attore in un film drammatico a Spencer Tracy
Candidatura miglior attrice in un film drammatico a Katharine Hepburn
Candidatura miglior attrice non protagonista a Beah Richards
Candidatura miglior attrice debuttante a Katharine Houghton
Candidatura migliore sceneggiatura
BAFTA 1969
Miglior attore protagonista a Spencer Tracy
Miglior attrice protagonista a Katharine Hepburn
David di Donatello 1968
Miglior produttore straniero
Miglior attore straniero a Spencer Tracy
Miglior attrice straniera a Katharine Hepburn
(Osservate e ascoltate bene questo trailer. La voce limpida di Sidney Poitier, quella pacata e calda di Spencer Tracy, quella saggia ed emozionata della splendida Katharine Hepburn: io mi commuovo solo ad ascoltarli. Che epoca di attori!)
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