Io la conoscevo bene (1965)
- michemar
- 3 mag 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 28 dic 2024

Io la conoscevo bene
Italia/Francia/Germania 1965 dramma 1h55’
Regia: Antonio Pietrangeli
Sceneggiatura: Antonio Pietrangeli, Ruggero Maccari, Ettore Scola
Fotografia: Armando Nannuzzi
Montaggio: Franco Fraticelli
Musiche: Piero Piccioni
Scenografia: Maurizio Chiari
Costumi; Maurizio Chiari
Stefania Sandrelli: Adriana Astarelli
Nino Manfredi: Cianfanna
Ugo Tognazzi: Bagini
Joachim Fuchsberger: scrittore
Franco Fabrizi: Paganelli
Turi Ferro: commissario
Franco Nero: Italo
Jean-Claude Brialy: Dario Marchionni
Mario Adorf: Emilio Ricci
Enrico Maria Salerno: Roberto
TRAMA: Adriana parte dalla provincia per tentare il successo nella capitale. A Roma però non è facile trovare fortuna e a nulla portano le promesse dei numerosi conoscenti. Alla fine prevale la disperazione.
Voto 7,5

Era il 1965 quando Antonio Pietrangeli gira un film sulla fortuna che le belle ragazze cercano lasciando alle spalle i luoghi d’infanzia sperando in quel futuro che sognano fin da bambine e oggi ho l’impressione che nulla sia cambiato. Anzi, se allora era un film nei vecchi cinema o un rotocalco della parrucchiera che faceva sognare ad occhi aperti le ragazze, oggi basta fare zapping alla TV e ci sono almeno tre programmi contemporaneamente che pare dicano quanto sia facile (?) arrivare lì e diventare famose per un po’ di tempo e poi chissà.

Mi pare facile moralismo eppure succede davvero e succedeva anche in quella felice Italia del boom economico che ormai aveva quasi completamente dimenticato la guerra. Come Adriana, la bellissima ragazza di campagna, tanto bella quanto ingenua, tanto semplice quanto attraente per i tanti maschi che le si mettono a girare intorno mentre lei si affida a loro per “riuscire”. Non solo si renderà conto che così facile non è a Roma (allora come oggi), ma la delusione sarà cocente fino allo sgretolamento psicologico e alla rinuncia finale, quella più grave. Perché dalla delusione alla disperazione a volte il passo è brevissimo.


Film amarissimo, malinconico, senza speranze in uno scenario che di speranze ne offre a bizzeffe, evidentemente tutte di sabbia, di castelli di carte, di pura illusione. Mentre Pietrangeli compie il suo piccolo capolavoro, Stefania Sandrelli compie il vero salto nella carriera, sapendo trasmettere (ma è proprio una sua propria particolarità) il senso di ingenuità e nel contempo di seduzione: quel fisico strepitoso, quel viso magicamente ingenuo e provocante la porteranno a volare in alto, partendo da un balcone in una giornata luminosa romana.

Riconoscimenti
Nastro d’argento 1966
Miglior regista
Migliore sceneggiatura
Miglior attore non protagonista a Ugo Tognazzi
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