L’innocente
(L’innocent) Francia 2022 commedia 1h39’
Regia: Louis Garrel
Sceneggiatura: Louis Garrel, Tanguy Viel, Naïla Guiguet
Fotografia: Julien Poupard
Montaggio: Pierre Deschamps
Musiche: Grégoire Hetzel
Scenografia: Jean Rabasse
Costumi: Corinne Bruand
Louis Garrel: Abel Lefranc
Roschdy Zem: Michel Ferrand
Anouk Grinberg: Sylvie Lefranc
Noémie Merlant: Clémence Genievre
Jean-Claude Pautot: Jean-Paul
Yanisse Kebbab: camionista
TRAMA: Abel viene a sapere che la madre sessantenne sta per sposarsi con un uomo che si trova in prigione. Spaventato e convinto di dover evitare in ogni modo che ciò accada, si fa aiutare dalla sua migliore amica Clémence per cercare un modo per proteggere la madre da quello che ritiene un grave errore. Dovrà poi cominciare a ricredersi, quando farà conoscenza dell'uomo.
Voto 6,5
La quarta regia nei lunghi di Louis Garrel è una commedia prettamente francese (e come poteva essere altro?) che si tinge di noir-sentimentale a colori tenui senza invadere veramente il campo del giallo. Ne assume il ruolo, ovviamente, di protagonista un po’ ingenuo, un po’ tentennante, nel personaggio di Abel, il figlio di una signora ancora giovanile con tanta voglia di vivere, tanto di avere il vizietto di sposare ancora una volta un uomo che deve finire la condanna al carcere: è proprio il tipo di sbandato che la attira, come le altre volte.
Abel è un poeta trentaduenne (con scarso successo, visto che si campa facendo la guida in un acquario della città) che dopo la morte della moglie non si è più risposato né ha stretto legami che non siano quelli che lo portano a frequentare la migliore amica della compagna scomparsa, Clémence (Noémie Merlant) e a occuparsi della madre Sylvie (Anouk Grinberg). Questa, ex attrice e insegnante di teatro in un carcere, si è già sposata due volte con dei detenuti conosciuti nell’istituto e ora è intenzionata a rifarlo. Ma Abel non si fida completamente del suo nuovo patrigno, Michel (Roschdy Zem), innamoratissimo di lei eppure ancora troppo vicino ad amici potenzialmente pericolosi. Non si fida a tal punto che decide a pedinarlo (malissimo) per scoprire se ci si può fidare o meno. Le maldestre indagini del giovane lo porteranno a infilarsi in un ginepraio dal quale tutti usciranno come non avrebbero mai immaginato.
Il soggetto trae spunto da un particolare autobiografico dell’attore-regista, dato che sua madre aveva fatto esperienza come insegnante di laboratori teatrali nelle carceri francesi, ma ciò è solo l’espediente per inserire la conoscenza tra Sylvie e Michel. Infatti, la commedia è leggera, come da tradizione transalpina, ma sempre con lieve apprensione: inizialmente per la opinabile decisione della donna di mettersi seriamente con un carcerato, poi con lo sviluppo nella seconda parte del lato thriller, per via di una rapina di scatole di caviale iraniano che sta viaggiando a bordo di un camion guidato da un autista paranoico, che si ferma sempre allo stesso orario in un autogrill, mangia le medesime pietanze agli stessi orari, per poi ripartire allo stesso minuto delle altre notti, come un cronometro.
Siccome, alla fin fine, Abel si mette intesta di aiutare Michel – tirato dentro al colpo – per salvaguardare la madre, con l’appoggio decisivo della pimpante Clémence organizza una messinscena traballante e semicomica per raggiungere l’obiettivo del furto. Va da sé che il finale porta guai e felicità. E amore, finalmente.
La prima parte ondeggia tra l’intrattenimento e il serio, a causa delle fondate preoccupazioni del giovanotto, poi la seconda prende la piega del thriller ma solo per movimentare una commedia che vuole essenzialmente divertire. Se gli uomini si atteggiano a maschi di carattere, sono le donne che prendono in mano il timone dell’avventura. In particolar modo la bella e simpatica Clémence, piena di iniziativa e con un ruolo importante affinché la storia finisca con abbracci e baci. Spezzoni di film amari (Abel guidava l’auto al momento dell’incidente mortale per la moglie) e altri vivaci e anche dolciastri, esaltati da una buona fotografia e musiche adeguate. Il vero merito è comunque l’agilità e come al solito una sceneggiatura decente con dialoghi simpatici. Ma senza mai grandi pretese.
Louis Garrel è, nonostante l’ancora giovane età, un esperto attore che sta imparando l’arte della direzione del cast e non si può dire che non se la cavi; Roschdy Zem è nel frattempo divenuto uno dei migliori attori francesi e lo si può notare nella miriade di partecipazioni a film importanti e impegnativi di autori di primo livello; Anouk Grinberg è un vulcano di vivacità e simpatia; chi ne esce alla grande è indubbiamente la bella Noémie Merlant, che ha dalla sua un sorriso smagliante ed esuberanza che va a pennello con il suo personaggio.
Riconoscimenti
2023 - Premio César
Migliore attrice non protagonista a Noémie Merlant
Migliore sceneggiatura originale
Candidatura miglior film
Candidatura miglior regista
Candidatura migliore attore a Louis Garrel
Candidatura migliore attore non protagonista a Roschdy Zem
Candidatura migliore attrice non protagonista ad Anouk Grinberg
Candidatura miglior montaggio
Candidatura migliori costumi
Candidatura migliore musica
Candidatura miglior sonoro
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