L'ora più buia (2017)
- michemar
- 14 feb 2019
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 3 giorni fa

L’ora più buia
(Darkest Hour) UK/USA 2017 storico/drammatico/biografico 2h5’
Regia: Joe Wright
Sceneggiatura: Anthony McCarten
Fotografia: Bruno Delbonnel
Montaggio: Valerio Bonelli
Musiche: Dario Marianelli
Scenografia: Sarah Greenwood
Costumi: Jacqueline Durran
Gary Oldman: Winston Churchill
Kristin Scott Thomas: Clementine Churchill
Lily James: Elizabeth Layton
Stephen Dillane: visconte Edward Halifax
Ben Mendelsohn: Re Giorgio VI
Ronald Pickup: Neville Chamberlain
TRAMA: Appena eletto Primo Ministro della Gran Bretagna, Winston Churchill è chiamato ad affrontare una delle prove più turbolente e definitive della sua carriera politica: negoziare con la Germania nazista o rimanere fermo sulle proprie posizioni e continuare a combattere in nome degli ideali e della libertà della nazione. Mentre le inarrestabili forze naziste avanzano in tutta l'Europa occidentale e la minaccia di un'invasione pare imminente - con il popolo non preparato all'evenienza, un re scettico e il suo stesso partito a tramare contro di lui -, Churchill vive il suo momento più buio, quello in cui deve radunare intorno a sé l'intera nazione e tentare di cambiare il corso della storia mondiale.
Voto 7,5

L’opera dell’inglese Joe Wright è robusta, di sana costituzione, di certo impegnativa perché non è di certo un film di intrattenimento. Con l’ottimo Gary Oldman presente sulla scena quasi costantemente nei panni di un personaggio così importante nella Storia moderna, tratta delle settimane in cui l’Impero Britannico pressato e alle strette dall’avanzata tedesca doveva decidere se trattare con i nazisti tramite Mussolini (definito da Winston Churchill il “lacché” di Hitler) oppure resistere fino alla vittoria o alla definitiva sconfitta. Di conseguenza tutto il film riguarda i dubbi e i tormenti dello statista inglese sul da farsi, spalleggiato da una devota ed energica moglie (Kristin Scott Thomas) e in seguito inaspettatamente anche dal Re Giorgio VI (un Ben Mendelsohn stranamente non in un ruolo criminale) e con la graziosa Lily James nel ruolo della sua personale dattilografa.
Ovviamente azione zero, ma film fitto di dibattiti politici e militari e show personale di un omaccione burbero ma tenerone in cuor suo: film molto istruttivo e mai noioso, anzi. Molto interessante sicuramente, dominato da quell’uragano caratteriale e di volontà positiva del Primo Ministro Churchill, sempre sullo schermo, il film è una lezione di storia molto utile ad un ignorante medio come me, per lo meno per il fatto che ci mostra passo passo cosa successe in quei terribili giorni, e della decisione presa con tanta sofferenza. Perché, come dice lui, “Solo chi non cambia idea mai, non cambia mai nulla” ed inoltre e soprattutto “Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti.” Questa ultima frase rispecchia appieno il suo carattere sempre combattivo anche se scosso da forti dubbi e il regista ce lo mostra benissimo: due ore appassionanti, anche se impegnative.

Tutti pregi? Beh, forse la serpeggiante retorica che ogni tanto plana sulla narrazione, con qualche scena di compiacimento agiografico, con un’esaltazione della figura di questo grande personaggio che ha scritto veramente Pagine di Storia a volte può sembrare eccessiva. Ma come si fa a dipingere un uomo di tale portata senza cadere nella trappola della retorica? Capita anche ai più grandi (Clint ne vende a chili con i suoi eroi, mai asciutti). E poi si nota la mano di un regista che ha diverse volte narrato i romanzi celebri della letteratura inglese e quindi porta dietro di sé quella contaminazione che lo blocca nel mostrare i cittadini per quello che erano veramente: poveri e affamati. È vero che i bombardamenti tedeschi non erano iniziati, ma per strada si vedono solo passanti ben vestiti; è vero che è tutto ambientato nel centro di Londra, non vediamo i bassifondi, ma qualche segno delle difficoltà si poteva aggiungere. Questo particolare si nota ancora in una delle sequenze più significative dell’intero film: quella che si svolge nella metro di Londra, luogo che, da vero snob britannico, Churchill non aveva mai preso prima (e si vanta di non aver preso mai un mezzo pubblico). La sua “fuga” dall’automobile che lo conduce nei sotterranei dove si svolge buona parte del film e che ospitano i suoi segreti uffici blindati è dettata dall’urgente bisogno, che va maturando, di ascoltare la gente, le persone, i cittadini, coloro cioè che gli potrebbero far prendere la sofferta decisione: resistere fino alla morte e combattere strenuamente l’aggressore straniero o scendere a patti con loro, col diavolo insomma. Vuole la spinta definitiva, senza sentirsi assillato dagli altri eminenti politici del suo partito e del governo, mossi in maniera palese più da convenienze personali che da motivazioni patriottiche e per il bene del Paese. Il lungo colloquio con i viaggiatori che lo circondano nel vagone, intimiditi e affascinati dalla personalità che li ha colti di sorpresa, produce sensazioni forti nel Premier, che arriva alla sua definitiva conclusione e da lì non tornerà più indietro. E seppur con il dolore di un bonus pater familias, decide di sacrificare qualche migliaio di soldati per guadagnare il tempo necessario per salvare i 400 mila uomini bloccati a Dunkerque via mare.

È qui che il film di Wright si riallaccia all’affascinante Dunkirk di Christopher Nolan che così ne diventa una costola (non in senso diminutivo, sia ben chiaro) perché se nel porto francese avviene una gigantesca operazione spettacolare - descritta in modo magnifico da Nolan – qui è da ritenere più politica che militare e Wright ci descrive con estrema precisione tutto ciò che ne è stato a monte, nel parlamento inglese e nel turbolento governo (e nel partito, in cui nonostante tutto Churchill non era ben visto da tutti i suoi colleghi). Film descrittivo e politico, quasi didascalico, l’altro di azione e avventuroso; questo diplomatico e tortuoso nel cammino verso la decisione, l’altro pieno di umanità e cieca disciplina militare, con eroi (civili e non) in primo piano.
Opera di livello alto, quindi, e (fattore importantissimo per un giudizio globale) secondo me possiamo solo intuire la bravura un Gary Oldman troppo mascherato per capire il suo impegno e purtroppo doppiato (anche se bene ma sempre doppiato). Il mio giudizio sarà chiaro una volta vista la versione originale. Di certo si può notare la sua fantastica mimica facciale soprattutto nei primi piani, nella gestualità, nel modo di camminare, nella maniera in cui si agita e respinge i suoi amici-rivali. Burbero ma non troppo, dipinto come nelle favole in cui l’inavvicinabile si scioglie sempre davanti ad una donna umile e premurosa, come succede con Elizabeth Layton, la fedele dattilografa, diventata la seconda donna dell’uomo dopo colei che lo asseconda e lo esorta: la signora Clemmie. Kristin Scott Thomas è sì relegata in un secondo piano che le sta stretto ma la figura centrale non la si poteva oscurare con altri personaggi, giustamente.

Ambientazione perfetta, consona non solo ai tempi della storia ma anche ai film già nel carniere di Joe Wright, direttore ben predisposto ed esperto di storie in costume, definizione che si può anche usare in questa occasione, benché siano passati solo pochi decenni dagli eventi narrati. Perfetti i costumi, ottima la fotografia, anche se non so spiegarmi come mai l’austera ma tempestosa aula del Parlamento sia mostrata sempre così buia e poco illuminata, se non dal sole che arrivava dagli alti finestroni. In buona sostanza il film poggia tutto sulle spalle di Gary Oldman e sulla trama che stavolta possiamo chiamare Storia, ma la regia pur se all’altezza della situazione non è il miglior pregio del film, perdendo una grande occasione.

Riconoscimenti
2018 - Premio Oscar:
Miglior attore a Gary Oldman
Miglior trucco
Candidatura per il miglior film
Candidatura per la migliore fotografia
Candidatura per la migliore scenografia
Candidatura per i migliori costumi
2018 - Golden Globe:
Miglior attore in un film drammatico a Gary Oldman
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