La paranza dei bambini (2019)
- michemar
- 19 feb 2019
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 17 mag 2023

La paranza dei bambini
Italia 2019 dramma 1h45’
Regia: Claudio Giovannesi
Soggetto: Roberto Saviano (romanzo)
Sceneggiatura: Claudio Giovannesi, Roberto Saviano, Maurizio Braucci
Fotografia: Daniele Ciprì
Montaggio: Giuseppe Trepiccione
Musiche: Andrea Moscianese
Scenografia: Daniele Frabetti
Costumi: Olivia Bellini
Francesco Di Napoli: Nicola
Ar Tem: Tyson
Alfredo Turitto: Biscottino
Viviana Aprea: Letizia
Valentina Vannino: madre di Nicola
Ciro Vecchione: O Russ
Ciro Pellecchia: Lollipop
Mattia Piano Del Balzo: Briatò
Pasquale Marotta: Agostino Striano
Luca Nacarlo: Cristian
Carmine Pizzo: Limone
Aniello Arena: Lino Samataro
Roberto Carrano: Caminiello
Adam Jendoubi: Aucelluzzo
Renato Carpentieri: boss
TRAMA: Napoli 2018. Sei quindicenni vogliono fare soldi, comprare vestiti firmati e motorini nuovi. Giocano con le armi e corrono in scooter alla conquista del potere nel Rione Sanità. Con l'illusione di portare giustizia nel quartiere inseguono il bene attraverso il male. Sono come fratelli, non temono il carcere né la morte, e sanno che l'unica possibilità è giocarsi tutto, subito. Nell'incoscienza della loro età vivono in guerra e la vita criminale li porterà a una scelta irreversibile: il sacrificio dell'amore e dell'amicizia.
Voto 7

Dopo le affermazioni dei primi lungometraggi ma soprattutto dopo le ottime critiche di Fiore (recensione), Claudio Giovannesi torna a parlare di storie di ragazzi e ragazze e più esattamente di quel periodo non facile di crescita in cui quegli adolescenti vivono e affrontano la loro vita ai limiti della legalità e devono decidere se oltrepassare quel limite o restare al di qua del confine. Ben consci che andando oltre possono realizzare più comodamente i sogni che costano molto denaro: motorini, ragazze, divertimenti, fare cioè quello che vedono fare alla piccola e media delinquenza che spadroneggia nei vari quartieri di Napoli. È un momento delicato per loro - come per Daphne e Josh nel carcere minorile di Fiore– e stavolta in particolare per una compagnia di otto giovanotti ancora minorenni. Per affermarsi devono superare le difficoltà del loro quartiere, il Rione Sanità: sono armati di quella incoscienza che anima la loro giovinezza e tanta voglia di sfondare, sapendo che senza armi è più difficile, quando invece con una pistola, anche finta, è sufficiente per sentirsi potenti e quasi immortali. Ma così, noi sappiamo bene, non è.
È un passaggio cruciale vero e proprio per loro, perché vedono quel tragitto come una fase di maturazione del loro carattere e di affermazione nel tessuto sociale del quartiere e il fatto di essere indipendenti e di sentirsi alla pari dei rivali li esalta e li spinge quasi inconsapevolmente a compiere azioni che fino a quel momento sognavano soltanto come un videogioco. Ma sanno anche bene che i soldi guadagnati facilmente in quella maniera serviranno a non essere più cacciati dai negozi che vendono le Nike sognate e l’abbigliamento costoso. È il branco che, incoraggiandosi a vicenda e accettando come capo quello che sa imporsi con maggiore personalità, si esalta e si convince che quegli obiettivi li potrà raggiungere.

Il loro capo è Nicola, rivelatosi sin da subito con la stoffa del leader, che riuscirà a cucire alleanze e stabilire patti con altri piccoli o medi boss delle zone limitrofe per prendere “possesso” del Rione ma facendosi di conseguenza anche inevitabili nemici. Eppure sono ragazzi. Son ragazzi che credono e immaginano che così diventeranno uomini veri. Perché così hanno sempre visto, così son cresciuti, nel mito della gang che mette paura ai commercianti e spacciando la “roba” agli studenti. Il “pizzo” poi, come si vede dalla storia, è un’alternativa aggiuntiva e comoda, che se non utilizzata crea però almeno il rispetto da parte dei poveri negozianti sfruttati, sempre in balia del boss di turno. Il regista punta l’attenzione sulle loro prime rapine, il primo amore, le prime esperienze da uomini veri che ignorano, nell’eccitazione momentanea, la fragilità e l’inesperienza che vogliono nascondere. Mentre le mamme non vedono, non vogliono capire, anch’esse sono assuefatte a quella mentalità e quel modo di vivere. D’altronde le possibilità di lavoro mancano e i ragazzi neanche lo cercano: anzi se ci provano si rivolgono solo verso quello che dà facili guadagni. Spaccio e piccoli furti. E questi li offrono solo i capi malavitosi. Ma questo vuol dire soltanto camminare sul classico filo del rasoio dove tutto può succedere e in ogni momento della giornata e della nottata.
Con la camera da presa sempre a mano - sempre vicina ai ragazzi, come per carpirne ogni minimo afflato di ammirazione verso i capi affermati della zona, ogni esultanza derivante da una avventurosa prodezza riuscita, ogni gioia per questa vita “facile” - che li pedina in ogni spostamento a cavallo dei loro motorini, Giovannesi ci fa vivere soprattutto ogni sentimento e ogni reazione di Nicola, piccolo boss indiscusso nel gruppo. Il suo sguardo sveglio e intelligente puntato verso l’obiettivo da raggiungere, lesto a imparare il mestiere, Nicola è il piccolo grande protagonista, l’eroe negativo che mira a diventare un capo importante nella vita camorristica della città. È un leader nato, perché a quell’età ha già la visione strategica indispensabile e necessaria per agire ragionando, respingendo gli impulsi dovuti alla rabbia o alle contingenze delle situazioni. Lo si nota bene quando, prima di muoversi o dare ordini, prende qualche secondo per pensare e decidere il da farsi: sempre lucido e carismatico. Solo per una questione di amore, innamorato com’è della bella Letizia - la sua ragazza che però abita nei Quartieri dove è pericoloso che lui si faccia vedere - reagirà più per impulso che per ragionamento. Ma l’esistenza e il modo di (sprav)vivere per loro sono effimeri. Oggi va bene ma domani chi(o)ssà!

L’occhio attento di Claudio Giovannesi scruta bene questo mondo, cerca di coglierne ogni sfumatura, lasciando allo spettatore il compito di intuire dove si nasconde il malaffare, dal negoziante minacciato alla mamma preoccupata ma accondiscendente, dal pizzo alla benevolenza dei boss più potenti, dal pesce grosso a quello più insignificante, dalle case con arredamenti lussuosamente kitch alle feste di matrimoni con tanto di irruzione di polizia. Il regista studia questi giovanissimi, ben coadiuvato dalla bella fotografia del solito Daniele Ciprì e sostenuto dalla perfetta sceneggiatura scritta a sei mani con Maurizio Braucci e con l’autore del romanzo di base Roberto Saviano. È per questo che il film scorre veloce, come la vita dei ragazzi. Nicola invece è un interessante giovane, Francesco Di Napoli, sempre in primo piano, bravissimo e molto naturale nella recitazione, come del resto dimostra tutto il gruppo che ha debuttato agli ordini del regista.
Nicola, Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ, Briatò. Sono questi i nomi di strada dei sei giovanissimi che poi si alleano con altri due giovani che cercano di farsi largo nei vicoli: Agostino Striano e il suo fidato amico. Ma soprattutto sono quei sei i protagonisti, che già vediamo subito all’opera nell’incipit del film nella Galleria Umberto I nel tirar giù e trascinare via di notte il grande albero di Natale, gioco perverso che si ripete più volte ogni dicembre anche nella realtà. Lì, proprio lì dove avviene un altro regolamento di conti in una delle puntate della prima serie TV de L’amica geniale tratta dai romanzi di Elena Ferrante. In fondo, è un altro tipo di sfida quella di compiere scorrerie e sfidare gli avversari proprio nel cuore nobile della bella città partenopea: se vuoi dimostrarti forte devi andare fuori dai tuoi confini e farti notare. Nicola, Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ, Briatò, cosa sono? Sono piccoli pesciolini nel mare della criminalità organizzata, che nuotano credendosi squali ma che in fondo sono solo facile preda della pesca con la paranza in mano ai grandi capi. E si sa: la paranza finisce in frittura e si mangia ancora calda. Restano solo le lische.

Non è un film violento, non è un’opera che spaventa dal punto di vista scenico: è semplicemente e spaventosamente tutto vero, tutto realistico, perché è quello che la città partenopea vive quotidianamente. La lotta tra le gang che imperano nei vari quartieri è una lotta di sopravvivenza come in una giungla, dove il nuovo e giovane leone arrivato può prendere possesso del territorio almeno momentaneamente, fino al prossimo arrivo. Ma è anche la vittoria letteraria e socio-politica di Roberto Saviano, che è il cantore della Napoli di sempre.

2019 – Festival di Berlino
Orso d'argento per la migliore sceneggiatura
Candidatura per l'Orso d'oro a Claudio Giovannesi
2020 – David di Donatello
Candidatura miglior film
Candidatura miglior regia
Candidatura miglior sceneggiatura non originale
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