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La società della neve (2023)

Aggiornamento: 23 gen


La società della neve

(La sociedad de la nieve) Spagna/USA/Uruguay/Cile 2023 dramma biografico 2h24’


Regia: J. A. Bayona

Soggetto: Pablo Vierci (libro)

Sceneggiatura: Bernat Vilaplana, J. A. Bayona, Jaime Marques, Nicolás Casariego

Fotografia: Pedro Luque

Montaggio: Andrés Gil, Jaume Martí

Musiche: Michael Giacchino

Scenografia: Alain Bainée

Costumi: Julio Suárez


Enzo Vogrincic Roldán: Numa Turcatti

Matías Recalt: Roberto Canessa

Agustín Pardella: Nando Parrado

Tomas Wolf: Gustavo Zerbino

Diego Vegezzi: Marcelo Pérez del Castillo

Esteban Kukuriczka: Adolfo “Fito” Strauch

Francisco Romero: Daniel Fernández Strauch

Rafael Federman: Eduardo Strauch

Esteban Bigliardi: Javier Methol

Fernando Contingiani: Arturo Nogueira

Valentino Alonso: Alfredo “Pancho” Delgado

Felipe Ramusio: Diego Storm

Simon Hempe. José Luis “Coche” Inciarte

Luciano Chatton: Pedro Algorta


TRAMA: Nel 1972, il volo 571 dell'aeronautica militare uruguaiana - noleggiato per portare una squadra di rugby in Cile - si schianta su un ghiacciaio nel cuore delle Ande. Solo 29 dei suoi 45 passeggeri sopravvivono allo schianto. Intrappolati in uno degli ambienti più inaccessibili e ostili del pianeta, sono costretti a ricorrere a misure estreme per sopravvivere.


Voto 7,5

Prima annotazione, di natura storica.

Il film narra le reali vicende della terrificante disgrazia che viene ricordata come il “disastro aereo delle Ande”, per riferirsi all’incidente aereo avvenuto sulla Cordigliera del Sudamerica nel territorio del comune argentino di Malargüe, il 13 ottobre 1972 e ai drammatici avvenimenti che ne conseguirono conclusi con il salvataggio, dalle 45 persone partiti, dei sopravvissuti il 22 dicembre dello stesso anno. Nell’incidente e nelle settimane seguenti persero la vita in 29 e ne sopravvissero 16. Per portare la storia sullo schermo, il regista spagnolo Juan Antonio Bayona - catalano di Barcellona, fattosi conoscere con l’apprezzabile horror The Orphanage, ma conosciuto nel mondo dello spettacolo con il noto The Impossible, ma anche con il bel fantasy Sette minuti dopo la mezzanotte, seguito dal commerciale Jurassic World - Il regno distrutto, confermatosi quindi con prepotenza negli USA e ormai accreditato con i nomi puntati – è partito dal libro di Pablo Vierci.

Seconda annotazione, di natura letteraria e biografica.

Pablo Vierci è un acclamato scrittore e giornalista uruguaiano originario di Montevideo, ma anche cittadino italiano. È un autore, sceneggiatore e regista pluripremiato, i cui romanzi sono stati tradotti in moltissime lingue. Cominciò a scrivere il libro di riferimento nel 1973 per un motivo semplice e di legame affettivo: era stato compagno di scuola della maggior parte dei sopravvissuti del disastro aereo delle Ande. La ricostruzione nel libro e quindi nel film della lunga vicenda è minuziosa, appassionante, tragica, terribile sotto ogni punto di vista, ma profondamente umana come ogni storia di survival, come dicono gli anglosassoni, cioè strettamente di sopravvivenza, che, se portò per fortuna (ma soprattutto per volontà) alla salvezza di alcuni dei malcapitati, fu solo in conseguenza di una decisione difficilissima e straziante. Da quella dura realtà, il film, che cerca di mantenersi neutro relativamente ai giudizi umani ed etici.

Un gruppo di giovani affiatati, facenti parte della Old Christians Club (legata al Collegio Universitario Stella Maris di Montevideo), con una istruzione classica e cristiana, componenti di una squadra di rugby, felici, educati, credenti ed allegri – si direbbe una compagnia ideale – è felice ed entusiasta di un viaggio che lo attende perché, ben allenato dal loro pur giovane coach, deve recarsi in Cile per una partita che entusiasma al solo pensiero di parteciparvi. È stato deciso che partiranno dall'aeroporto Carrasco di Montevideo, appunto in Uruguay, con il volo 571 dell’aeronautica militare uruguayana (Fuerza Aérea Uruguaya) che siccome versava in difficoltà finanziarie aveva iniziato ad affittare alcuni dei propri aeroplani ed equipaggi per operare voli charter su diverse rotte interne e internazionali nel Sudamerica. Essi sono 41 tra atleti, amici e parenti, a cui si aggiungono 5 membri dell’equipaggio. Il velivolo impiegato è un Fokker/Fairchild FH-227D, ai cui comandi siedono due piloti militari di notevole esperienza, eppure… Eppure, accade che il volo, che per evitare le forti correnti sulle cime della Cordigliera correttamente non fa un tragitto diretto ma vola verso il sud per attraversare un avvallamento tra le cime, per poi riprendere verso il Cile a nord, non riesce ad evitare la punta di una montagna, forse (secondo alcune ipotesi della storia reale) a causa di una valutazione errata della posizione. Colpendola di striscio, l’aereo ricade pesantemente in un infossamento coperto abbondantemente di neve, facendo planare rovinosamente la parte principale della fusoliera con i passeggeri, ma sbattendo la cabina di pilotaggio oltre la cima successiva con la relativa distruzione e la morte dell’equipaggio.

Da quel momento inizia un infinito calvario di sopravvivenza tra i superstiti, di cui alcuni periscono per le ferite, altri per la fame. Si affaccia in questa drammatica situazione la necessità di sfamarsi con il poco che era nei bagagli, nella speranza che, una volta appurata la scomparsa del velivolo, le squadre dei soccorsi arrivino in loro aiuto. I giovani si guardano in faccia e cercano di rincuorarsi, facendosi coraggio con la fede e la fiducia di essere rintracciati in tempo in quella inospitale regione del mondo dove le condizioni climatiche – sta arrivando l’inverno – sono spietate. Appena fuori dall’abitacolo squarciato ci sono i corpi di chi non ce l’ha fatta e da questi e dalle valigie essi si accaparrano gli indumenti necessari per non congelare. Ma il nemico numero uno è la denutrizione e quindi il deperimento fisico che conduce alla morte certa, se non accade prima per ipotermia. Sono consapevoli di tutto ciò ma si fanno coraggio l’un l’altro, in particolar modo verso chi comincia a perdere le speranze dei soccorsi. I giorni e le notti, lunghi e vuoti, trascorrono inutili e le aspettative paiono disattese: urge prendere iniziative, come per esempio che qualcuno si avventuri oltre per cercare un modo di lanciare l’allarme e la posizione. Tentativi dettati dalla disperazione, perché oltre quella non c’è nulla. Tre di loro si avventurano e due superano difficoltà immani.

Per salvarsi occorre sopravvivere e per sopravvivere bisogna mangiare” e l’unico modo per farlo è convincersi della necessità disumana, tragica, inaccettabile di cibarsi del corpo dei cari amici e parenti che attorniano la carcassa sulla neve ghiacciata. A questo punto il film mostra chiaramente i due aspetti inequivocabili della tremenda storia. Un film di avventura spaventosa e di riflessione etica. Come giustamente osservano alcuni dei ragazzi, l’idea non è neanche minimamente da prendere in considerazione ma, come valutano altri, l’alternativa sicura è la morte per inedia. O si supera l’impedimento morale o si muore. Nessuno di noi, io che scrivo e voi che leggete, ammetterebbe mai di accettare la peggiore soluzione prospettata, ma non ci sono alternative. Quei sopravvissuti sono soli, abbandonati, in una delle zone più impervie della terra e dati probabilmente per deceduti dalle autorità di entrambi i Paesi. Numa, Roberto, Nando, Javier, Marcelo e tutti gli altri hanno un grande senso della fratellanza, dell’amicizia e soprattutto dell’altruismo e della generosità e quando il primo giovane fa sapere che, se dovesse morire prima degli altri, sarebbe contento di essere stato utile per la loro salvezza, ecco che i princìpi finora affermati cominciano a vacillare e se ne rendono conto. Inorriditi. Ma consapevoli.

Salvezza fisica (ma anche post-traumatica) e questione etico-morale: il dibattito che prima il libro biografico e poi il film (che non è il primo che ne parla: prima c’era stato Alive, del 1993 di Frank Marshall, con Ethan Hawke) lo espone con l’ovvia forma dei dialoghi e dei comportamenti dei personaggi e sia la buonissima regia, l’adeguato montaggio, le spettacolari riprese delle scene del tentativo dei due coraggiosi per chiamare aiuti e la eccellente sceneggiatura fanno sì che la visione spinge ad una compartecipazione non comune. Data la spaventosa disavventura di quelle persone, non si può fare a meno di partecipare alle loro preoccupazioni, di soffrire con loro e per le mancate sopravvivenze, di sperare – nonostante si conosca la storia vera e di cui ci si possa informare facilmente – che le svolte arrivino in modo più positivo e salvare passeggeri il più possibile. Ma soprattutto si può dibattere sull’utilizzo (brutto termine) della carne dei corpi senza vita. Il regista non fa altro che filmare senza favorire una parte o dare risposte. Che non possono arrivare da nessuno: bisogna solo essere nella situazione per capire e dover prendere una decisione. L’unica cosa certa è che quei 16 furono soccorsi (tutto merito dei due che giunsero faticosissimamente in una terra abitata) e furono trovati vivi perché si cibarono. Nessuna sentenza, né commento. Solo dolore per la sciagura e per le sofferenze fisiche e psicologiche di chi è deceduto subito, in seguito alle ferite e per fame, e di chi poi l’ha potuto raccontare. Solo dolore.

E il loro amico, Pablo Vierci, lo ha raccontato in un libro: La sociedad de la nieve.

Di certo J. A. Bayona conduce in porto il suo miglior lavoro, apprezzato un po’ dovunque e presentato dalla Spagna quale suo film alla corsa dei due premi più prestigiosi al mondo. Si starà a vedere, perché la concorrenza è spietata e gli altri sono ben più autorevoli. Il merito va riconosciuto ai tanti giovani attori che non conosciamo in Italia e che si sono rivelati ottimi interpreti. Anche a loro va il plauso per la riuscita del film. Duro, ma vero, verissimo e sufficientemente palpitante, perché succede anche questo e 50 anni fa la tecnologia (a proposito della sicurezza voli e della localizzazione dei dispersi) non permetteva di più.

Riconoscimenti

2024 – Premio Oscar

Candidatura al miglior film internazionale

2024 – Golden Globe

Candidatura miglior film in lingua straniera


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