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Maigret (2022)

Maigret

Francia/Belgio 2022 poliziesco 1h29’

 

Regia: Patrice Leconte

Soggetto: Georges Simenon (Maigret e la giovane morta)

Sceneggiatura: Patrice Leconte, Jérôme Tonnerre

Fotografia: Yves Angelo

Montaggio: Joëlle Hache

Musiche: Bruno Coulais

Scenografia: Loïc Chavanon

Costumi: Annie Perier

 

Gérard Depardieu: Jules Maigret

Jade Labeste: Betty

Mélanie Bernier: Jeanine Arménieu

Aurore Clément: Madame Clermont-Valois

Clara Antoons: Louise Louvière

Pierre Moure: Laurent Clermont-Valois

Bertrand Poncet: Lapointe

Élizabeth Bourgine: Irène

Anne Loiret: Madame Maigret

Hervé Pierre: dr. Paul

André Wilms: Kaplan

Philippe du Janerand: giudice

Jean-Paul Comart: Albert Janvier

Pascal Elso: avvocato

 

TRAMA: Una giovane ragazza viene trovata morta in una piazza parigina con indosso un abito da sera. Il commissario Maigret deve capire prima di tutto di chi si tratta: nessuno sembra averla conosciuta né ricordarla. Incontra successivamente una delinquente, che stranamente somiglia alla vittima, e in lui si risveglia il ricordo di un'altra scomparsa, più antica e più intima.

 

Voto 7



Quando noi italiani di una certa età sentiamo il nome di Maigret non possiamo non andare con il pensiero alla migliore rappresentazione che si ricordi, addirittura in campo internazionale: il caro Gino Cervi, interprete del mitico commissario della polizia parigina, fu senz’altro e in assoluto il migliore di tutti, tanto da ricevere i massimi elogi da parte dello scrittore che lo inventò e di cui scrisse tantissimo. Sono in totale 75 i romanzi con il commissario protagonista, scritti e firmati dallo scrittore belga Georges Simenon tra il 1930 e il 1972 e la TV italiana ne trasmise 16 sceneggiati per un totale di 35 puntate, con un enorme successo di pubblico. Per noi tutti, Maigret è Gino Cervi, lo straordinario interprete che lo rese noto a tutti, anche a chi prima non lo conosceva: la recitazione naturale, tranquilla, riflessiva, amante della pipa, del buon cibo e di un buon bicchiere (immortali le uova sode pescate dal bancone del bar che frequentava). Ovviamente non è stato l’unico, tanti altri lo hanno portato sul piccolo e grande schermo, da Pierre Renoir a Michel Simon, Rupert Davies, Charles Laughton, Jean Richard e specialmente per il pubblico francese indelebile il ricordo del grande Jean Gabin.



Torna così al cinema il bellissimo personaggio ad opera di Patrice Leconte con la prima collaborazione del grande (in tutti i sensi) Gérard Depardieu, incontro avvenuto dopo la rinuncia di Daniel Auteuil, inizialmente scritturato dal regista. Da tempo si parlava di un lavoro tra i due ma Leconte aspettava l’occasione giusta: “Ci eravamo già avvicinati, ma quando le cose devono essere fatte, vanno fatte. Non lo sapevo, ma Gérard Depardieu adora Simenon, sarà fantastico.” E così è andata. La scelta artistica da parte del regista è stata quella, nonostante il film sia stato girato soprattutto in studio, di non riproporre un’immagine troppo vintage del personaggio, ma piuttosto quella di rendere l’investigatore più vicino ad una sensibilità moderna e contemporanea. Dal suo canto, il direttore della fotografia, Yves Angelo, ha lavorato affinché anche la città, soprattutto notturna, offrisse il meglio con i suoi chiaroscuri, le ombre, le strade umide, il lungosenna, insomma quello che un qualsiasi lettore immagina quando legge i romanzi di Simenon.



Il bello e il malinconico di questo racconto è vedere un Maigret differente rispetto a quello che conosciamo solitamente: triste, di poche parole (quanti “Mmh…”), pensoso, preoccupato per la salute dopo aver fatto visita dal suo dottore che lo mette in guardia per mangiare meno, non bere più, smettere di fumare per non rischiare un male ai polmoni. Queste apprensioni lo rendono triste e prudente, malinconicamente laconico, ma come sempre molto attento ai particolari che osserva, che conserva nella memoria affinché possa con calma e a tempo debito ricostruire le vicende come un puzzle, mettendo ogni tassello al suo posto e risolvere il caso, che era iniziato – come da schema classico – nella maniera più misteriosa possibile.



Intorno agli Anni Cinquanta, infatti, a seguito di una chiamata anonima, il corpo di una giovane donna viene ritrovato in Place Vintimille, nel IX Arrondissement. La vittima indossa un abito da sera ma gli investigatori non hanno trovato nessun documento d’identità nella sua borsetta. Il commissario Maigret e i suoi uomini del “36, Quai des Orfèvres” (ricordate il film omonimo di Olivier Marchal sempre con Diepardieu?), quartier generale della Polizia Giudiziaria parigina, sono responsabili delle indagini e stanno cercando di scoprire l’identità della giovane e svelare le fila di questa vicenda criminale. Il giorno prima la giovane (che poi si scoprirà chiamarsi Louise Louvière) aveva noleggiato l’abito in una boutique locale e nonostante uno stato di salute un po’ cagionevole (come detto a proposito del suo medico), il commissario decide di seguire il caso molto da vicino e anche in modo intimo perché questo omicidio risveglia in lui il sentimento ricordo di una scomparsa dolorosa e più personale. Ci sono due momenti del film, che paiono alquanto indecifrabili ed invece chiari: il vago accenno ad una propria figlia, evidentemente morta (come quella suicida di Simenon) e l’ultima eloquente inquadratura in cui il commissario chiude gli occhi guardando l’immagine di una giovane attrice che gli ricorda una vecchia ferita dell’anima. In ogni caso, l’indagine si preannuncia difficile perché non ci sono indizi. Grazie al suo intuito, alla sua pazienza e al suo senso di osservazione, al suo desiderio di comprendere la breve vita di questa giovane morta, egli riuscirà a chiarire le ragioni di questo omicidio che si rivela particolarmente sordido. Di mezzo c’è una ex coinquilina della vittima, Jeanine Arménieu, il promesso sposo di questa e la madre possessiva di quest’ultimo (un omaggio a Aurore Clément): un quadro più che torbido, pur se rientrante nel quadro schematico tanto sfruttato al cinema e in letteratura, ma sempre efficace.



Lunga sarà la strada delle indagini, tanti i ritorni sui passi già percorsi, ma con l’aiuto della nuova giovane che Maigret ha preso a cuore, Betty, (ah, quanti rimpianti di quella figlia persa!), l’immenso acume dell’uomo ricostruisce lentamente gli avvenimenti, anche per merito del simpatico amico medico che effettua con allegria e senza retorica l’autopsia della defunta Louise: da lì si apre il ventaglio delle spiegazioni logiche che portano inevitabilmente alla soluzione del caso. E non solo. Anche a quello esistenziale della nuova arrivata Betty a cui dedica tutto l’affetto che un anziano può dare ad una figlia mancata, benché non uno stinco di santa. Poi, con lentezza, tornerà alla sua vita monotona di indagini e soluzioni di omicidi che solo una grande città come Parigi, può, purtroppo, offrire.



La bellezza del film sta in come Patrice Leconte sa costruire la corazza che caratterizza il corpaccio di Gérard Depardieu che consiste proprio nel personaggio di Maigret, che almeno ha la soddisfazione di ricevere notizie buone sul suo stato di salute: non è malato e potrebbe anche tornare a fumare la pipa, ma nella maniera corretta, non come fa il suo fedele vice Janvier: la sua, porca miseria, è una Magritte, (che simpatica citazione!) non va fumata come un sigaro ma con il “poc poc”, che diamine! “Ceci n’est pas une pipe!” (cit.).



E allora io mi chiedo: se è questo lo stato di forma di Gérard Depardieu, perché è parcheggiato ai margini della strada del cinema? È un immenso attore a cui non fa difetto né la pancia né il naso (non solo per il fiuto) per una maschera da personaggio tutto tondo, è un monumento ormai storico della cinematografia francese e non solo, e se è ancora così bravo, che gli si diano i ruoli a lui congeniali, come questo. Che poi per lui ci siano problemi di altro genere è un altro discorso.



Il film è bello, è classico – anche con qualche impronta moderna – e girato e interpretato molto bene. Ma essenzialmente basato su un personaggio storicamente ineccepibile, a cui, credo, siamo tutti affezionati.



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