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Miss Sloane - Giochi di potere (2016)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 6 mar 2019
  • Tempo di lettura: 5 min

Miss Sloane - Giochi di potere

(Miss Sloane) Francia/USA 2016, drammatico, 2h12'


Regia: John Madden

Sceneggiatura: Jonathan Perera

Fotografia: Sebastian Blenkov

Montaggio: Alexander Berner

Musiche: Max Richter

Scenografia: Matthew Davies

Costumi: Georgina Yarhi


Jessica Chastain: Elizabeth Sloane

Mark Strong: Rodolfo Schmidt

Gugu Mbatha-Raw: Esme Manucharian

Alison Pill: Jane Molloy

Michael Stuhlbarg: Pat Connors

John Lithgow: sen. Ron M. Sperling

Jake Lacy: Forde

Sam Waterston: George Dupont

David Wilson Barnes: Daniel Posner

Raoul Bhaneja: R. M. Dutton

Chuck Shamata: Bob Sanford

Douglas Smith: Alex


TRAMA: Nei piani alti della politica e del potere Elizabeth Sloane è la lobbista più ricercata e formidabile di Washington. Conosciuta allo stesso tempo sia per la sua astuzia che per la sua storia costellata di successi, ha sempre fatto tutto il necessario per vincere. Ma quando si scontra con l'avversario più potente di tutta la sua carriera, scopre che la vittoria può essere ottenuta solo ad un prezzo troppo elevato.


Voto 7,5


Chi è veramente Miss Elizabeth Sloane e cosa fa nella vita è sostanzialmente la stessa cosa. La sua professione è lobbista, tenendo presente che questo termine, che ascoltiamo ogni tanto, rappresenta un’attività che più o meno viene esercitata da sempre nella storia dell’uomo, perché in molte occasioni – vedi decisioni importanti per la collettività, per la politica, per l’approvazione di leggi, ecc. – capita inevitabilmente che qualcuno prema affinché si prenda la decisione o si adotti un determinato comportamento in un senso piuttosto che in un altro. È fatale e inevitabile che per esempio una legge favorisca una categoria o l’altra e quindi diventi subito interessante per un gruppo di operatori di un certo settore che il progetto vada avanti o venga fermato. Ecco che allora interviene, se l’occasione è ritenuta davvero importante, la lobby, cioè un gruppo di persone organizzate in maniera efficiente per influenzare dall’esterno le istituzioni preposte alla decisione.


Come esercitare queste pressioni è facile intuire che vengano utilizzati molti e differenti sistemi, che vanno dagli elementi immateriali o morali (la più “innocente” ma nello stesso tempo importante potrebbe essere la moral suasion) a quelli più materiali, in primis la corruzione tramite danaro o beni lussuosi. La gamma può essere varia e vasta, perché facilmente si può entrare nel campo del ricatto. Se l’organizzazione è costruita a dovere e ha pochi scrupoli si indaga nel passato della vita privata e pubblica delle persone da sottoporre alle pressioni e usare le notizie poco limpide per ricattarle e costringerle verso una certa direzione nella fase, per esempio, della votazione in parlamento.


Miss Sloane è una lobbista coi fiocchi, in tutti i significati: ha rinunciato alla sua vita privata, ha rifiutato di crearsi una famiglia, di abitare in una casa che sia un rifugio domestico, di stabilire legami affettivi. Ha rinunciato a tutto per essere totalmente indipendente e vincere in modo inesorabile ogni minima battaglia nella sua vita professionale: lobbista come missione, come affermazione della propria personalità, ogni vittoria un traguardo che la spinge ancora più in là. Impegnando totalmente le sue eccellenti qualità, dando il massimo delle sue possibilità, chiedendo ai suoi collaboratori il massimo dello sforzo e sfruttando al limite la loro disponibilità. Miss Sloane è intelligente, perspicace, molto preparata e con un carattere grintoso come un animale affamato. Fisicamente è una bellissima donna e per non mollare mai neanche un istante non disdegna prendere anche aiuti chimici: dormire vuol dire anche perdere tempo. Degli affetti ha saputo fare a meno, sostituendo quelli umani con distrazioni sessuali a pagamento, giusto per scaricare la tensione nervosa e metter un piccolo intervallo nella vita frenetica.


La sua vita professionale non conosce soste ed è molto cercata e richiesta nell’ambiente politico-industriale di Washington e non avendo mai scrupoli pur di raggiungere i suoi obiettivi trova sempre lavoro, ovviamente ottimamente retribuito. Ma tanto, cosa ne farebbe mai del denaro guadagnato se non si concede mai svaghi? E non si pone ovviamente mai problemi di natura morale: un carrarmato che travolge ogni ostacolo. Fin quando. Fin quando ha un sussulto morale (del tutto inatteso in verità) a proposito di una nuova proposta di legge riguardante il controllo della vendita delle armi, che noi sappiamo bene quanto siano accettate e detenute negli USA. Dicendo no alla potente lobby delle armi si trova in una difficile situazione che lei fino ad allora non aveva mai affrontato.


Si trova così a combattere contro l’avversario più potente che le sia mai capitato e intuisce che per vincere stavolta non bastano le solite strategie, più o meno lecite, che ha sempre utilizzato. Per vincere questa epocale personale battaglia sa che deve pagare un prezzo alto, deve forse perfino arrivare ad un compromesso ma soprattutto sa che deve ammettere pubblicamente qualcosa e rinunciare a un pezzo della propria vita.


La sceneggiatura di Jonathan Perera è efficacissima ma complicata come la trama: dialoghi su dialoghi, velocissimi come la vita di Elizabeth Sloane, un tour de force per lo spettatore, che inevitabilmente perde qualcosa: qualche critico ha parlato di trama farraginosa. Forse lo è, ma di certo è la storia in sé che è complessa e per giunta senza pause. Perfino le diverse sedute del processo celebrato nel Senato americano a suo carico, una volta che i potenti avversari l’hanno stanata e imbrigliata, richiedono il massimo della nostra attenzione. Ad alimentare la situazione da legal thriller contribuisce la poca trasparenza del senatore Ron M. Sperling che presiede le sedute. Il finale è da vero giallo, tutto da scoprire, davvero sorprendente.


Se il personaggio protagonista è di notevole spessore e impegnativo da interpretare vuol dire che è pane per i denti della solita e solida Jessica Chastain, implacabile in ogni tipo di ruolo che i vari registi decidono di affidarle. Lei è bella, con forte presenza scenica, rossa come sempre, elegantissima come una modella ma con una grinta da tigre. Basta osservarle le dita delle mani, con le unghie laccate con un colore rosso scuro che non preannuncia nulla di buono per l’interlocutore, collaboratore e avversario che sia: dita che paiono gli artigli di una bestia che non si deve stimolare. Jessica è ancora una volta meravigliosamente brava. Che le si dia un ruolo romantico o da battaglia per lei non cambia nulla, lei è sempre una delle migliori donne del cinema internazionale e il resto del cast gira solo attorno a lei. Tra gli altri mi piace notare ancora una volta la presenza di Michael Stuhlbarg, che sta diventando il comprimario sempre necessario in tantissimi film, in ogni tipo di personaggio, lo vedo sempre di più erede di quell’attore che per decenni abbiamo visto nelle file secondarie del cast ma sempre necessario e indispensabile, il bravissimo Tom Wilkinson. Ecco io lo vedo come suo successore, senza nulla togliere alla carriera dell’attore britannico a cui auguro tanti successi ancora. La regia di John Madden è apprezzabilissima, essendo il regista inglese un vecchio mestierante (nel significato più nobile) del cinema hollywoodiano e sa bene come condurre il film nei binari di una eccellente narrazione, mai rinunciando al ritmo infernale necessario per creare la giusta atmosfera dell’opera.


Qualcuno avrà storto il naso ma a me il film è piaciuto tanto, anche se per apprezzarlo ho dovuto vederlo due volte data la complessità delle vicende, che non sono solo tecniche. Nei frangenti più delicati la regia sa affrontare anche gli aspetti psicologici, umani e relazionali tra i personaggi di maggiore spicco, specialmente tra la Sloane e la fidata Esme Manucharian (la brava Gugu Mbatha-Raw): io al termine della seconda visione ero soddisfatto.


Ma soprattutto brava Jessica!



 
 
 

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