Monaco: sull'orlo della guerra
(Munich: The Edge of War) UK/USA 2021 dramma storico 2h3’
Regia: Christian Schwochow
Soggetto: Robert Harris (romanzo ‘Monaco’)
Sceneggiatura: Ben Power
Fotografia: Frank Lamm
Montaggio: Jens Klüber
Musiche: Isobel Waller-Bridge
Scenografia: Tim Pannen
Costumi: Frauke Firl
Jeremy Irons: Neville Chamberlain
George MacKay: Hugh Legat
Jannis Niewöhner: Paul von Hartmann
Sandra Hüller: Helen Winter
Liv Lisa Fries: Lenya
August Diehl: Franz Sauer
Jessica Brown Findlay: Pamela Legat
Anjli Mohindra: Joan
Ulrich Matthes: Adolf Hitler
Mark Lewis Jones: Sir OsmundCleverly
Alex Jennings: Sir HoraceWilson
TRAMA: In occasione della Conferenza di Monaco, dove Hitler incontra il Primo Ministro britannico Neville Chamberlain, anche Hugh Legat e Paul von Hartmann, una volta studenti ad Oxford, si rincontrano in qualità di funzionari delle due delegazioni. L'inizio delle negoziazioni vede i due vecchi amici in serio pericolo e al centro di una rete di sotterfugi politici.
Voto 7
Il momento storico in cui va inquadrata la trama del film del tedesco Christian Schwochow, tratto dal romanzo di Robert Harris del 2017, è quello della Conferenza di Monaco, incontro internazionale tenuto nella città bavarese il 29 e 30 settembre 1938 tra i leader del Regno Britannico, Neville Chamberlain, e della Francia, Édouard Daladier, da una parte e dall’altra Adolf Hitler per la Germania e Benito Mussolini per l’Italia. Oggetto del contendere era trovare un accordo dopo che il dittatore germanico aveva manifestato l’intenzione di occupare la regione boema dei Sudeti posta tra la allora Cecoslovacchia e lo stato tedesco. Il timore di chi in Germania voleva evitare la guerra era che questo passo di Hitler potesse essere solo il primo di una futura invasione delle nazioni confinanti, che potesse benissimo essere solo il primo approccio di enormi progetti da attuare con l’avanzata del nutrito e ben armato esercito tedesco. Affinché ciò non avvenisse e sperando di confrontarsi con una persona ragionevole per poter venire a patti che ne limitassero l’avidità egemone, il Prime Minister Neville Chamberlain pensò che gli accordi firmati dai convenuti avrebbero contenuto l’esuberanza del tedesco e, anzi, il giorno conclusivo riuscì anche a fargli firmare un patto bilaterale per cui non ci sarebbe mai stata guerra tra le due nazioni, accordo che come ben sappiamo non fu rispettato. In verità, l’inglese fu molto ingenuo e troppo fiducioso nel suo rapporto con Hitler, fino al punto che quando tornò in patria fu accolto da manifestazioni di giubilo mentre lui era convinto di aver compiuto un atto diplomatico di grande prestigio per la sua nazione e per la sua carriera.
La cornice storica diviene così l’ambientazione per il romanzo e per il film in cui la creazione di due bei personaggi danno vita ad un thriller che si sviluppa in quei giorni, riempiti dalla tensione dei fatti e dei sotterfugi che li vedono protagonisti in una storia a cavallo tra la diplomazia e lo spionaggio, con tanto di tradimento a scopo pacifico, dovuto al timore di una catastrofe umanitaria che poi, come purtroppo sappiamo, avvenne. Due bei giovanotti, uno inglese e l’altro tedesco, che si conoscevano già da studenti frequentando per un paio di anni la prestigiosa università di Oxford. Tempi felici e spensierati dove avevano fatto amicizia dividendosi anche le simpatie della ragazza che faceva loro compagnia, periodo che però era terminato non bene, con discussioni e litigi di carattere politico. L’inglese è HughLegat, ora già sposato e con un figlio e impegnato nella carriera diplomatica come dipendente del ministero: pronto e sveglio, viene apprezzato dai superiori fino a diventare addirittura un fidato collaboratore del Primo Ministro che lo tiene d’occhio per le sue qualità. Parla bene anche il tedesco avendo fatto esperienza in vacanza dal suo amico. Questi è Paul von Hartmann, funzionario statale anch’egli, utilizzato spesso anche come interprete delle alte sfere naziste, essendo in grado di parlare fluentemente inglese, russo, francese e italiano, ma preoccupato per l’evolversi della situazione nazionale. Motivo per il quale fa il possibile per essere ingaggiato per il grande evento diplomatico di Monaco. Nel frattempo, però, egli si è unito ad un gruppo di militari e politici che voglio frenare la smania bellica di Hitler e tramano affinché, assieme alla Wehrmacht, si riesca ad arginarlo e, perché no, ad eliminarlo.
Il destino riunirà inaspettatamente i due ex colleghi di studi allorquando Paul viene convocato per la Conferenza e Hugh, che il lavoro lo svolge dietro una scrivania, viene sorprendentemente convocato dai superiori assieme ad un ufficiale del Secret Intelligence Service, noto come MI6, (Military Intelligence, Sezione 6, come Bond insegna): sanno che era amico di Paul e sanno anche, e soprattutto, che è implicato nella silenziosa e clandestina opposizione ad Hitler. Sono stati informati che – ecco la notizia esplosiva, che contraddice le convinzioni del Primo Ministro – il giovane uomo detiene un documento segreto: i piani delle future invasioni che il dittatore ha in mente di attuare da lì a pochi mesi. Un documento che fa saltare il banco! Con il pretesto di lavorare come interprete Legat può recarsi alla conferenza e avvicinare così l’amico per farsi consegnare il documento e farlo arrivare nelle mani di Chamberlain prima che sia troppo tardi, prima insomma che firmi l’accordo! Hugh deve quindi diventare un agente segreto nonostante il suo stupore e lo spavento per il proibitivo compito e vorrebbe rifiutare, ma, come gli viene fatto presente: “Nessuno è in grado prima di iniziare!”. Tra l’altro non è un buon momento, perché i rapporti in casa, con la deliziosa moglie, non vanno tanto bene, dati i continui impegni che lo tengono lontano dalla famiglia. Ma il dovere lo chiama.
Dopo un discreto prologo introduttivo, l’azione entra in scena e la pericolosa avventura spionistica tra la Germania e la Gran Bretagna ha inizio, ma Chamberlain, quando messo al corrente, non crede affatto alle supposizioni che gli vengono mostrate e alla affidabilità del documento top secret. Egli mira solo alla missione che si è prefissata: trovare l’accordo tra le quattro nazioni. La tensione sale, le emozioni palpitanti si succedono con maggiore intensità, gli incontri furtivi e spericolati tra Hugh e Paul si susseguono, spiati però da un ufficiale nazista che ha intuito tutto. Per fortuna c’è un angelo custode, Joan, una dattilografa che vigila e interverrà al momento giusto, proprio mentre l’ufficiale Franz Sauer è sul punto di scoprire il legame tra i nostri due. Fa impressione come un personaggio politico di spessore come Neville Chamberlain faccia la figura dello sprovveduto di fronte ad un animale bellico come il Cancelliere del Reich, confidando sulla propria forza di persuasione per convincerlo a limitare le voglie espansive, facendo poi invece una figuraccia internazionale quando dopo circa un anno il führer cominciò ad invadere tutti gli stati circostanti. Il Premier inglese si dimise, morendo soltanto qualche mese dopo.
Come risulta evidente, è un classico plot da film di spionaggio come se ne sono visti tanti che raccontano storie rocambolesche a cavallo tra le due guerre e anche durante, in cui necessita una buona trama avvincente, colpi di scena, attori bravi e pronti, ritmo e un buon montaggio. E questo, Christian Schwochow è stato capace di metterlo in pratica, iniziando in maniera cauta, come un romanzo inglese, soppesando i presupposti, in particolare il periodo dell’età giovanile dei due allora vivaci studenti e poi il loro inserimento nella società del loro Paese, preoccupati come tutti i cittadini degli eventi incombenti, dell’impegno in una guerra oltremanica non auspicata e l’esaltazione del popolo tedesco sobillata da un uomo severo e feroce, che il regista presenta come ci si può aspettare. Magari ha scelto un attore non molto somigliante, ma quell’Ulrich Matthes ha sicuramente due occhi penetranti e un portamento da fanatico conoscitore dell’animo umano: quando scruta quel connazionale che ha studiato in Inghilterra, lo intimorisce solo con lo sguardo gelido e indagatore, facendo sudare freddo Paul, da parte sua così coraggioso da trovarsi quasi sul punto di sparare a quello che chiama “mostro”, che è la minaccia della rovina della nazione, che può portare solo morte. Non sono pochi i frangenti in cui la tensione è altissima, costruiti bene e con tempismo. Da perdonare comunque qualche momento, immancabile in questo tipo di cinema, in cui il patriottismo e, ancora peggio, l’accento melodrammatico prendono il sopravvento, ma sono particolari trascurabili che anzi fanno parte del tono di cui il genere si nutre. In compenso, grande cura dei particolari, ambientamento e scenografia, tutti meticolosi.
Ho affrontato il film iniziando scettico e ho terminato soddisfatto: buon film e buon regista, coadiuvato dal cast tecnico adeguato, autore che merita l’attenzione per un prossimo eventuale lavoro, mentre gli elogi per gli attori sono tutti meritati. Jeremy Irons ha la possibilità di poter esibirsi al meglio, in un personaggio, quello di Neville Chamberlain, interpretato con grande maestria e che gli calza a pennello. Se poi Jannis Niewöhner, la sponda tedesca che voleva uccidere Hitler, si rivela un attore molto interessante e se la cava egregiamente, le lodi principali vanno al sempre bravo George MacKay alle prese con un bel personaggio (HughLegat) che lui sa perfettamente vestire, fornendo una prova eccellente che necessitava più recitazione rispetto al 1917 di Mendes (dove in pratica correva e correva), davvero la sua migliore esibizione: lui ha un futuro già tracciato e lo si vedrà presto con qualche premio in mano. Espressivo e performante. Da non trascurare gli altri nomi importanti che circondano i personaggi principali: Sandra Hüller, che si sta creando una carriera di attrice apprezzata da molti autori, August Diehl, innalzato al rango di grande interprete nelle mani di Terrence Malick, Alex Jennings, ormai affermato attore da tempo e Anjli Mohindra, un’attrice inglese, da famiglia proveniente dal Punjab, che bisognerà tener d’occhio, già nota per alcune serie TV ma il cui viso interessante e la sicurezza mostrata nella recitazione risalta subito evidente. Un buon cast anglotedesco che ha certamente dato soddisfazione al regista per un buon thriller geopolitico, dallo stile più mitteleuropeo che americanizzante. Regista che aspettiamo nella prossima occasione buona.
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