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Napoleon (2023)

Napoleon

USA/UK 2023 biografico 2h38’

 

Regia: Ridley Scott

Sceneggiatura: David Scarpa

Fotografia: Dariusz Wolski

Montaggio: Sam Restivo, Claire Simpson

Musiche: Martin Phipps

Scenografia: Arthur Max

Costumi: David Crossman, Janty Yates

 

Joaquin Phoenix: Napoleone Bonaparte

Vanessa Kirby: Giuseppina di Beauharnais

Tahar Rahim: Paul Barras

Ben Miles: Armand Augustin Louis de Caulaincourt

Ludivine Sagnier: Teresa Cabarrus

Paul Rhys: Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord

Sinéad Cusack: Letizia Bonaparte

Matthew Needham: Luciano Bonaparte

Youssef Kerkour: Louis Nicolas Davout

Phil Cornwell: Charles-Henri Sanson

Edouard Philipponnat: Alessandro I di Russia

Miles Jupp: imperatore Francesco I

Sam Troughton: Maximilien Robespierre

Julian Rhind-Tutt: Sieyès

Ian McNeice: Luigi XVIII di Francia

Catherine Walker: Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena

Rupert Everett: Arthur Wellesley

Scott Handy: Louis Alexandre Berthier

 

TRAMA: L’ascesa al potere di Napoleone Bonaparte, raccontata principalmente attraverso la prospettiva del rapporto altalenante ma comunque intenso con l’imperatrice Giuseppina, sua prima moglie.

 

Voto 6,5



“Napoleone è un uomo da cui sono sempre stato affascinato. È uscito dal nulla per governare tutto, ma per tutto il tempo ha condotto una guerra romantica con la moglie adultera Joséphine. Ha conquistato il mondo per cercare di conquistare il suo amore e, quando non ci è riuscito, l’ha conquistato per distruggerla, e nel farlo si autodistrusse.”

Queste le considerazioni del regista Ridley Scott a proposito di questo colossal che pensava di realizzare da tempo e finalmente portato a termine, ma sempre con l’ombra incombente di Stanley Kubrick, che tanto sognava di portare a termine che, accumulando manoscritti e volumi sempre tenuti nel cassetto, non arrivò mai a compiere quello che sarebbe stato sicuramente un altro suo miracolo di bellezza. Quelle frasi di Scott racchiudono comunque l’essenza delle due piste che lui ha seguito e perseguito nel girare il suo film: nella biografia del grande condottiero ci sono state due storie importanti, una per la Storia ed una personale. La prima è quella che tutti conosciamo, del militare divenuto imperatore che conquistò buona parte dell’Europa; l’altra è la tormentatissima vicenda d’amore con la sua cara Giuseppina. Che, nonostante i tanti dialoghi a cui assistiamo, fatti di effusioni, sesso e litigi, si potrebbe ridurre ad una frase della donna che racchiude in modo essenziale il loro rapporto: “Senza di me non sei niente”. Una sentenza.



La perplessità iniziale deriva da come potrebbe mai un regista racchiudere in una durata ragionevole una biografia così complessa e soprattutto lunga. Decenni di vita vissuta al vertice e al massimo di un personaggio (meriterebbe il maiuscolo) pieno di energia e mai domito, che si sentiva frustrato quando le cose non andavano bene (in verità poche volte ma in maniera pesante) e quando provava le pene dell’amore mai sopito per la consorte. Per la Storia le vicende belliche e politiche sono ovviamente più importanti ma per Napoleone le faccende private sono state importanti e durissime e ha sofferto molto, tanto da indurre Scott a mostrarci i repentini cambi di umore e di atteggiamento anche in presenza di altri quando gli giungevano notizie poco piacevoli riferite al tradimento o all’allontanamento della moglie. Specialmente quando dovette imporle il divorzio una volta dimostrato che era lei a non essere in grado di dargli un figlio e l’erede al trono. Due percorsi, quello politico-militare contrapposto a quello umano e personale. Ma come si poteva realizzare in un unico film ben 52 anni di storia biografica? Altri ben quotati registi avevano evitato quel pericolo, fino al punto di ridursi al massimo a trattare solo una parte della vita di Napoleone e solo quella: Bondarčuk, per esempio, si concentrò solo sulla battaglia di Waterloo, ritenendola importante storicamente. Invece un autore importante del periodo del cinema muto, il parigino Abel Gance, ebbe l’accortezza di fermarsi alla Campagna d’Italia.



Le prime sequenze possono illudere di assistere ad una narrazione precisa ed analitica del tumultuoso periodo che cambiò radicalmente la Francia: quando nel 1789 il popolo attuò la Rivoluzione, portò sulla ghigliottina la regina Maria Antonietta e il regista porta in primo piano sullo schermo la decapitazione, a cui (una delle tante falsificazioni e inesattezze storiche) assiste il giovane protagonista, ancora semplice ufficiale dell’esercito, mescolato nella folla. Purtroppo, da quel momento, il film deve correre, saltando da un episodio all’altro della vita del futuro Re e Imperatore con bruschi cambiamenti, quasi con un montaggio frenetico, saltando anche di anni, senza mai dare una valida ed esauriente spiegazione dei cambiamenti. Nonostante la corposa durata del film. La dimostrazione di questo aspetto viene dalla notizia che il film ha la versione da sala che tutti hanno visto, che è ben diversa dalla versione lunga che andrà in onda sulla piattaforma Apple+ che lo ha prodotto e che durerà, a quanto pare, 4 ore e mezza, che consiste nel vero director’s cut.



La trama è ben conosciuta, perfino inutile da esporre, e bisogna sorvolare sulle inesattezze storiche di cui prima, una libertà, diciamo, d’autore che però non è stata apprezzata e il consulente delle battaglie di cui il regista si è servito, tale Paul Dibbis, si è giustificato affermando che lo stesso Napoleone era noto per esagerare le sue vittorie e non c’erano molti modi per verificare o discutere la sua versione. Giustificazione non accettabile: o si chiariva a priori che il soggetto e la sceneggiatura di David Scarpa erano macchiati da accomodamenti a fini spettacolari e di narrazione, oppure si accettano le critiche. Al proposito, immagino che Kubrick, come al solito, ne avrebbe fatto un capolavoro senza sbavature storiche. Ma è anche vero che a Ridley Scott non interessano queste questioni e non è neanche la prima volta che adegua i fatti storici alle sue esigenze di cinema spettacolare. Perché, se il film ha un pregio, questo sta proprio nella spettacolarità delle immagini e delle inquadrature: quelle delle battaglie sono una meraviglia per gli occhi (eccellenti gli effetti speciali che riproducono una marea di soldati e cavalieri), i campi lunghi che abbracciano quasi tutto il campo di battaglia sono memorabili e riescono a dare una idea chiara sulla tattica dei comandanti e sulla genialità di Napoleone, grande stratega e grande tattico (vedere il cannoneggiamento sulle acque ghiacciate che fanno sprofondare migliaia di soldati nemici in fuga).



Il problema sostanziale del film non è comunque lo scostamento con la Storia ma il fatto che non stimola mai una vibrazione, un brivido, un’emozione: sembra una cronaca raccontata come un documentario (siamo per caso su History Channel?) e oltre alla tecnica delle riprese, molto valida, e ci mancherebbe con la bravura innata dell’ottantacinquenne regista, che ha costruito la carriera con la magnificenza del suo cinema, non è che ci sia molto. Piuttosto, più della cronaca è più pregevole e degna di nota la vicenda affettiva e coniugale perché è esposta con scene giuste per mettere in chiaro l’amore tra i due ma anche le difficoltà che essi hanno attraversato nel corso del loro matrimonio. Bonaparte è sempre stato innamorato di Giuseppina, donna di forte carattere che ricambiava di slancio i sentimenti del marito, ma che purtroppo restava sola per molti mesi durante le lunghe campagne belliche in tutta Europa e in Egitto e soprattutto la sciagurata avventura nella sterminata e gelata Russia. Durante una di queste lei lo tradì con un bell’imbusto ussaro, notizia che mandò in crisi quell’uomo che pareva inscalfibile per ogni tipo di sentimento. Direi addirittura che la storia d’amore tra i due è (cinematograficamente) più bella della cronaca storica: è appassionante, ben (de)scritta, sofferta, e soprattutto drammatica dopo la obbligatoria separazione dovuta ai problemi procreativi di lei. Ma l’amore era forte e profondo, da entrambe le parti e ogni volta che poteva, anche alla fine del primo esilio, egli correva dalla donna amata. E poi, va detto chiaramente: Vanessa Kirby è così brava, così talentuosa, imponente personalità recitativa che fa diventare bello ogni tipo di storia, un’attrice al di sopra di ogni componente il cast, perfino – questa volta – del tanto riconosciuto e celebrato Joaquin Phoenix, che non mi è sembrato eccezionale come altre volte. Eppure, Scott ha dichiarato di aver dovuto far riscrivere la sceneggiatura a causa proprio della bravura dell’attore. Mi sembra un po’ esagerato. È lei il pilastro recitativo del film.



Ridley Scott non è nuovo alle imprese titaniche, alle grandi produzioni che ispirano grandi successi al botteghino e le produzioni costose non spaventano le case cinematografiche che investono grossi capitali, sicure di guadagnarci, ma da anni - e da anni, nel mio piccolo, lo scrivo – Scott non firma un film da ricordare: importanti sì, guardabili sì, con grandi cast (e chi rifiuterebbe?) sì, ma riscuotere il consenso generale no. In ogni caso è un film all’apparenza grandioso, che si lascia vedere e che scorre sebbene non ci si appassioni più di tanto, eccettuato, come detto, per la vicenda privata. E se visto non doppiato, le tonalità della voce di Vanessa Kirby valgono il prezzo del biglietto. Un’attrice sprecata quando non è la protagonista assoluta: provare per credere in Pieces of a Woman, che interprete!



Ascesa prepotente di un uomo volitivo, ambizioso, di forte tempra mentale, divenuto un mito della Storia, a capo di un forte esercito che lui sapeva blandire (bella la scena quando incontra la sua ex 5.a Armata che deve sparargli ed invece gli corre incontro) ed esaltare, incitare e dare morale e purtroppo condurre anche alla morte (le cifre dei caduti indicate prima dei titoli di coda è spaventoso); ed infine il tramonto. Quello di un idolo, messo in esilio una prima volta e tornato in auge ma cancellato a Waterloo e quindi, infine, l’ultimo esilio nell’Oceano su un’isola che, come gli dice il duca Arthur Wellesley dopo la disastrosa battaglia (in un incontro su suolo britannico mai realmente avvenuto, altra invenzione, ma efficace dal punto di vista narrativo e drammatico), non è che poco più di uno scoglio. Sant’Elena sarà l’epilogo storico di Napoleone, ormai ripudiato in patria perché non più vincente e perché il popolo fa la Storia e non era più gradito. Il tramonto di un grande personaggio a cui non restò che guardare quello naturale nel mare.



La fotografia ingrigita e poco brillante segna il declino e le insurrezioni di piazza, le musiche ben si alternano a quelle classiche di Haydn, Vivaldi e Boccherini, mentre la voce inimitabilmente triste di Édith Piaf sono l’accompagnamento giusto per la fine umana che segna però il prolungamento di un mito.

Non mi aspettavo granché dall’ultimo Ridley Scott e non lo ho avuto.



Riconoscimenti

2024 – Premio Oscar

Candidatura alla migliore scenografia

Candidatura ai migliori costumi

Candidatura ai migliori effetti speciali

2024 – BAFTA

Candidatura al miglior film britannico

Candidatura ai migliori costumi

Candidatura al miglior trucco e acconciatura

Candidatura ai migliori effetti speciali



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