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Night Moves (2013)

Night Moves

USA 2013 thriller drammatico 1h52’

 

Regia: Kelly Reichardt

Sceneggiatura: Jonathan Raymond, Kelly Reichardt

Fotografia: Christopher Blauvelt

Montaggio: Kelly Reichardt

Musiche: Jeff Grace

Scenografia: Elliott Hostetter

Costumi: Vicky Farrell

 

Jesse Eisenberg: Josh

Dakota Fanning: Dena

Peter Sarsgaard: Harmon

Alia Shawkat: Surprise

Clara Mamet: Jackie

Katherine Waterston: Anne

Logan Miller: Dylan

Barry Del Sherman: Corser

 

TRAMA: I tre ambientalisti Harmon, Dena e Josh decidono di unire le loro forze per compiere il gesto più eclatante della loro vita: far esplodere una diga idroelettrica simbolo dell’industria capitalista che consuma energia e preziose risorse naturali. Il loro scopo non è però quello di far del male a delle persone, ma quello di cambiare in meglio il mondo.

 

Voto 7,5



Capita spessissimo, scrivendo di un film, di partire dall’autore per giustificarne le motivazioni della scrittura e della scelta del soggetto. A volte è quasi necessario, pena non spiegarsi bene. Prendiamo questa straordinaria regista: nel cinema americano indipendente contemporaneo, Kelly Reichardt (Certain Women, First Cow) è fra le autrici più acclamate, ha una poltrona d’onore. È riservata come le sue opere, non ama i riflettori, sostiene di non guadagnare granché con il lavoro di regista, e infatti la sua occupazione più redditizia è quella di insegnante di college. I suoi film sono un portfolio di racconti di outsider, se non proprio di estraniati, forse perfino loser, spesso in viaggio, con la storia che si sviluppa on the road, ma sempre con uno stile, molto personale, realistico, rigoroso e minimale, sprofondandoli in scenari naturali vividi, incombenti, cruciali. Oppure di donne alla ricerca dell’affermazione della personalità e nell’ambiente familiare o sociale. E puntualmente - siccome i suoi film non girano tante le sale, anzi tutt’altro - attira l’attenzione del pubblico dei festival, della critica, dei cinefili incalliti. Purtroppo, dico io, quasi solo loro. Peccato.



Il titolo del film, che può sembrare arcano, è semplicemente il nome di una barca a motore, quella acquistata per 10 mila dollari (in contanti! nessuna traccia deve essere lasciata) dall’ex studentessa Dena, caricata poi di esplosivo fatto in casa, trascinata sull’acqua di un lago artificiale fino a una diga da fare saltare, in una notte nera come la pece, in una notte che non dimenticherà. È la componente di un trio improbabile, fatto di persone molto diverse tra loro e di tre differenti derive: Harmon (Peter Sarsgaard) è un ex marine, vive isolato ed è pratico di esplosivi, a cui dedica tutta la sua passione; lei è Dena (Dakota Fanning), di estrazione borghese e di famiglia sicuramente benestante ma si campa lavorando in una spa; Josh (Jesse Eisenberg), taciturno fino all’inverosimile, figlio della classe media, studente diligente e tranquillo per natura ma al contempo anche riservato, calcolatore e freddo, lavora in una fattoria messa su da una comunità di agricoltori. Cosa li accomuna? L’ecologia portata a livello di paranoia. Non tanto il primo individuo, che però si mette a disposizione, quanto gli altri due, che ormai, sommessamente e senza dare troppo nell’occhio, hanno una formazione mentale da ecoterroristi: le loro paure nascono dai profitti irragionevoli e dannosi dell’industria. Lo scopo del piano che vogliono attuare – che è opera di Josh – è quello di procurarsi una barca a motore, appunto, e un notevole quantitativo di fertilizzante comprato con documenti falsi e sempre in contanti, da mescolare in una piccola betoniera con sostanze che ne fanno un vero esplosivo.



Il loro radicalismo li porta a caricare i sacchi di esplosivo sui loro pickup e recarsi, nel bellissimo ma qui cupo paesaggio dell’Oregon, nel lago artificiale che alimenta una centrale elettrica che, a loro dire, alimenta e favorisce l’espansione industriale. Una notte si accostano alla diga presa di mira e con un timer fanno esplodere la barca facendo crollare la parete, scappano con una canoa e tornano alle loro abitazioni. Di giorno sono occupati nelle loro attività lavorative, nottetempo si organizzano e mettono in pratica la loro dottrina terrorista. L’imprevisto, come nei più classici thriller, è la morte che l’esplosione causa facendo affogare un uomo. Erano stati attenti e decisi, perché fondamentalmente non criminali, a non provocare vittime umane, ma non era tutto preventivabile ed ora ne sono scossi, fortemente scossi. Il ritorno al lavoro, facendo finta di rientrare alla normalità quotidiana, non è semplice dopo la notizia rimbalzata sui giornali e in TV. Josh, più taciturno del solito, riflette e aspetta gli eventi, Harmon fa sapere di non voler essere più immischiato in queste faccende e si ritira nel suo isolamento nei boschi, Dena è devastata, crolla psicologicamente e diventa, perciò, inaffidabile. I due maschi hanno paura che il suo cedimento mentale la possa indurre a confidarsi per liberarsi del peso che porta dentro. Josh, che nella fattoria viene silenziosamente sospettato dell’accaduto, sa che deve avvicinarla e controllarla e, preoccupato che lei vada alla polizia, va a trovarla nella spa per parlarle. Lei ammette i suoi sensi di colpa e, quando viene incalzata dall’altro, non esclude di parlare con le forze dell’ordine. A questo punto Harmon deduce e decide che Josh deve metterla a tacere.



Josh deve sparire dalla circolazione e parte, cercando un lavoro lontano, ma quando deve riempire i moduli per essere assunto in uno store, si rende conto che non può compilare le informazioni richieste. Non aspettiamoci conclusioni da thriller classico, Kelly Reichardt non è il tipo di regista che segue i canoni, che deve dare risposte certe alla curiosità del pubblico comune. La troncatura del finale è angosciante come la tensione che lei ha saputo costruire minuto doppo minuto, iniziando con un climax misterioso che si svela solo lentamente, per continuare nel crescendo psicologico e per finire di colpo come una esplosione silenziosa. Non serve guardare oltre la parola fine, la storia è solo quella che Reichardt ci ha narrato. Ora respiriamo, ciò che è stato ce lo ha mostrato. Night Moves si è mosso solo di notte, di giorno il lavoro, col buio i movimenti segreti.



Il film, presentato in concorso a Venezia 2013, si distingue per la sua capacità di esplorare tematiche complesse con uno stile sobrio e riflessivo. La regista, nota per il suo approccio minimalista e per la predilezione verso le ambientazioni rurali, si immerge in questa occasione in una narrazione che intreccia ecologia ed estremismo, portando lo spettatore a riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni. Il film segue la storia dei tre ambientalisti radicali che pianificano di far esplodere una diga idroelettrica, che per loro è simbolo dell’industria che detestano. Attraverso questi personaggi lei costruisce un thriller psicologico che esamina le dinamiche interne del gruppo e le loro convinzioni personali.



La narrazione si sviluppa con un ritmo calibrato, dove ogni scena contribuisce a costruire la tensione e a delineare i profili psicologici dei protagonisti, rivelando così un’opera che sfida lo spettatore, invitandolo a interrogarsi sulle proprie convinzioni e sul peso delle scelte individuali. La regia di Kelly Reichardt è attenta e misurata, mai incline al sensazionalismo, ma sempre focalizzata sull’essenza dei personaggi e sulla loro evoluzione emotiva. La fotografia, importante per creare la giusta atmosfera, cattura efficacemente il clima delle ambientazioni naturali, sottolineando il contrasto tra la bellezza della natura e l’oscurità delle azioni umane. Natura che la regista fotografa come fosse un quarto e fondamentale personaggio, mostrando trade sterrate, boschi, tronchi d’alberi mozzati, spiagge. Nel frattempo, il buio e i piani medi sul Josh silenzioso, pensoso, preoccupato fino alla distrazione e all’assenza.



È un film che merita attenzione per il suo approccio intellettuale e per la capacità di stimolare una riflessione profonda. Nonostante possa non essere immediatamente coinvolgente per tutti, data la sua natura più cerebrale che emotiva, rappresenta un esempio significativo del cinema indipendente che non teme di affrontare questioni morali complesse e attuali.



I tre attori centrali sono molto bravi, direi eccellenti, in primis il sempre notevole Jesse Eisenberg, che, se è solito affrontare ruoli di giovani riservati, qui porta al culmine la sua dote e si sposa alla perfezione con il personaggio che la regista evidentemente desiderava.

Kelly Reichardt riesce in un’impresa non facile: i tre sono “eco” ma purtroppo anche pericolosi terroristi, sono radicali, monolitici e respingenti, ma lei fa in modo che lo spettatore provi empatia suo malgrado. Il quale alla fine si sente coinvolto ed involontariamente spinto a prendere una posizione. Scomodissima, ma viene spontanea, in un senso o nell’altro.



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