Nikita (1990)
- michemar
- 9 apr 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 3 giu 2023

Nikita
Francia/Italia 1990 azione 1h58’
Regia: Luc Besson
Sceneggiatura: Luc Besson
Fotografia: Thierry Arbogast
Montaggio: Olivier Mauffroy
Musiche: Éric Serra
Scenografia: Dan Weil
Costumi: Anne Angelini, Valentin Breton Des Loys, Mimi Lempicka
Anne Parillaud: Nikita
Tchéky Karyo: Bob
Marc Duret: Rico
Patrick Fontana: Coyote
Alain Lathière: Zap
Jeanne Moreau: Amande
Philippe Leroy: Grossman
Jean-Hugues Anglade: Marco
Jean Reno: Victor
TRAMA: Nikita, una giovane punk e drogata, per aver ucciso freddamente un poliziotto durante una rapina compiuta da alcuni suoi amici delinquenti, è condannata all'ergastolo. La donna viene però prelevata dai servizi segreti francesi, che, dandola ufficialmente per morta, la costringono invece a diventare un killer spietato per missioni particolarmente difficili.
Voto 8

L’action movie non è mai stato un genere prettamente europeo, tranne qualche eccezione, perfino difficile a trovarsi, per cui l’apparizione di Luc Besson è stata una ventata di rinnovamento per un cinema a perdifiato, che prima, perlomeno con quelle caratteristiche, non si era praticamente mai visto. I primi accenni della novità si erano potuti notare con l’esordio nel lungo con Subway, il film più underground (nel senso territoriale) degli altri, ma l’azione vera e propria si affaccia con questa ragazza magra, sballata, potenzialmente bellissima ma camuffata da una vita borderline. Si chiama Nikita, come un nome d’arte, frequenta le bande della banlieue parigina per procurarsi il denaro necessario per la droga. Besson le piazza la camera addosso e da quel momento noi, con il suo occhio, non le stacchiamo più lo sguardo, seguendola in mille peripezie spesso persino sorprendenti. Segno che il regista francese fa centro.

La bellissima in questione è Anne Parillaud, in Italia allora praticamente sconosciuta, fatta eccezione per la partecipazione a Che ora è di Ettore Scola. Ma in quanti di noi era rimasta impressa? Di certo, dopo questo film ha conquistato tutti. Era già sposata con il regista (matrimonio di un quinquennio) che quindi conosceva bene le potenzialità e ne aveva ben donde. Grazie alla sua idea nasce così una figura di donna di azione non per vocazione ma per ricatto: forte, indipendente, ribelle, intimamente nichilista e con un senso sensuale nascosto fino all’incontro con una icona del cinema francese, la Amande di Jeanne Moreau, che la fa diventare una donna nel senso classico.

La voglia di uscire dal giro che viene imposto dai servizi segreti francesi alla ragazza non è un sentimento nuovo nei romanzi e nei film di spionaggio o dei noir in cui, per amore o crisi, il personaggio vuole sfuggire alla criminalità, ma in questo racconto Nikita non riesce a scrollarsi di dosso le grinfie dello stato segreto e se ne dispera in maniera tanto tangibile che intenerisce. La Cenerentola sporca e drogata è diventata una principessa che non riesce a sposarsi con il suo re alla luce del sole, anche perché quello stregone che è Bob (uno strepitoso Tchéky Karyo) non la molla e se la contempla come un innamorato silenzioso, con la segreta speranza che d’incanto, un giorno, lei lo guardi diversamente. Quando lei invece ama solo quel tipo insignificante, Marco, che forse è matto quanto lei e a cui non può rivelare nulla, altra sofferenza intima della ragazza.

Girato per lunghi tratti come un videoclip impazzito – ma questo è solo l’inizio, perché poi arriverà la perfezione di Léon, recentemente l’allucinato Lucy (recensione) e adesso l’interessante Anna (recensione) -, a velocità vertiginosa e accompagnato dal commento musicale incessante ed efficace del fidato Éric Serra che si rivela essenziale, interrotto solo da qualche sequenza romantica che stempera l’atmosfera ansiogena, è un film d’azione che toglie il fiato. Sebbene richiami fortemente i modelli spettacolari dei blockbuster hollywoodiani, è pienamente un film francese nell’anima che parte sin dalle prime scene come un treno lanciato a tutta velocità e senza freni: basta osservare la lunga sequenza iniziale in cui la macchina da presa è incollata sui personaggi per capire che lo spettatore non avrà tregua.

Gran merito, come detto, va anche alla bellissima, esile, grintosissima Anne Parillaud, vera eroina della trama e dell’affermazione mondiale del film. È doverosa un'aggiunta: la presenza di Jeanne Moreau è un vero omaggio di Besson alla grande attrice. Il suo cameo è così magico e pieno di fascino (poteva essere diversamente?) che lascia un dolcissimo ricordo. Ma in effetti ogni personaggio è disegnato con precisione, il dosaggio degli ingredienti è perfetto, la scrittura è indubbiamente secca e agile, asservita da una regia impeccabile, senza troppi psicologismi. Si bada al sodo con l’efficacia di un film sostanzioso. È il cinema di Luc Besson, gli altri lo possono solo imitare.

Riconoscimenti
1992 – Golden Globe
Candidatura al miglior film straniero
1991 – Premio César
Miglior attrice protagonista a Anne Parillaud
Candidatura al miglior film
Candidatura alla miglior regia
Candidatura alla migliore promessa maschile a Marc Duret
Candidatura alla migliore fotografia
Candidatura al miglior montaggio
Candidatura alla migliore scenografia
Candidatura alla miglior colonna sonora
Candidatura al miglior sonoro
1991 – David di Donatello
Migliore attrice straniera a Anne Parillaud
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