Passages
Francia/Germania 2023 dramma 1h31’
Regia: Ira Sachs
Sceneggiatura: Ira Sachs, Mauricio Zacharias
Fotografia: Josée Deshaies
Montaggio: Sophie Reine
Scenografia: Pascale Consigny
Costumi: Khadija Zeggaï
Franz Rogowski: Tomas
Ben Whishaw: Martin
Adèle Exarchopoulos: Agathe
Erwan Kepoa Falé: Ahmad
Olivier Rabourdin: padre di Agathe
Caroline Chaniolleau: madre di Agathe
Theo Cholbi: Jeremiah
William Nadylam: Clement
TRAMA: Due uomini, Tomas e Martin, hanno una relazione che va avanti ormai da quindici anni e si sono sposati. Ma un giorno il primo si scopre fortemente attratto da una donna, Agathe.
Voto 6,5
Per essere efficace, un poster cerca di riassumere in un’unica immagine l’essenza del contenuto di un film ed anche questo ci riesce ottimamente: nei ritagli centrali c’è il protagonista, ai lati gli altri due, sia da soli che con lui, in atteggiamento affettuoso.
Tomas (Franz Rogowski) è un regista tedesco e Martin (Ben Whishaw), suo marito, è un tipografo inglese. Vivono felicemente a Parigi in un appartamento di proprietà ma una sera, durante una festa, Tomas viene in contatto con una giovane insegnante francese di nome Agathe (Adèle Exarchopoulos) ed è un incontro fulminante. Basta loro guardarsi e l’attrazione fatale esplode come un ordigno che lancia mille schegge: la classica fuga dal locale fitto di persone che ballano e bevono li scaraventa nella casa della ragazza, impazienti di congiungersi come una qualsiasi coppia etero. L’incontro si rivela ben presto non come occasionale, né un capriccio momentaneo: lei è stanca del suo fidanzato, lui scopre all’improvviso che l’interesse che prova è forte e non sa farne a meno.
Dopo la prima scena girata da Ira Sachs - in cui ci mostra l’uomo come un regista impaziente, dispotico, persino scortese, perché innervosito dai vari ciak non riusciti e da qualche particolare non perfettamente a posto, che indossa un abbigliamento che non lascia dubbi sulle sue preferenze di genere, ma anche il suo chiaro atteggiamento affettuoso verso il suo compagno - desta facilmente stupore il repentino avvicinamento alla attraente donna, la quale, da parte sua, non ha nascosto, sin dal primo momento, la sua disponibilità nonostante abbia intuito le tendenze sessuali dell’altro. Lampante è però quanto Tomas si senta attratto da Agathe, non è un momento di evasione dalla solita routine, non è affatto una notte di svago. Tanto che, rientrando a casa dove Martin lo ha atteso invano, tira fuori lì per lì una delle solite scuse che si usano quando si vuol nascondere la verità. Fuor di dubbio che il rapporto della coppia sia destinato ad una crisi imminente, ammesso che il regista e l’insegnante abbiano ancora voglia di continuare. La controprova è che entrambi non vedono l’ora di stare subito e più volte assieme, dimostrando quanto desiderio abbiano l’uno dell’altra.
È un triangolo amoroso, e anche di confusione, ma non il solito a cui siamo abituati, non quello classico da sempre scritto nei romanzi o raffigurato a cinema: non siamo di fronte ad una coppia tradizionale in cui lui o lei tradisce con una persona del sesso opposto, no. Siamo finalmente nel XXI, tempo in cui la mentalità in campo sessuale viene persino definita fluida, in cui fortunatamente le persone di buon senso e l’apertura mentale hanno portato la società ad accettare pacificamente le diverse tendenze naturali che hanno indotto l’individuo a manifestare tranquillamente la propria preferenza. Lo so, l’avverbio tranquillamente è solo teorico, ipotetico se vogliamo, perché, purtroppo, non tutti accettano questo stato di cose e le discriminazioni sono ancora all’ordine del giorno.
Da un regista come Ira Sachs, però, non ci si può attendere una banale storia come si potrebbe pensare, anche se qualche autorevole critico ha scritto un intero articolo sull’argomento della “banalità del sentimento” che film esprime. Certo, se la società fosse pronta ad accettare come ordinario e normale una situazione come questa sarebbe tutto banale, ma tale, purtroppo, non è facile che sia. È a questo punto che l’autore innesta l’elemento che caratterizza la vicenda a tre: Tomas, in realtà, è fanciullescamente un grandissimo egoista e ciò che fa, ciò che decide, come tratta suo marito e anche, perfino, la nuova fiamma, dipende solo e soltanto dal suo smisurato tornaconto. Non nasconde la sua nuova relazione a Martin, tanto che quest’ultimo, deluso e sorpreso, decide di tagliare i ponti e vendere addirittura la casa, ma l’altro, agendo sempre secondo la propria convenienza, si presenta bellamente dal marito e torna a fare l’amore con lui, come se fosse tornato finalmente a casa. Salvo poi correre a riabbracciare Agathe con tutta la stessa passione con cui aveva iniziato. Insomma, un’andata-e-ritorno che dimostra la sua decisione di stare in una posizione troppo comoda ma che sta bene solo a lui. A Martin certamente no, ad Agathe poco, ma soprattutto per nulla quando scopre che il suo uomo si assenta per dormire con il marito. Una situazione insostenibile. Come infatti succede nelle coppie ritenute “normali” e che però fa male a chi subisce. Troppo egoisticamente conveniente solo ad una persona infantile. Qui sorge la domanda: perché quest’uomo è così attraente per gli altri due? È una perplessità che scaturisce più volte vedendo il film, in special modo per una scena di sesso che è stata definita “scopata riparatrice” tra i due uomini come raramente si può vedere in un’opera contemporanea. Quando poi la donna resta pure incinta, il contesto precipita e prende una strada senza ritorno: qualcuno pagherà. Ed infine, come dare torto alla mamma di Agathe che, sapendola incinta, pretende rassicurazioni da Tomas sul futuro della figlia e del nipotino in arrivo? È comprensibile e per questo è logico essere dalla sua parte. Credo lo farebbe ogni genitore responsabile.
Il personaggio centrale è, come si evince, Tomas, un personaggio certamente nervoso, indeciso, forse addirittura ansioso. Come lo definisce lo stesso autore “è molte cose, ma non un narcisista, come si tenderebbe a definirlo: non esige attenzione, piuttosto crea qualcosa che gli altri vogliono guardare. Non chiede di venire riconosciuto costantemente, ed è anche premuroso verso gli altri, ma gli manca la delicatezza”. È un uomo che monopolizza l’attenzione di chi lo avvicina, che vuole impadronirsi di ogni situazione, che divora l’ambiente e respira ogni goccia di ossigeno disponibile. Di certo, è una figura che rappresenta i tempi incerti che stiamo vivendo in questi anni, ma che non può farla franca stritolando le esigenze altrui. Forse è “banale” proprio per questo atteggiamento, come tutte le sue (im)prevedibili azioni. Sono passaggi, tra lui e gli altri, strettamente tra lui e gli altri due, che ha troppo utilizzato pro domo sua. Ma così ci si fa solo del male. Vedere il finale per la conferma.
Nell’ambito di questa storia complicata, Ira Sachs conserva la filosofia del suo cinema – e diversamente non poteva essere – e i tre attori sono davvero bravi. Franz Rogowski non sorprende e fornisce l’ennesima prova del suo talento duttile, capace di tanti tipi di ruoli. Confesso però, e chiedo scusa di questa banale (…) osservazione, che, se ha un limite, è dovuto alla sua dizione che trovo non esemplare ma che, proprio per ciò, risulta genuina, come i personaggi. Adèle Exarchopoulos è un’attrice che crescendo professionalmente e fisicamente invade lo schermo con la sua prorompente fisicità: è bellissima e sensuale, fino ad essere provocante in ogni scena, ad ogni apparizione. Irresistibile. Ma chi mi è piaciuto di più è stato Ben Whishaw, perfetto nella sua tristezza e nei suoi silenzi e nel rappresentare una persona gentile e delicata, dai modi educati, che sa reprimere il dolore della delusione e del tradimento, che con il cuore ferito accetta un altro compagno pur sapendo in cuor suo di amare la persona con cui ha vissuto per tanti anni. Ma ogni pazienza ha il suo limite e pure lui deve prendere una decisione difficile, finalmente liberatoria. Alla pari della donna, in una tragica scena nella scuola dove insegna.
Nel complesso, però, non ho fatto salti di gioia e di entusiasmo, essendomi avvicinato al film con molte attese visti i giudizi elettrizzati di molti che ne hanno scritto. Bello, bello sì, ma non come mi aspettavo. In ogni caso un film molto interessante e attuale, moderno – bello notare come i tre protagonisti parlino tranquillamente in inglese, tedesco e francese - e antico nello stesso tempo, se si accetta senza pregiudizi la libertà che ogni essere umano ha il diritto di avere, in ogni campo, anche in quello del sesso e del genere. Se si è pronti mentalmente ok, altrimenti è bene prepararsi e adeguarsi alla visione. Potrei essere più generoso come giudizio e come voto, ma, come precisato, per onestà mi fermo al numero su scritto.
Gli attori sono proprio bravi e il regista ha saputo tirar fuori da loro quello che cercava per realizzare il film che sicuramente aveva in mente,
Annotazione a margine: perché un autore omosessuale deve girare solo e sempre film sui gay? Il fenomeno, come si può facilmente osservare, è comune a tutti i registi non etero, se ne può fare un lunghissimo elenco. Uno mi può contestare: perché no? che c’è di anomalo? Nulla. Però mi piacerebbe che andasse diversamente, che sapessero firmare film su altri temi. Vabbè, ho detto una cosa banale.
Commentaires