Passeggeri della notte
(Les passagers de la nuit) Francia 2022 dramma 1h51’
Regia: Mikhaël Hers
Sceneggiatura: Mikhaël Hers, Maud Ameline, Mariette Désert
Fotografia: Sébastien Buchmann
Montaggio: Marion Monnier
Musiche: Anton Sanko
Scenografia: Charlotte de Cadeville
Costumi: Caroline Spieth
Charlotte Gainsbourg: Élisabeth
Quito Rayon-Richter: Matthias Davies
Noée Abita: Talulah
Megan Northam: Judith Davies
Thibault Vinçon: Hugo
Emmanuelle Béart: Vanda Dorval
Laurent Poitrenaux: Manuel Agostini
Didier Sandre: Jean
TRAMA: Elisabeth è rimasta a dover accudire i due figli da sola dopo essere stata lasciata dal marito. Accetta dunque un lavoro notturno in una radio, dove una sera conosce Talulah, una ragazza di cui decide di occuparsi.
Voto 7
Sotto l’egida e l’ispirazione di Éric Rohmer - nello spirito del film e in una sala dove i personaggi vanno a guardare il suo Le notti della luna piena con un giovanile Fabrice Luchini e la povera Pascale Ogier – il quasi sconosciuto in Italia regista Mikhaël Hers (Quel giorno d’estate) firma una pellicola che ha tutto il sapore e l’odore del cinema transalpino drammatico e che sa tanto di cinema dei sentimenti. Tutto gira attorno ad una bella figura centrale, la quarantenne Élisabeth (Charlotte Gainsbourg) che si ritrova di colpo ad affrontare la vita senza il marito, traferitosi in un’altra casa con la nuova ragazza (i maschi se le cercano sempre giovani, vero?) ma con due figli, Matthias (Quito Rayon-Richter) e Judith (Megan Northam) e senza un lavoro per mantenere se stessa e loro, in una bell’appartamento all’ultimo piano di un grattacielo parigino sito nel XV arrondissement (torre un tempo nota con il nome di Hotel Nikko), perimetrato da cristalli affacciati sul panorama. La donna si sente persa ma nella sua fragilità ha una forza mentale, pur indebolita da un recente intervento al seno, che non la fa arretrare neanche di un centimetro. È conscia di dover mettersi forzatamente in gioco sia come madre per tenere assieme la famigliola in un momento così difficoltoso, sia come individuo che deve trovare una via personale nel mondo e in quel momento storico francese.
Siamo, infatti, nel maggio del 1981 (ancora un maggio francese), è il tempo in cui i cittadini vedono il ritorno della politica di sinistra alle elezioni che premiano Mitterand, aprendo nuove speranze di miglioramenti non solo economici. Per sua fortuna ha un padre che non fa mancare né l’affetto necessario dal punto di vista morale né quello tangibile di qualche aiuto in danaro, almeno nell’aspettativa di trovare la soluzione ottimale per tirare avanti. Matthias frequenta la scuola ma con scarso impegno, distratto dalla passione di scrivere poesie e dai primi amori adolescenziali; Judith è una giovane sveglia, ottimista e molto vivace, studentessa e attivista, tanto da cominciare ad andare a vivere con le amiche. Élisabeth soffre d’insonnia e la notte, volentieri, fumando, ascolta una radio che tiene compagnia le persone come lei o che lavorano, tanto che la rubrica notturna si chiama appunto Passeggeri della notte, quella lunga e buia in quell’inverno che preannuncia cambiamenti sociali.
È tendenzialmente triste ma sorride a tutti. Si sfoga in pianti in cui non riesce a trattenere le lacrime riflettendo sulla solitudine e sui problemi economici ma ha una parola di incoraggiamento e conforto per chiunque ne abbia bisogno, in principal modo per i figli, espressamente per il maschio, che vede sfuggente e poco sincero negli anni tumultuosi della crescita fisica e mentale. Solo il padre la consola e le fa sentire affetto e appoggio. È ancora una donna che potrebbe attirare l’attenzione di un uomo? Oppure è un essere vivente che deve badare solo a sopravvivere tirando sui figli e rinunciando al resto? Mentre si ammira seminuda allo specchio sfiorando il seno operato. Il marito lo ritiene ormai perso e ora deve solo trovare una via d’uscita, che prende la forma di un lavoro, quando tutti dormono, come centralinista che deve filtrare le chiamate in arrivo alla sua trasmissione radio preferita, dove la grintosa e carismatica conduttrice Vanda Dorval (Emmanuelle Béart) ascolta le problematiche confessioni notturne di chi non ha altri a cui confidarsi, quel tipo di sfogo che aiuta a liberarsi e a cercare una sponda virtuale di ascolto. Impara bene anche sugli errori che fanno infuriare la bionda Vanda e trova persino un altro lavoro part time in una biblioteca in cui – ecco che non è ancora da buttar via come donna – ha modo di conoscere un discreto corteggiatore, Hugo, che ben presto diventerà il suo compagno. Ma il fatto veramente rilevante che dà la svolta alla trama è che uscendo all’alba dalla sede della radio in cui lavora, lei incrocia una ragazza dall’aspetto punk, mezza intontita, e chiaramente senza dimora: è Talulah (Noée Abita).
Non ci pensa due volte e la invita a passare la notte e, se vuole, anche qualche altra in casa sua, dove non solo si riposerà ma potrà fare pure una doccia. È la svolta della vita triste e monotona di Élisabeth. La ragazza accetta e trova conforto, vicinanza umana, ricovero dal freddo e quasi quasi una famiglia, anche se è chiaro che non è il tipo che resterà a lungo. Le sue braccia dimostrano che è schiava della droga e prima o poi, dopo questa sosta di accoglienza e affetto insperato, il richiamo sarà troppo forte per potervi resistere. La donna fa di tutto per farla sentire accolta e benvoluta, anche dai figli, specialmente da Matthias che si accorge di trascurare la fidanzatina della scuola sentendosi attratto da questa sconosciuta ma dolce ragazza. Élisabeth e Talulah sono, sebbene non sembrino, due persone ugualmente sbandate, che hanno bisogno di certezze e calore umano, che avvertono le medesime mancanze. Irrequiete dentro. La giovane (di cui non sappiamo nulla, né della sua famiglia) è certo vittima di abbandono e di una situazione familiare difficile, cose che in un modo diverso, hanno colpito anche la madre ora single che sta cercando di rialzarsi. Entrambe hanno necessità di ricominciare. Con la situazione creatasi la famiglia non sbanda e si adegua, dà uno scossone forse perfino necessario: l’accoglienza rende tutti migliori e, soprattutto offre una seconda opportunità. Proprio come succede nella società: quando si aprono le braccia e la porta di casa, quando si aggiunge un posto a tavola, quando si sorride e ci si rivolge francamente all’”altro” si prova una soddisfazione che non ha pari, ed Élisabeth lo fa istintivamente perché è fondamentalmente una bravissima persona, che ascolta tutti. Ecco perché è tagliata alla perfezione per quel lavoro alla radio. Sa ascoltare con la giusta attenzione e mai per convenzione o per educazione. E verso quella povera confusa giovane ancora di più. Lo spazio c’è, anche nel cuore accogliente. Ovviamente le cose non saranno facili, cambieranno più volte, in bene e in peggio, alternando gli stati d’animo della donna, che ritrova sì la quiete e l’amore ma è sempre in pensiero per quella ragazza. Come per i figli, che devono trovare la loro strada.
Il viso di Charlotte Gainsbourg è un messaggio di umanità e speranza, mutevole a seconda dei momenti che vive e nel trasmettere come pochissime attrici al mondo i pensieri e le emozioni che la trafiggono e che fa pervenire allo spettatore nel tempo di un secondo. Il suo modo di porsi, di recitare, di respirare, di guardare in viso e intorno rivela la classe infinita di una interprete impagabile, che contribuisce meravigliosamente a creare l’atmosfera che sicuramente Mikhaël Hers ha cercato e riprodotto sullo schermo. Lo stile della regia, infatti, confeziona un film delicato ed emotivamente suggestivo, misurato, che ci porta con lieve trasporto in quegli anni e nel cinema francese mai isterico ma ragionato. È l’arte del cinema che oggi racconta sentimenti e vita di quarant’anni fa quasi con nostalgia, ripescando nella memoria adolescenziale i tempi che il fascio di luce della sala cinematografica fa arrivare sullo schermo, con un film che ispira il regista. Con delicatezza, con donne forti e fragili allo stesso tempo. Come i ricordi impressi su una vecchia videocassetta, con la famiglia riunita con il nonno seduti sul prato, tutti a soffiare sulle piccole foglie prigioniere tra le dita. Poi, alla fine, i quattro personaggi vengono traghettati verso un incrocio del destino in cui ognuno prenderà, come è giusto che sia, la sua vi(t)a. Ognuno, a suo modo, sarà cresciuto.
Però, che brava Charlotte Gainsbourg! Mikhaël Hers ha il merito di raccontare una bella storia, di dirigere molto bene tutti gli attori, ma soprattutto di mettere in risalto le qualità di una grande attrice.
“Ci sarà ciò che siamo stati per gli altri. Briciole, frammenti di noi che credettero di intravedere. Ci saranno sogni di noi che nutrirono. Non eravamo mai uguali. Eravamo ogni volta dei magnifici stranieri, passeggeri della notte che inventavano come ombre fragili in vecchi specchi lasciati nelle stanze.” Vi ha fatto sorridere e avete detto: Potresti scrivere anche tu a Vanda, no?
Riconoscimenti
2022 - Festival di Berlino
In concorso per l'Orso d'oro
2022 - Semana Internacional de Cine de Valladolid
Miglior sceneggiatura
In concorso per la Espiga de oro
2023 - Premi César
Candidatura per la migliore musica da film
2023 - Premi Lumière
Candidatura per la migliore fotografia
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