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Reptile (2023)


Reptile

USA 2023 thriller poliziesco 2h14’


Regia: Grant Singer

Sceneggiatura: Grant Singer, Benjamin Brewer, Benicio del Toro

Fotografia: Mike Gioulakis

Montaggio: Kevin Hickman

Musiche: Yair Elazar Glotman

Scenografia: Patrick M. Sullivan Jr.

Costumi: Amanda Ford


Benicio del Toro: Tom Nichols

Justin Timberlake: Will Grady

Alicia Silverstone: Judy Nichols

Eric Bogosian: Robert Allen

Ato Essandoh: Dan Cleary

Domenick Lombardozzi: Wally

Michael Pitt: Eli Phillips

Karl Glusman: Sam Gifford

Matilda Lutz: Summer Elswick

Mike Pniewski: Marty Graeber

Thad Luckinbill: Peter

Sky Ferreira: Renee

Owen Teague: Rudy Rackozy

Frances Fisher: Camille Grady


TRAMA: Nichols è un incallito detective del Maine, indurito da tutte le esperienze vissute sul campo. Anche il suo caso più recente sembra non scalfirlo, anche se si tratta di un'indagine in cui nulla è come sembra, che rischia di smantellare tutte le poche certezze che l'uomo si è costruito.


Voto 7

Il caso è davvero intricato. Will Grady (Justin Timberlake) è un magnate immobiliare di Scarborough che sta frequentando un’agente del ramo, Summer (Matilda Lutz): i loro fiorenti affari, che li stanno molto arricchendo, riguardano una serie di compravendite di case ai margini dei pignoramenti effettuati dalle autorità. Sono case molto costose della zona e gli affari vanno bene anche perché sotto l'occhio vigile della mamma di Will, Camille (Frances Fisher). Si intuisce ben presto che la relazione non è delle migliori e serpeggia una certa tensione. Fatto sta che un giorno, il giovanotto ha un appuntamento con la sua ragazza in una casa da vendere e la trova brutalmente assassinata con decine di coltellate, assestate con tale violenza omicida da aver lasciato la lama spezzata dell’arma usata in un osso della povera vittima. I sospettati si mettono rapidamente in fila nella mente del detective Tom Nichols (Benicio del Toro) e il suo partner Dan Cleary (un bravissimo Ato Essandoh). In primo luogo, Grady, un tipo troppo atteggiato e costruito per essere credibile, ma chiaramente incolpevole avendo trovato il corpo della fidanzata andando in quella villa accompagnato da un potenziale cliente. I sospetti su di lui però non decadranno mai per il poliziotto. Poi potrebbe essere stato l’ormai prossimo ex marito di Summer, Sam (Karl Glusman): anche lui è un personaggio strano e ai margini della società e filmati di alcune telecamere di sicurezza lo hanno registrato in comportamenti anomali. La lista dei sospetti include anche Eli Phillips (Michael Pitt), un giovanotto che ha sempre promesso vendetta alla famiglia Grady perché il padre ha subito la loro tracotanza e spietatezza negli affari e dopo la cessione della loro bella casa si è suicidato: un buon motivo per vendicarsi.

La prima sorpresa del film è leggere il nome del regista Grant Singer, un esordiente con molta esperienza in campo video ma lontani dal cinema, con molti lavori alle spalle con artisti musicali, tra i quali la potente Taylor Swift. Singer si cimenta quindi in un thriller poliziesco parecchio complicato disseminando citazioni ed omaggi a grandi firme, in primis David Fincher, di cui cerca di ricreare l’atmosfera di mistero e di buio alone nelle indagini. Sparge piccoli indizi, psicologici e materiali appena inquadrati, che diventano minimi ma essenziali tasselli per la ricostruzione mentale di quello che è effettivamente successo prima e durante l’efferato e violento assassinio. Un evidente ulteriore omaggio al maestro Hitchcock. Quasi a dire: ecco, li vedete? Ve lo avevo detto! Ogni personaggio, poi, avrebbe qualche valido motivo per averlo compiuto ma mancano le prove, per tutti. Inoltre, c’è un lavorio continuo nella psicologia del protagonista Tommy, detto Oklahoma, il cui passato è stato travagliato e che diventa un mistero nel mistero. È di poche parole ma con una mente deduttiva e profonda osservatrice di ciò che accade intorno a lui e che lo porterà a scoprire una amara realtà che lo destabilizzerà.

Il regista mette assieme tutte le caratteristiche del poliziesco classico, dal parterre di personaggi tutti sospettabili ai loro caratteri ambigui, dal loro comportamento mai affidabile ai tanti motivi che li avrebbero spinti ad agire. Sino al classico caso della polizia inquinata dagli affari loschi e dalla compartecipazione alle azioni criminali. Prova a manipolare la realtà portandoci a sospettare di tanti e a non poter escludere nulla, sempre ponendo al centro della scena il detective che non vuole mollare le indagini sebbene i suoi capi lo consiglino di chiudere il caso senza soluzione. Di fidato ha solo il suo collaboratore Dan che intuisce il suo passato turbolento e sofferto ma che non viene mai sfiorato dai profondi dubbi che sta vivendo. Tom è arrivato al punto di diffidare persino della amata moglie Judy (l’efficacissima Alicia Silverstone) e quindi sta vivendo gli avvenimenti in totale solitudine. Grant Singer dedica continui primi piani ai visi dei personaggi, cercando di scrutare i pensieri che attraversano il loro cervello. Senza spoilerare, facile immaginare lo sconquasso mentale che devasta il protagonista quando comincia a mettere assieme le tante piccole deduzioni fino a formare una sequenza sconcertante. L’intreccio diabolico e scellerato tra chi doveva sorvegliare e garantire la legalità e l’attività illecita della facoltosa famiglia è la delusione più profonda che Tom poteva provare, tramutando il thriller nel dramma profondo, ma non lo blocca perché, come dice, “amo fare il poliziotto”. Prima che sfilino i titoli di coda parte l’indimenticabile Knockin' On Heaven's Door di Bob Dylan che ci riporta alla mente il sangue copioso di Pat Garrett e Billy the Kid di peckinpahiana memoria. Citazioni, appunto.

Per essere un debutto e non avendo un’esperienza pregressa nel ramo, l’operazione di Grant Singer si può definire molto interessante, dimostrata dalla continua tensione che regna sull’intero film, dimostrando, spero, futuri e proficui lavori. La sua fortuna è la partecipazione di un cast davvero ricco e di qualità, dominato dal pesante intervento del grande Benicio del Toro, che non solo recita da par suo (bravissimo!) ma credendo sin dall’inizio nell’opera, scrivendo con altri la sceneggiatura e producendo il film in prima persona. Attorno uno stuolo di eccellenti compartecipanti: dalla gelida Francis Fisher al sempre più attore Justin Timberlake, dalla performante Alicia Silverstone alla bella milanese Matilda Lutz, dal buon Karl Glusman al sempre inquietante Michael Pitt. Inoltre, fa molto piacere rivedere finalmente il quasi dimenticato Eric Bogosian (rimasto nei nostri cuori dal tempo di Talk Radio di Oliver Stone).

Forse un giallo prevedibile, dallo stampo classico, con tutti gli ingredienti essenziali come accaduto tantissime volte, ma il film tiene viva l’attenzione sino alla fine e l’atmosfera cupa, la recitazione sommessa di tutti e quasi “in levare” soprattutto del superlativo Benicio del Toro accompagnata dal linguaggio del suo corpo che scolpisce una figura fortemente incisiva, i suoi incubi notturni, il manto pesante del dramma che si sposa bene con il thriller, ne fanno un buon lavoro per nulla disprezzabile. Un buon inizio per un esordiente. Adesso il problema è mantenere queste promesse.


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