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Rocketman (2019)

Aggiornamento: 11 giu 2023


Rocketman

UK/USA/Canada 2019 biografico/musicale 2h1’


Regia: Dexter Fletcher

Sceneggiatura: Lee Hall

Fotografia: George Richmond

Montaggio: Chris Dickens

Musiche: Matthew Margeson

Scenografia: Marcus Rowland, Peter Francis

Costumi: Julian Day


Taron Egerton: Elton John

Jamie Bell: Bernie Taupin

Richard Madden: John Reid

Bryce Dallas Howard: Sheila Eileen

Gemma Jones: Ivy

Steven Mackintosh: Stanley

Tom Bennett: Fred

Charlie Rowe: Ray Williams

Stephen Graham: Dick James

Tate Donovan: Doug Weston


TRAMA: La storia della vita del cantautore Elton John, dai suoi prodigiosi primi passi alla Royal Academy of Music alla sua duratura collaborazione con Bernie Taupin.


Voto 6,5

Una doppietta micidiale, quella di Dexter Fletcher, attore e regista britannico che celebra nel giro di due anni due personaggi idolatrati dall’oceano pop, un per sfortuna morto e l’altro che si sta godendo la maturità dell’età: prima Bohemian Rhapsody (recensione) - ma solo per completare il film abbandonato da Bryan Singer per motivi complicati - per ricordare Freddie Mercury e poi questo film del 2019, in onore di Elton John. Siccome mi ero avvicinato alquanto perplesso al primo (e difatti rimanendone un po’ deluso, nel senso che non sono tra coloro che hanno gioito vedendolo), ho fatto altrettanto con il secondo film, rimanendo però sorprendentemente soddisfatto. È per questo che mi sono interrogato su questa differenza e nello scrivere su questo secondo film mi accorgo che viene inevitabile fare dei raffronti, pur rendendomi conto che è una maniera sbagliata per giudicarli entrambi. Ma viene spontaneo.

Il fatto è che questo mi è sembrato migliore sin dalle prime sequenze (verrebbe da dire “dalle prime battute”) e sono andato alla ricerca delle cause. Prima di tutto il film presente è quasi un musical, termine che non userei per l’altro, essendo quello pieno di musiche e canzoni sì, ma dovute solo alle tante esibizioni del Queen nei vari palcoscenici di tutto il mondo, mentre in questo svariate scene si tramutano in balletti musicali, sempre funzionali al racconto della biografia di Elton John. È un racconto di formazione, una storia che parte dalla piccola ma sofferta adolescenza di Reginald Dwight, un bimbo che sicuramente non meritava due genitori come quelli capitatigli: la mamma che, verrebbe da citare, badava più ai profumi che ai balocchi - nel senso che pur se era al corrente della rigidità del marito verso il figlio e del rapporto gelido e inflessibile di stampo militaresco con cui lo trattava, nulla faceva per rimediare - mentre il piccolo Reggie soffriva in silenzio la mancanza d’affetto. Il padre che usava metodi da caserma ed evitava ogni minimo contato fisico, evitando persino la sua presenza. Una dura pena che lo faceva soffrire enormemente, appena sollevata dall’amore dell’unica persona che lo coccolava in casa: la nonna Ivy, la prima ad accorgersi dello straordinario talento musicale del nipotino, che sin da quella tenera età era capace di sedersi al pianoforte e ripetere esattamente e con estrema abilità ciò che aveva appena ascoltato.

Il film è una unica confessione-fiume da parte del protagonista in un centro di auto-aiuto, in cui eviscera la sua storia senza nascondere alcun particolare, partendo dalla sua infelice infanzia, fino al successo planetario della sua ballabilissima pop music, passando anche dalle prime difficoltà e dalla scoperta della sua omosessualità. Dexter Fletcher porta un ritmo alto e non si avvertono pause di alcun genere e dopo la prima “stesura” di ben 158 minuti, ha dovuto sforbiciare la pellicola su consiglio dei produttori, per arrivare agli attuali 121’, tagliando qualche personaggio non importante e qualcuno dei suoi vari innamoramenti. Il regista ha potuto così dedicare maggior attenzione alle fasi di crescita artistica, alle tantissime esibizioni negli stadi e teatri di tutto il mondo e alla durissima lotta che dovette affrontare contro l’alcol e le droghe che assumeva in quantità industriali. Al primo ciak Elton si presenta così, almeno nella finzione scenica, a chi lo ascolta nel gruppo di aiuto, vestito come un diavolo rosso con paillettes e tanto di ali svolazzanti, con uno delle migliaia di occhiali che hanno arricchito la sua vita: “Mi chiamo Elton Hercules John e sono un alcolizzato. E un cocainomane. E un sessuomane. E un bulimico. Sono anche un maniaco dello shopping e ho un problema con l’erba… gli psicofarmaci e la gestione della rabbia.”

Come inizio non è male, si potrebbe dire, e da qui si va a ritroso per osservare la sua infanzia, le prime canzoni, il successo, gli amori e il regolamento dei conti con i familiari, in una visionaria seduta conclusiva nella sala del gruppo d’aiuto. Non l’ha amato davvero nessuno, tranne la nonna, e dopo la delusione con il primo partner, il manager John Reid (Richard Madden), che lo ha sfruttato come affare commerciale, è finalmente arrivato nella sua vita David Furnish, che ha poi sposato. Ma per tutta la sua carriera artistica, la sua vera fidata ed eterna amicizia fraterna fu ed è Bernie Taupin: sempre al suo fianco sia come paroliere che come appoggio morale nelle maggiori difficoltà, che sono state sempre tante. Sempre al suo fianco, sempre a fornirgli testi da cui lui immediatamente veniva ispirato, Bernie (un valido Jamie Bell capellone) è l’amico che tutti vorremmo, è il bastone d’appoggio su cui puoi contare, sorridente e disponibile, anche quando messo da parte inopinatamente. Dal suo canto Elton è un uomo che nella vita ha sofferto ma che ha saputo essere una vera icona musicale e un grande musicista, multiforme e generoso, nonostante le sue tante dipendenze e la sua mania da consumatore seriale e compulsivo.

Dexter Fletcher, più esperto come attore che regista, non se la cava male ma a predominare è il personaggio, così grande da tenere in piedi per tutta la durata l’operazione di celebrazione, sostenuto da Taron Egerton, un attore capacissimo di sostenere ottimamente il ruolo, cantando (ho avuto la netta impressione che cantasse veramente) in maniera più che decentemente buona parte del vasto repertorio di Elton John, puro divertimento per i suoi fans sparsi nel mondo intero. Esperimento così riuscito che perfino l’artista stesso ha partecipato volentieri ad un divertito duetto per la canzone originale (I'm Gonna) Love Me Again, composta d lui appositamente per la pellicola. Taron Egerton mi ha veramente sorpreso in maniera positiva: grintoso, esuberante il giusto, perfettamente adeguato al compito affidatogli. La soddisfazione principale viene dalla liberazione dai demoni del cantante, che oggi vediamo felice e soddisfatto con un marito e due figli, tenendo presente che dopo aver completato il suo ciclo di riabilitazione, Elton rimase sobrio per più di 28 anni e aprì una fondazione contro l'AIDS. Più vittoria di questa!

Nel complesso è un buon film, non si è voluta una imitazione del personaggio come capitato nel film parallelo dedicato a Freddie Mercury, poiché il regista ha preferito puntare sulla bella musica, sulle eccellenti coreografie e sui multicolori fantasmagorici che tanto hanno reso celebre per sempre nella nostra memoria il grande Elton John, uno dei re assoluti della pop music!

È permesso ballare.

Riconoscimenti

2020 - Premio Oscar

Miglior canzone a Elton John e Bernie Taupin per ‘(I'm Gonna) Love Me Again’

2020 - Golden Globe

Miglior attore in un film commedia o musicale a Taron Egerton

Miglior canzone originale in un film a ‘(I'm Gonna) Love Me Again’

Candidatura per il miglior film commedia o musicale


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