Salvo (2013)
- michemar
- 8 nov 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 29 mar

Salvo
Italia/Francia 2013 dramma 1h50’
Regia: Fabio Grassadonia e Antonio Piazza
Sceneggiatura: Fabio Grassadonia, Antonio Piazza
Fotografia: Daniele Ciprì
Montaggio: Desideria Rayner
Scenografia: Marco Dentici
Costumi: Mariano Tufano
Saleh Bakri: Salvo
Sara Serraiocco: Rita
Mario Pupella: il boss
Giuditta Perriera: Mimma Puleo
Luigi Lo Cascio: Enzo Puleo
TRAMA: A Palermo i destini di Salvo e Rita si incontrano grazie ad un miracolo, accaduto in un mondo in cui non se ne verificano mai. Rita è cieca sin dalla nascita e si ritrova ad essere presente nel momento in cui Salvo, killer della mafia, uccide suo fratello. Nonostante non veda niente, Rita sembra fissare Salvo, che per evitare il fastidio le chiude gli occhi con le mani ancora sporche di sangue. Quando Rita riapre gli occhi, inaspettatamente ha recuperato la vista. Ossessionato da quanto accaduto, Salvo la segrega in un magazzino isolato, dove entrambi realizzeranno il bisogno di una vita diversa.
Voto 7

I miracoli italiani, come quello misterioso e inspiegabile che avviene in questo bel racconto, ogni tanto si verificano e succedono qualche volta anche al cinema, quello italiano in particolare. Come si è verificato per esempio al Festival di Cannes del 2013, allorquando nella Semaine de la Critique fu proiettato l’esordio nel lungometraggio di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, una coppia di autori completi (cioè registi e sceneggiatori) siciliani, che dedicarono il loro film alla memoria di Falcone e Borsellino. L’opera conquistò all'unanimità la giuria, aggiudicandosi il Gran Premio e il "Prix Rèvèlation", assegnato dalla giuria presieduta da Mia Hansen-Løve.

È la storia di un piccolo e sconosciuto killer mafioso, Salvo, che, durante l’esecuzione di un omicidio, in qualche modo imperscrutabile ridà la vista alla sorella cieca della sua vittima. Forse per lo shock o per qualche strano motivo del destino. Qualcuno l’ha definita una storia cristologica, dove per la semplice imposizione delle mani – quelle di Salvo che sfiorano i begli occhi di Rita – si verifica il prodigioso evento. E non sembra neanche l’unico, guardando il film. Il protagonista infatti è un personaggio che non parla quasi mai e dopo una mezz’oretta di assoluto silenzio e di soli movimenti, dopo il ritorno alla vista della ragazza, lui, Salvo, parla. Parla!
Un miracolo in un mondo dove i miracoli non accadono, mai. Un miracolo che cambierà entrambe le loro vite, almeno per il fatto che cercheranno e troveranno la necessità e il modo di appoggiarsi l’uno all’altra, moralmente e fisicamente. Fino a raggiungere attimi di pura poesia cinematografica nel finale, quando si quietano e aspettano un futuro indecifrabile.

I bravissimi attori protagonisti sono l'attore palestinese Saleh Bakri e l'allora esordiente Sara Serraiocco, la quale lascia una tale impronta in questo film che le è diventato un trampolino di lancio per iniziare una carriera molto interessante. Oltre a loro, recita il solito efficacissimo palermitano Luigi Lo Cascio in uno strano e servile personaggio. Nota a margine: chissà perché Lo cascio, nel suo bell’esordio alla regia, La città ideale (recensione) lui stesso si chiama Grassadonia…
È un torrido noir, con l’aspro sapore di western moderno, dalla luce accecante della Sicilia contrastata dal nero degli ambienti e dei rifugi (la fotografia è manco a dirlo di Daniele Ciprì), dominato dagli occhi intensi di Saleh Bakri, che colpiscono come proiettili e dalla presenza minuta ma eloquente di Sara Serraiocco, un’attrice che bisognerà seguire con attenzione. Western? In verità viene spontaneo: basta osservare anche con poca attenzione per notare la forte attinenza del confronto tra i duri mafiosi sotto il sole abbagliante siciliano e con la campagna aspra, secca e polverosa per ricordarsi dei confronti di leoniana memoria. Perfino il vento pare lo stesso. E come soprassedere al piano sequenza iniziale in cui la macchina da presa nervosa e mobilissima annaspa nello spazio quasi a tastarne i contorni?

Come nelle opere meglio realizzate e cariche di tensione, più dei dialoghi colpiscono i silenzi, le pause, gli sguardi: scuri come gli occhi dei due protagonisti, come i presagi di un futuro irrealizzabile, come il finale senza scampo.
Sensazioni, simbolismi, magia e metacinema che si ripeteranno come un altro miracolo nel film seguente dei due cineasti, il bellissimo e poetico Sicilian Ghost Story (recensione).

Riconoscimenti
Festival di Cannes 2013
Grand Prix de la Semaine de la Critique
Prix Révélation
David di Donatello 2014
Candidatura miglior regista esordiente
Candidatura miglior produttore
Candidatura migliore fotografia
Candidatura migliore scenografia
Nastro d’argento 2014
Migliore fotografia
Premio Guglielmo Biraghi a Sara Serraiocco
Candidatura miglior regista esordiente
Candidatura miglior produttore
Candidatura migliore scenografia
Globo d’oro 2014
Migliore attrice a Sara Serraiocco
Candidatura miglior fotografia
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