Scordato
Italia 2023 commedia 1h44’
Regia: Rocco Papaleo
Sceneggiatura: Rocco Papaleo, Walter Lupo
Fotografia: Simone D’Onofrio
Montaggio: Mirko Platania
Musiche: Michele Braga
Scenografia: Sonia Peng
Costumi: Sara Fanelli
Rocco Papaleo: Orlando Bevilacqua
Giorgia: Olga Santopadre
Simone Corbisiero: Orlando da giovane
Anna Ferraioli Ravel: Ottavia
Angela Curri: Rosanna
Giovanni Andriuoli: vicesindaco Castelluccio
Antonio Petrocelli: professor Deodato
Giuseppe Ragone: Filippo Santarsiero
Marco Trotta: Agostino Di Fazio
Manola Rotunno: Giacomina
Jerry Potenza: Rocchino
TRAMA: Un viaggio emotivo che compie un uomo sessantenne dopo incontrare Olga, fisioterapista che gli chiede di vedere una sua foto da giovane. Sarà un viaggio al passato, che aprirà ferite e rapporti rimasti sospesi.
Voto 6
Nella consueta quieta atmosfera in cui Rocco Papaleo ama muoversi con i suoi personaggi sempre ai confini tra il comune ordinario e il surreale, si cuce addosso un personaggio del tutto caratterizzato dalle sue peculiari qualità, di attore che cerca la semplicità, la naturalezza e la leggera ironia. Un artista domestico che si realizza meglio con pensieri ed espressioni semplici ma efficaci. Come i suoi precedenti lavori da regista sempre ambientati, più che nel Sud, nella sua amata terra lucana - a partire sin dal primo che era un film autenticamente on the road, con una due-mari amichevole e musicale (Basilicata coast to coast) - non si muove da quei luoghi e compie un viaggio fisico e mentale ritornando sui suoi passi e scavando nei profondi ricordi che per motivi personali, prima vaghi e poi chiariti, aveva archiviato nella parte più recondita della mente. Proprio come accade nello studio di uno psicanalista, il viaggio assume risvolti terapeutici, andando a rivangare nella memoria dove si scoprono le cause e i traumi agevolandone la guarigione. In una parola, la liberazione.
Lui, Orlando, fa l’accordatore di pianoforti a Salerno. Triste y solitario, già tormentato dal mal di schiena, la sua vita cambia quando incontra Olga (Giorgia), una fisioterapista sorridente e comunicativa, che gli diagnostica una contrattura “emotiva”, cioè dovuta più a scorie mentali che di postura fisica e, convinta di guarirlo, gli chiede di portarle una foto da giovane per notare le differenze. Chiaro che la richiesta appare subito insolita ma data la forte simpatia della donna, egli, spinto anche dal suo alter ego (in realtà l’Orlando giovane che lo tallona sempre da vicino e che, ovviamente, vede solo lui), si autoinfligge il compito di mettersi in viaggio in direzione del paese di origine, Lauria, da cui è scappato per lasciare alle spalle i suoi problemi personali e familiari e la gente del posto. Senza mai liberarsi di quell’angelo vivace e insistente, in quella ridente (aggettivo obbligatorio) cittadina Orlando rivive quasi come uno spettatore gli eventi della sua vita che lo hanno reso così com’è ridotto, persino anche sicuramente l’uomo “contratto” che è oggi, riaffrontando pure il clima di rassegnazione e indifferenza che continua a tormentare la sua terra. Sempre scettico sull’operazione, infastidito dalle vecchie conoscenze, rimettendo in discussione le scelte della gioventù, accusato di essere scappato lontano, sopportando tutte le cose a cui immaginava andare (in)contro, con lui anche lo spettatore scopre la sua vita precedente: da bambino, da giovane, la sorella ribelle e comunista, ora purtroppo per tutti e per lei, diventata brigatista ed ora in carcere, i ricordi della mamma e del suo secondo marito, e così via.
Tra qualche scena riuscita e qualche molto meno, però in un quadro complessivamente intuibile e semplice, viene in mente che Papaleo, arrivato ben oltre i 60 anni (qui, nel film ne festeggia il compleanno), abbia voluto tirare un po’ le somme dell’esistenza personale lontano dagli affari parentali e si sia cucito su misura un ruolo che ben gli si confà, sempre tra il comico, il malinconico e l’ironico, coniugando la sua passione musicale. Di norma, i suoi tipici personaggi sono così, senza mai essere straripante, nei limiti giusti, e ciò si ripete anche in questa occasione pur essendo il protagonista assoluto e primario, girovagando in auto, sempre guidate da altri, tra i bellissimi panorami della Basilicata, con fin troppe ed evidenti intenzioni di mostrarla attrattiva come uno spot rivolto ai turisti. Non è ovviamente un video dell’azienda regionale del turismo ma l’ennesimo omaggio di un suo fedele discendente, evidenziato non solo dalla forte cadenza lucana dei dialoghi, ma anche da diverse frasi recitate in dialetto.
Eppure, l’aspetto che più mi ha colpito dell’intero film è un particolare che ogni cinefilo preparato può cogliere facilmente. In primis l’angelo rincuoratore che incoraggia il protagonista, che gli parla sulle spalle, di fronte, di fianco, che lo incita, lo prende in giro, lo rimprovera, un vero contraltare, insomma il suo doppio che non lo lascia mai in pace, l’Orlando giovane, è preso. copiato e incollato pari pari da un film Premio Oscar: Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) di Alejandro G. Iñárritu, in cui il personaggio principale è tallonato dal suo doppio uomo-uccello, pur se per cause e finalità molto differenti. E non solo, ciò che il buon Papaleo ha anche preso e ha voluto adeguare è il ritmo incessante delle percussioni che accompagnano la narrazione per una buona parte iniziale (lì erano le mani dello straordinario Antonio Sánchez), adattandolo alle ballate tradizionali (tarantella, pizzica) che colorano fortemente le tradizioni del sud. In fondo, i due film (imparagonabili per ragioni evidenti) hanno comunque in comune la ricerca di se stessi e la necessità di affermazione della propria personalità, oltre l’affrancatura dalle oramai insostenibili remore psicologiche che i due protagonisti si portano dietro da troppo tempo.
In un finale che richiama la partecipazione collettiva del cast, si intravede per fortuna il successo dell’operazione di “decontrattura”, per la felicità prima di tutto del nostro minimo eroe e poi di tutti: di Orlando, della sorella incarcerata, del professor Deodato (Antonio Petrocelli), di lui e la sorellina da bambini, i genitori, i buoni e i cattivi. Tutti sorridenti.
Personaggi simpatici, senza grandi acuti, ma diretti abbastanza bene come attori, per una commedia con alcuni momenti seriosi riguardanti i ben noti problemi del Sud Italia: le strade (“Tutte le strade, soprattutto quelle del meridione, portano all’incompiutezza”), i collegamenti ferroviari, le dighe la cui acqua dovrebbe unire i popoli meridionali, le rivalità tra le provincie. Film che si propone di intrattenere parlando anche di problematiche interpersonali, recitato in scioltezza e con la riconosciuta propensione di Rocco Papaleo a stabilire un buon feeling con il pubblico. Attore-autore che con il suo malinconico umorismo si è creato nel tempo un ruolo preciso nel panorama artistico italiano, che si fa voler bene. E che qui si presenta in sintonia con il titolo, perché Orlando è un uomo “scordato” come i pianoforti che accorda, “depresso che si accontenta di esserlo”. Buona e riuscita la presenza della superlativa cantante Giorgia che si ritaglia un bel personaggio: peccato solo che dopo una prima metà di importante influenza nelle decisioni del protagonista della storia dopo sparisce in secondo piano.
Il film non è del tutto convincente ma assolve in modo quasi sufficiente al compito di intrattenimento.
Da non trascurare gli accenti felliniani con cui l’autore alimenta devotamente l’atmosfera nei tratti più riflessivi e surreali.
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