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Summertime - La belle saison (La bella stagione) (2015)

Summertime - La belle saison (La bella stagione)

Francia/Belgio 2015 dramma 1h45’

 

Regia: Catherine Corsini

Sceneggiatura: Catherine Corsini, Laurette Polmanss

Fotografia: Jeanne Lapoirie

Montaggio: Frédéric Baillehaiche

Musiche: Grégoire Hetzel

Scenografia: Anna Falguères

Costumi: Jürgen Doering, Laure Villemer

 

Izïa Higelin: Delphine

Cécile de France: Carole

Noémie Lvovsky: Monique

Kévin Azaïs: Antoine

Laetitia Dosch: Adeline

Benjamin Bellecour: Manuel

Sarah Suco: Fabienne

Natalie Beder: Marie-Laure

Calypso Valois: Charlotte

Jean-Henri Compère: Maurice

Bruno Podalydès: professor Chambard

 

TRAMA: Nel 1971, a Parigi, Delphine incontra Carole. La prima è una giovane figlia di contadini trasferitasi nella capitale alla ricerca di indipendenza economica. La seconda, invece, vive in coppia con Alexandre gli inizi della fronda femminista. Mentre Delphine è riservata e sa di amare le donne, Carole ignora di poter provare tale attrazione. L'incontro, però, modificherà per sempre il corso delle loro vite, costrette a confrontarsi con la realtà.

 

Voto 6,5



Il 1971, l’anno in cui si svolge il racconto, è anche quando viene pubblicato, postumo, “Maurice” di Edward Morgan Forster, un classico della letteratura LGBTQIA+ incentrato sull’amore tra un giovane dei sobborghi londinesi e un giovane di campagna, da cui è stata tratta una versione cinematografica di notevole successo nel 1987 diretta da James Ivory. Il film di Catherine Corsini – regista che ama occuparsi di vicende passionali tra donne, come anche tra etero tipo l’infuocato L’amante inglese – si sviluppa tra la zona rurale e immobile del Limousin nel cuore della Francia e quella metropolitana e ricca di fermenti della Parigi post-sessantottina, raccontando l’amore tra Delphine, fuggita dalla fattoria dei genitori, e Carole, impegnata in un collettivo femminista. Le conseguenze del Maggio Francese sono ancora avvertibili e in questo ambito la cineasta sceglie un registro asciutto che non concede nulla al sentimentalismo e proprio per questo fa emergere in modo prorompente la potenza del sentimento che scoppia tra le due donne.



Delphine è la figlia unica di una coppia di contadini, grande lavoratrice senza pause, stimata dai genitori che si aspettano da un momento all’altro che il bravo amico della zona Antoine, anch’egli contadino e allevatore, le faccia la proposta di matrimonio. Hanno una bella e faticosa azienda e a qualcuno deve essere ben lasciata, ma la ragazza dice che non ha tempo e voglia di frequentare i giovani del borgo, quando invece, quando esce la sera per incontrare un’altra ragazza verso cui prova affetto. Pur di evadere da quel mondo e magari essere libera della propria scelta di vita sentimentale, si trasferisce momentaneamente nella capitale per inseguire il sogno della sua emancipazione e, perché no, anche finanziaria. Appena giunta in città, il destino la mette sulla strada di Carole, bionda attivista parigina impegnata nella lotta per i diritti di autodeterminazione delle donne. Questa vive con il suo uomo, Manuel, ed è una vivace ed estroversa militante degli inizi tumultuosi del femminismo. L’incontro tra le due donne sfocia presto in una irresistibile ed intensa storia d’amore che le metterà di fronte alla necessità di fare delle scelte assai determinanti per le loro esistenze.



Non nascondo che all’inizio il film è sottovalutabile, parendo una delle tante divagazioni in merito all’argomento dei rapporti e gli improvvisi innamoramenti tra persone dello stesso sesso, ed invece, con molto piacere, si avverte, andando avanti, che non è una facile esercitazione di scrittura ai fini dell’intrattenimento. Man mano che la trama si sviluppa matura una storia drammatica che ha diversi aspetti molto importanti, molto ben esposti e trattati. Come succede in tante coppie, viste le oggettive difficoltà ambientali e sociali, le due donne attraversano non pochi momenti di sbandamento e di tentennamenti. Innanzi tutto, è comprensibile come Delphine si trovi inizialmente a disagio nel mondo rurale che la circonda e per buona pace di tutti, ma specialmente di quella dei genitori, deve nascondere la sua omosessualità e solo evadendo verso Parigi si sentirà libera di affermare la propria personalità. Libera e indipendente. Ma il grave malore del padre la farà tornare di corsa nella fattoria e solo dopo qualche giorno Carole avvertirà talmente forte la mancanza della compagna che confesserà tutto al compagno e, mollando tutto, attività e casa, correrà dalla sua amata, presentandosi come un’amica che ha voglia di trascorrere un po’ di tempo in campagna.



È qui che il rapporto deve per forza di cose essere frenato, non potendo esprimersi liberamente, nascondendosi sia ai genitori che alla gente del luogo: se la giovane del posto non vuole scuotere così sfrontatamente l’ambiente che la conosce sin da piccola, l’altra si innervosisce per questa eccessiva prudenza, ritenendo giusto che loro si debbano esprimere senza remore. È tutto comprensibile ma fastidioso e la regista agisce splendidamente descrivendo gli stati d’animo altalenanti delle due giovani e i nervosismi ricorrenti, ora dell’una, ora dell’altra. L’amore è forte, l’attrazione fisica è prorompente, ma solo nelle mura protette di casa e solo di notte quando Delphine può sgattaiolare nella camera dove dorme Carole, attente a non farsi sorprendere; fuori devono trattenersi e sia nei campi da coltivare, mietere il fieno e governare le mucche con la madre Monique (Noémie Lvovsky) (il padre è ormai infermo a casa), sia in mezzo alla gente del paese, si limitano a divertirsi come gli altri, anche se lo spasimante Antoine le ha scoperte ed è fortemente deluso.



Sentimento forte e passionale, ambiente ostile, mentalità provinciale d’altri tempi, difficoltà di manifestare i propri sentimenti pubblicamente, impossibilità di affermazione libera della proprie scelte, mancanza di realizzazione personale: sono questi i temi che il film della brava Catherine Corsini affronta ed espone con chiarezza, così come espone al nostro sguardo i corpi nudi delle due donne, senza censura ipocrita, specialmente quello della bravissima e qui bellissima Cécile de France che non si sottrae neanche ai primissimi piani delle parti intime. Rendendo il film laicamente libero, lascia esprimere altrettanto le due attrici, ottimamente nelle parti, e se l’attrice più nota recita come conosciamo, una bella scoperta è la eccellente Izïa Higelin, più semplicemente conosciuta come Izïa (anche cantante e musicista parigina), presente in alcuni film di poca fortuna in Italia (tranne Samba, di Olivier Nakache e Éric Toledano), ragazza molto performante e molto apprezzabile in questa recitazione, dall’atteggiamento incuriosito e dal sorriso accattivante: ella ha il dono di regalarci una bellezza e una fisicità non convenzionali, diventando una protagonista potente e spontanea. Il film, quindi, dopo un inizio incerto, ma solo perché appunto introduttivo, diventa serio e serioso e pure hot, che affronta problemi reali del nostro tempo che non risultano sempre risolti. Anzi. Tutto ciò porta alla conseguenza negativa che rapporti affettivi come questo possono trovare e trovano di certo impedimenti alla realizzazione completa. Come appunto dimostra il malinconico finale. Quando ormai quella bella estate è lontana.



L’importante, comunque, è il percorso di consapevolezza che compiono le due protagoniste, a prescindere di come va a finire la trama e di quale sarà il loro futuro. La lesbica di campagna e la ragazza cittadina alla scoperta di se stessa sono due punti di partenza e di passaggio. Poi, ognuna seguirà la sua strada, consapevole della propria personalità, che deve comunque affermarsi. Per questo, il film, ha, oltre agli aspetti già esposti, il merito di riproporci in primo piano la questione femminile e il movimento femminista, con le sue proteste eclatanti, le scorribande, la felicità spicciola delle contestazioni pubbliche.



In questa bella scoperta cinematografica, Izïa Higelin e Cécile de France fanno un figurone, ottimamente dirette da una regista dalle idee chiare, Catherine Corsini, che ha scritto un buon film assieme alla cosceneggiatrice Laurette Polmanss, un film totalmente di donne, quindi. Bravissima anche l’esperta Noémie Lvovsky, importante attrice multipremiata in patria.



Che bella che fu, quella stagione!



Riconoscimenti

2016 – Premi César

Candidatura miglior attrice protagonista a Cécile de France

Candidatura miglior attrice non protagonista a Noémie Lvovsky

2016 – Premi Lumière

Candidatura miglior film

Candidatura miglior regia

Candidatura miglior attrice protagonista a Izïa Higelin

Candidatura miglior sceneggiatura

Candidatura miglior colonna sonora

2015 – Festival di Locarno

Premio Piazza Grande a Catherine Corsini



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