The Square
Svezia/Germania/Francia/Danimarca 2017 dramma 2h31’
Regia: Ruben Östlund
Sceneggiatura: Ruben Östlund
Fotografia: Fredrik Wenzel
Montaggio: Jacob Secher Schulsinger, Ruben Östlund
Musiche: Rasmus Thord (supervisore)
Scenografia: Josefin Åsberg
Costumi: Sofie Krunegård
Claes Bang: Christian
Elisabeth Moss: Anne
Dominic West: Julian
Terry Notary: Oleg
Christopher Læssø: Michael
Annica Liljeblad: Sonja
Elijandro Edouard: Pojken
TRAMA: Christian, curatore di un museo e padre divorziato di due figlie attento sempre a sposare buone cause, pianifica un'installazione denominata "La Piazza". L'idea di fondo è quella di invitare i passanti all'altruismo, ricordando loro quali siano le responsabilità degli esseri umani. A volte però è difficile rispettare anche i propri ideali: la sciocca risposta di Christian al furto del suo telefono lo trascina presto in situazioni vergognose. Nel frattempo, l'agenzia che cura le pubbliche relazioni del museo crea un'inaspettata campagna promozionale per "La Piazza", ottenendo una risposta che manda sia Christan sia il museo in crisi.
Voto 8
Scrivere e presentare questo magnifico film non è facile. Perché non è facile il film: sovente usiamo tutti il termine spiazzante, ma stavolta forse non basterebbe. Sicuramente lo svedese Ruben Östlund (di lui conosciamo bene il precedente, Forza maggiore (leggi qui), discusso e ferocissimo che lo ha fatto conoscere) ha voluto provocarci, ci ha scosso, ci ha “picchiati” con le sequenze imprevedibili, ma di certo ha raggiunto lo scopo. Ma andiamo con ordine.
Le linee tracciate per terra delimitano un riquadro e una targa avverte: “Il Quadrato è un santuario di fiducia e altruismo, entro i cui confini tutti abbiamo gli stessi diritti e gli stessi doveri.” Un’installazione artistica, quindi, che si inserisce nella tragicomica odissea di Christian, il curatore di un prestigioso museo svedese e protagonista della storia. Dice il regista (che già leggendo queste dichiarazioni si intuisce il contenuto magistrale del film): “Mi capita di visitare musei dove le opere non mi sembrano altro che interior design, pezzi costosi per collezionisti; mentre io credo che l’arte debba farci riflettere su chi siamo, porci domande sulla società in cui vogliamo vivere. Duchamp mettendo in un museo il pisciatoio voleva farci pensare allo scopo dell’arte; adesso mi pare che sempre meno le opere da galleria ci facciano vedere il mondo da una prospettiva diversa. L’installazione artistica col quadrato per terra, però, esiste davvero: se devo paragonarla a qualcosa, la paragono piuttosto alle strisce pedonali; sono entrambi segni per terra, le strisce ci dicono come attraversare, mentre il Quadrato ci dice di fidarci gli uni degli altri. L’ho creata (col produttore Kalle Boman) a Värnamo, per provare a cambiare l’atteggiamento dei cittadini e ricordare i concetti di fiducia e responsabilità: le città, anche in Svezia, sono meno sicure, la paranoia sale. Come nel film, c’era un ingresso dove i visitatori potevano scegliere tra il tasto «mi fido» e quello «non mi fido»; premendo il primo, dovevano lasciare in uno spazio aperto a tutti i cellulari e i portafogli. È stato divertente vedere anziane signore inquiete abbandonare i propri averi!”
Chiaro che questo artista mira a studiare le reazioni degli astanti alle esibizioni e alle creazioni artistiche e devo dire che ci riesce benissimo: perfino noi spettatori ignari abbiamo reazioni imprevedibili osservando i disorientanti movimenti in scena del protagonista.
Film bellissimo in cui bisogna avere la pazienza di andare avanti nella visione (è anche lungo), perché proprio così si viene conquistati. È un film politicamente scorretto perché non è ipocrita e rompe volutamente ogni schema artistico e mentale. E non è tutto detto, perché nella trama si intersecano diagonali che riguardano la vita privata di Christiane l’intreccio dell’indagine di questi per il furto dello smartphone che riguarda un ragazzo che abita nei quartieri popolari. Crolla la fiducia negli altri?
Claes Bang si mostra un eccellente attore nel ruolo del protagonista e la presenza, ormai magica, di Elisabeth Moss è una garanzia di recitazione e di mistero. Il clou rimane la performance provocatoriamente esibita da un artista-primitivo che stuzzica gli ospiti della cena nel museo e crea uno scompiglio tale da stimolare le reazioni più impensabili, fino alle crisi isteriche.
Film criptico, a tratti antididascalico, disorientante, a suo modo rivoluzionario, psicologicamente interessante: ancora una volta questo regista ci porta ad osservare come l’individuo reagisca di fronte a situazioni impreviste, che sia uno spettacolo invadente, o la sottrazione di un oggetto personale essenziale per il lavoro e i propri contatti, o che sia un evento improvviso e pauroso.
2018 - Premio Oscar
Candidatura per il miglior film straniero
2018 - Golden Globe
Candidatura per il miglior film straniero
2017 - Festival di Cannes
Palma d'oro
Prix Vulcain per la scenografia
2017 - European Film Awards
Miglior film
Miglior commedia
Miglior regista
Miglior attore a Claes Bang
Miglior sceneggiatura
Miglior scenografia
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