The Whale (2022)
- michemar
- 13 set 2023
- Tempo di lettura: 9 min

The Whale
USA 2022 dramma 1h57’
Regia: Darren Aronofsky
Soggetto: Samuel D. Hunter (opera teatrale)
Sceneggiatura: Samuel D. Hunter
Fotografia: Matthew Libatique
Montaggio: Andrew Weisblum
Musiche: Rob Simonsen
Scenografia: Mark Friedberg, Robert Pyzocha
Costumi: Danny Glicker
Brendan Fraser: Charlie
Sadie Sink: Ellie
Ty Simpkins: Thomas
Hong Chau: Liz
Samantha Morton: Mary
TRAMA: Charlie è un professore d’inglese che soffre di grave obesità e, prossimo alla morte, tenta di riallacciare i rapporti con la figlia adolescente dopo che da anni aveva abbandonato la famiglia, per cercare un'ultima possibilità di riscatto.
Voto 7

La prima sequenza del film, interamente girato in una sola stanza nella casa del protagonista Charlie, descrive l’ambiente e fa realizzare la chiara idea di come quell’uomo oltremodo in sovrappeso, una obesità spaventosa gravata da 500 libbre, viva la sua esistenza. Una vita resa ormai impossibile per l’estrema difficoltà a muoversi, tanto che innanzitutto svolge ogni tipo di attività (se così si può chiamare) seduto tra i cuscini del divano che deve contenerlo, e poi utilizza strumenti allungabili per raccogliere gli oggetti che gli sfuggono o che sono stati lasciati qualche metro più in là. Diversamente non poteva essere, date le dimensioni del personaggio e la derivazione teatrale del soggetto, una pièce di Samuel D. Hunter che ha curato di conseguenza anche la sceneggiatura e che non ne ha nascosto la natura parzialmente autobiografica: anche lui era stato obeso da giovane, anche lui viveva in una città dell’Idaho e anche lui ha avuto seri problemi a scuola dopo l’outing della sua omosessualità, come il nostro protagonista. A causa della sua salute precaria, ormai vicino alla fine anche per i continui attacchi di cuore, mangiando e mangiando di tutto con una ferrea volontà di autodistruzione punitiva, Charlie è consapevole che sta vivendo i suoi ultimi giorni, assistito da Liz (Hong Chau), una energica ed affezionata infermiera che non lesina gesti amorevoli e aspri rimproveri.

Le prime inquadrature ce lo mostrano solo, in una stanza in penombra, enorme oggetto nell’arredamento di una sala che fa da soggiorno e cucina, quasi indistinguibile tra suppellettili di pop-art, pizze enormi, barattoli, stoviglie: il professor Charlie si sta masturbando davanti a un video porno che mostra due gay che fanno sesso. In questo scenario sovraccarico di oggetti, lui il più voluminoso, mangia e tiene lezioni di scrittura on line con studenti collegati in video, con al centro l’unica finestra senza immagine: è la sua che non si vede, dice che è guasta la webcam ma invece ha vergogna a mostrarsi. Continua a ripetere loro che la cosa più importante è scrivere in maniera sincera, con pochi artifizi, purché onesti e persuasivi. Forse è il reale insegnamento dello stesso che Samuel D. Hunter che si è “riversato” nella sua opera teatrale. È lui “La Balena”? Viene spontaneo chiederselo ed invece è l’inizio di una tesina sul romanzo Moby Dick, la sua lettura preferita, rimasta nel cuore e che per lui rappresenta molto, soprattutto adesso che ha deciso di cercare di riprendere i fili dell’affetto, o perlomeno del legame, con la figlia Ellie (Sadie Sink) che lo rifiuta sprezzante essendo stata da lui lasciata al proprio destino assieme alla mamma Mary (Samantha Morton) per l’amore verso un suo allievo. Lo scopriremo solo alla fine il motivo della lettura delle prime pagine del romanzo di Herman Melville, che passa e ripassa nelle frasi della sceneggiatura sino al finale drammatico.

“Nell'incredibile libro ‘Moby Dick’ di Herman Melville, l'autore narra la sua storia di vita in mare. Nella prima parte del libro l'autore, che si fa chiamare Ismaele, è in una cittadina costiera e condivide il letto con un uomo di nome Queequeg. L'autore e Queequeg vanno in chiesa e più avanti salpano su una nave capitanata dal pirata di nome Achab [nell’originale: Ahab, pronunciato Ey·heb] a cui manca una gamba e che vuole a tutti i costi uccidere la balena che si chiama Moby Dick e che è bianca. Nel corso del libro il pirata affronta molte traversie. Tutta la sua vita è incentrata sul cercare di uccidere quella balena. La trovo una cosa triste perché la balena non prova alcuna emozione, non sa quanto Achab desideri ucciderla. È soltanto un povero grosso animale, Mi dispiace anche per Achab perché lui crede che la sua vita sarebbe migliore se riuscisse a uccidere la balena, ma in realtà non lo aiuterà affatto. Questo libro mi ha messo molta tristezza e ho provato molte emozioni per i personaggi. E ho provato un'estrema tristezza leggendo i noiosi capitoli contenenti solo descrizioni di balene, perché sapevo che l'autore cercava solo di risparmiarci la sua triste storia. Almeno per un po’.”
Ecco. Quel tema, la cui firma scopriremo solo alla fine, è il tema della vita di Charlie, è il riassunto dei suoi obiettivi, dei fallimenti, delle balene che la vita propone, e ha divagato trattando e comportandosi con indifferenza pur di distrarre l’attenzione degli altri. Ha risparmiato agli altri la sua triste storia. Almeno per un po’. Ma adesso che siamo giunti al capolinea, ogni cosa va rimessa al proprio posto, va detta la verità, specialmente all’amata Ellie, e andare via in pace con se stessi. Solo la fedelissima Liz sa tutto, essendo anche la sua storia una verità sconvolgente. Ora, lo spirito leggero può liberarsi del corpo pesantissimo e librarsi nell’aria in una nuvola di luce bianca diffusa.

Le verità della vita vissuta dei personaggi principali rappresenta quasi un thriller, tanto sarà sorprendente e spiegherà molti particolari, i motivi dei comportamenti, i segreti custoditi negli anni. Ellie, che secondo il padre è bellissima ed avrà una vita felice e fortunata, non è veramente come vuole presentarsi, non è cattiva: lei ama le persone anche se dice di odiarle. Parla così l’amore di un padre ma è l’essenza della tesi dell’opera intera, tanto da far dire al protagonista: “Credo che gli esseri umani non siano in grado di non avere un cuore”. È la liberazione del male apparente nel cammino verso l’affermazione del bene e dell’amore che spontaneamente ognuno di noi porta con sé. Sono solo cinque i personaggi importanti e d’altronde un numero maggiore sarebbe stato fuori luogo in un’opera ristretta in una sola stanza. Charlie è quasi sempre presente e gli altri quattro entrano ed escono. Lui non è un santo, ma è incredibilmente umano. ama la vita e la sua bellezza, ma si nasconde dall’odio di cui è vittima per via del suo aspetto, ma anche e soprattutto dagli errori che ha commesso e dalle perdite che non riesce ad accettare e lasciarsi alle spalle. L’incapacità di superare il proprio dolore è dovuta al fatto che non è in grado di essere la persona che voleva essere, si sente terribilmente in colpa per la morte di Alan, per aver rinunciato a una vita con sua figlia, per tutte le cose che sarebbero potute accadere. Non voleva far star male nessuno, tanto meno sua figlia o sé stesso. Non è freddo e calcolatore, ma ha comunque fatto soffrire molte persone non dicendo le cose come stavano, mentendo. E ora combatte una battaglia contro sé stesso. Ha rimandato troppo a lungo la resa dei conti con le persone a lui care ed è quasi troppo tardi. E quando sprona i suoi studenti a trovare un modo di dire la verità, sta spronando anche sé stesso. I nodi vengono al pettine nell'arco di pochi giorni e non sa se troverà la redenzione o meno.

Tra gli altri personaggi, quello con più presenze è essenziale ai fini della narrazione: Ellie. Che è nelle mire delle attenzioni affettive del padrone di casa, che la vuole riconquistare anche lasciandole l’intero e consistente conto in banca, pur di farla felice e darle l’aiuto che non le aveva mai dato. Ovvio che conquistarla con il danaro non è il più nobile dei gesti, ma tant’è. Un’altra pedina importante è Thomas (Ty Simpkins), il giovane rappresentante della setta religiosa New Life che tanta importanza ha avuto nella vita di Charlie. Anche queste spiegazioni saranno chiare nelle scene finali. Poi c’è una solo apparizione della moglie Mary, la notevole Samantha Morton, con cui ci sarà l’inevitabile scontro-incontro chiarificatore. Ed infine, ma last but not least nella maniera più assoluta, la presenza di Liza, l’infermiera, la donna chiave per la lettura degli avvenimenti pregressi e per la sopravvivenza, sino ad allora, del gigantesco uomo al centro della storia.
Una prima parte quindi di esplorazione, una seconda di presentazione dei cinque personaggi, una dedicata ai duelli verbali e emotivi tra padre e figlia, ed un finale drammatico e annunciato, un epilogo inevitabile che porta a guardarsi veramente negli occhi tra Charlie e Ellie. In mezzo tante allusioni, riferimenti al passato, rimpianti, ingurgitazioni fameliche senza neanche masticare, una auto-violenza masochistica per punirsi della morte di un giovane amato sino a dover lasciare una famiglia bella e fatta. Triangoli di pizza sovrapposti, panini farciti di tutto ciò che è nel frigorifero, panini ripieni di polpette portati dall’infermiera… Pur di farsi del male e avvicinare la fine di una vita che non vale più di essere vissuta. Rimpiangendo la moglie e la figlia, ma anche l’amore sincero e coinvolgente per Alan, che non c’è più. Ma in fondo, è anche una storia positivistica perché se il protagonista è convinto che ogni persona è portatrice di bene non è un messaggio pessimista e così succede che una tesi del genere può anche meravigliare se è opera di Darren Aronofsky, solito a far percorrere dannate via crucis ai suoi personaggi, a partire da Requiem for a Dream, The Wrestler, Il cigno nero, con il personaggio centrale che muore sempre alla fine. Come dice lui stesso, non ha però potuto farlo con Noè perché non poteva riscrivere la Bibbia.
Lo scrittore e sceneggiatore Samuel D. Hunter: “Volevo scrivere una storia su un insegnante di scrittura, perché è il lavoro che facevo all’epoca, e come Charlie mi ritrovavo a supplicare i miei allievi di scrivere qualcosa di sincero. La parte rischiosa è stata inserire elementi della mia storia personale, di cui fatico a parlare anche ora; ero molto più grasso quando avevo vent’anni. E la pièce è ambientata nella mia città, dove io ero un ragazzo gay, negli anni 90, e ho dovuto lasciare la mia scuola perché mi è stato fatto outing. Uno dei motivi per cui ho voluto scrivere la pièce è che ci sono troppi lavori che deridono l’obesità, che ne fanno oggetto di commedia; io so bene cosa vuol dire muoversi nel mondo essendo sovrappeso, e conosco bene il cambiamento che ho visto nella gente intorno a me quando ho perso quel peso.”
L’aspetto che più ha colpito la critica e gli appassionati è stato il ritorno e la rinascita artistica di Brendan Fraser (la Brenaissance), accolta con entusiasmo e con i giusti riconoscimenti: la sua è una prova davvero notevole e per fortuna il regista ha deciso di lasciargli libero dalla ingombrante prostetica, che la ha parecchio appesantito, il viso (solo una protesi facciale che non toccasse i veri tratti dell’attore) in modo da poter utilizzare la mimica espressiva che ha molta importanza nella sua recitazione. E difatti i risultati sono stati ragguardevoli: la sua interpretazione è davvero ammirevole, con momenti topici toccanti e coinvolgenti (evitate il doppiaggio, please!). Un grande ritorno premiato dalle giurie, una bellissima prova. Ma non è stato l’unico a meritare elogi, a mio parere, perché la per me sconosciuta Hong Chau mi ha davvero sorpreso. Un’attrice thailandese naturalizzata statunitense che non è sfuggita anch’ella all’attenzione di chi ha votato i migliori interpreti nei premi importanti. Molto brava. Si è distinta anche la ottima Sadie Sink, già affermatasi nella serie Netflix di successo Stranger Things: se l’è cavata benissimo. Breve ma ancora una volta pregevole la presenza di Samantha Morton. Infine una menzione anche per Ty Simpkins, attor giovane già con molte esperienze in film di grido.
In buona sostanza Darren Aronofsky è ancora sui suoi passi, con i suoi “mostri” che racconta puntualmente nei suoi film. Charlie non è un mostro cattivo: sa di aver commesso un errore grave verso la famiglia ma cerca comprensione perché si è lasciato sopraffare dall’amore, sentimento a volte inarrestabile ed ora ne sta pagando le gravi conseguenze, sia per il distacco dalla figlia e dai meravigliosi ricordi di vita familiare, sia per l’auto afflizione sul corpaccio che continua a maltrattare con cibo spazzatura e soprattutto in modo strabordante. Il regista doveva fare salti mortali con il posizionamento della cinepresa in un luogo ristretto mentre i personaggi dovevano muoversi come su un palcoscenico di teatro, sapendo inquadrare i primi piani dei visi oltre che dei campi e controcampi importanti nei continui dialoghi, nell’ambito di uno schermo formato 1.33:1. Se c’è da fare qualche critica è per qualche trovata scenica poco credibile e molto metaforica, come per esempio il finale con l’ascesa corporea. L’aspetto estetico del protagonista ha dato molto da lavorare e chissà quante ore di trucco sono state necessarie ma quello prostetico sembra eccessivo e poco credibile, specialmente nei rari momenti in cui lui si alza in piedi, aiutato da un deambulatore, in cui la materia sintetica pende in modo innaturale. Ma non era un’operazione facile e nel complesso resta apprezzabile. Se poi quell’ingurgitare eccessivo e più che pantagruelico può provocare poco e molto disgusto è normale, anzi necessario.
Il film è, insomma, la storia di un uomo morbosamente obeso che cerca di mettere in ordine la sua vita disordinata prima di concedersi alla morte.

Riconoscimenti
2023 - Premio Oscar
Miglior attore a Brendan Fraser
Miglior trucco e acconciatura
Candidatura per la miglior attrice non protagonista a Hong Chau
2023 - Golden Globe
Candidatura per il miglior attore in un film drammatico a Brendan Fraser
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