Tutti i santi giorni Italia 2012 commedia 1h42'
Regia: Paolo Virzì Soggetto: Simone Lenzi (La generazione) Sceneggiatura: Francesco Bruni, Paolo Virzì, Simone Lenzi Fotografia: Vladan Radovic Montaggio: Cecilia Zanuso Musiche: Thony Scenografia: Alessandra Mura Costumi: Maria Cristina La Parola
Luca Marinelli: Guido Thony: Antonia Micol Azzurro: Patrizia Frank Crudele: Domenico Claudio Pallitto: Marcello Giovanni La Parola: Jimmy Robin Mugnaini: Duccio Fabio Gismondi: Lorenzo Benedetta Barzini: Donatella
TRAMA: Guido e Antonia hanno deciso di avere un figlio. Sono fidanzati da tempo e finalmente sembra arrivato il momento giusto per mettere su la famiglia. Il loro a prima vista è un desiderio facile da accontentare se non fosse che i due non si vedono quasi mai a causa dei loro diabolici orari di lavoro. Mite, paziente e colto più della media, Guido lavora infatti di notte come portiere in un albergo mentre Antonia, ignorante e irrequieta, è impegnata durante tutto il giorno come dipendente di un autonoleggio. L'unica soluzione appare quella di ricorrere alla procreazione assistita.
Voto: 7,5
Verrà classificato da tutti gli almanacchi del cinema come “commedia”, perché evidentemente lo è. Ma io l’ho vissuto come film romantico, perché è una vera e propria storia d’amore, sentimento mai descritto in questa maniera dal regista Paolo Virzì nelle opere precedenti. Indubbiamente la sceneggiatura è brillante, divertente e difatti il pubblico ha riso, anche perché qui in Toscana “garba” molto vedere film con i personaggi che parlano e fanno battute con il loro accento. Ma il filo conduttore dell’opera del regista livornese è principalmente una storia d’amore, raccontata con vivacità e con il sorriso come ama fare lui, girando attorno ad un problema etico-sociale-politico molto serio qual è la fecondazione assistita. Considerando questo aspetto, peraltro determinante ai fini della trama, salta agli occhi che per pura coincidenza in questo periodo due registi italiani abbiano rivolto la loro attenzione sui problemi etici: dopo il Bellocchio della morte assistita arriva il Virzì della fecondazione in vitro. Chiaramente questo è l’unico punto in comune tra i due film, data la enorme diversità del cinema dei due artisti. E se c’è una continuità è nei titoli dei film di Virzì, che sono in gran parte caratterizzati da modi di dire molto diffusi: la bella vita, baci e abbracci, tutta la vita davanti, la prima cosa bella, tutti i santi giorni; sembra un bignami dei luoghi comuni con cui infarciamo i discorsi di… tutti i santi giorni.
Secondo me, questo regista è l’unico che fa ancora bene la commedia all’italiana. Ci sono tutti gli ingredienti di quella specialità tanto fortunata degli anni ’60 e ’70, dove i grandi di allora mescolavano sapientemente i tic e i difetti della vita borghese con la satira ed un tocco di amaro. Ed è quello che appunto succede in questo film. La trama ci racconta di una coppia affiatata ed innamorata anche se composta da due persone culturalmente diverse, due caratteri differenti e addirittura occupate nella vita in lavori esplicati in orari contrapposti. Quest’ultimo elemento contribuisce non poco a creare situazioni divertenti tra i due protagonisti e a far vivere la vita di coppia in maniera diciamo estemporanea, dato il poco tempo da dedicarsi l’un l’altra. Il ritmo è discreto e costante per tutta la durata, non ci sono momenti di noia o di calo di attenzione in quanto i dialoghi sono divertenti e la vivacità delle battute di stampo toscano rendono brillanti anche le discussioni tra i personaggi. Guido, portiere di notte in un albergo di lusso, oltre che buono e generoso, è troppo accondiscendente con la moglie e troppo disponibile ed educato con gli estranei e tutto ciò lo porta a subire gli scatti caratteriali impetuosi di Antonia, che gli vuol molto bene ma che soffre tanto per le sue difficoltà congenite a concepire un figlio. Questa la causa del turbine che attraversa la storia.
Luca Marinelli è un attore professionista al suo settimo film e credo proprio che lo vedremo ancora perché è bravo; ma la vera sorpresa è lei, Federica Victoria Caiozzo, alias Thony, così simpatica da risultare più bella di quello che è: bella presenza, sensuale ed eccellente cantante, tant’è che lo score musicale dl film è tutto suo.
Paolo Virzì, che dedica una scena al Kubrick di “2001” (corridoi curvi, colorati e metallici con la musica di Strauss), raggiunge sicuramente il suo obiettivo: raccontare storie credibili e divertenti, all’insegna della più classica commedia all’italiana.
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