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Una donna promettente (2020)

Aggiornamento: 25 mag 2023


Una donna promettente

(Promising Young Woman) UK/USA 2020 thriller drammatico 1h53’


Regia: Emerald Fennell

Sceneggiatura: Emerald Fennell

Fotografia: Benjamin Kračun

Montaggio: Frédéric Thoraval

Musiche: Anthony Willis

Scenografia: Michael Perry

Costumi: Nancy Steiner


Carey Mulligan: Cassandra "Cassie" Thomas

Bo Burnham: dott. Ryan Cooper

Alison Brie: Madison

Clancy Brown: Stanley Thomas

Jennifer Coolidge: Susan Thomas

Laverne Cox: Gail

Connie Britton: Dean ElizabethWalker

Adam Brody: Jerry

Chris Lowell: Alexander "Al" Monroe

Max Greenfield: Joe

Christopher Mintz-Plasse: Neil

Sam Richardson: Paul

Molly Shannon: sig.ra Fisher

Alfred Molina: avv. Jordan Green


TRAMA: Cassie è una donna giovane, divertente e affascinante, che sembra avere avuto tutto dalla vita. Tuttavia, senza amici, ancora a casa con i genitori e con un lavoro che non lascia molte speranze, è in realtà infelice e sola. Passa le giornate a vivere un'esistenza triste ma di notte vaga per i club, fingendosi ubriaca e raccattando uomini. Ben presto però si pentirà delle sue scelte e, segnata da un tragico evento, cercherà vendetta contro coloro che l'hanno traumatizzata.


Voto 7,5

Inserendo nello schema del revenge movie il concetto del #MeToo, su cui più di una regista ha voluto negli ultimi anni puntare l’attenzione per portare giustamente avanti una battaglia non soltanto femminile, l’esordiente britannica Emerald Fennell, già attrice fattasi notare non solo in qualche serie TV, mette in scena una storia spiazzante con alto tasso di tensione serpeggiante non dando mai l’idea di un film violento. Se non al livello mentale, perché scene brutali non ce ne sono se non nella sequenza prefinale, in cui il destino si compie e conduce alla conclusione di un racconto che non fa mai calare l’attenzione. La scelta della narrazione, un crescendo lentissimo ma sempre in continua ascesa, dopo una calma solo apparente, quella tipica che precede tipicamente la tempesta devastante, è molto accorta facendo credere inizialmente che sia una commedia scorretta per poi accorgersi che ci si trova davanti ad un incredibile racconto di vendette studiate e replicate sempre con successo. Basta la primissima parte per capire cosa passi per la mente della protagonista Cassandra per tutti semplicemente Cassie.

Lei è una ragazza molto carina che lavora in una caffetteria (Make me coffee), una giovane donna molto promettente negli studi di medicina (ecco il significato del titolo) assieme alla sua inseparabile amica Lina, così unite da parere un’unica persona, un affiatamento raro a trovarsi. Ma promettente lo era, perché ha abbandonato improvvisamente il college a seguito di un avvenimento sconvolgente, davvero tragico: i loro colleghi di studi, giovani scalmanati, WASP e maschilisti, in una serata di bagordi avevano abusato più volte della sua intimissima amica ubriaca. Ora Lina non c’è più, per la vergogna si è suicidata dopo l’episodio e da allora Cassie non è più la stessa, anzi è proprio un’altra ragazza. Avrebbe potuto avere un altro destino, era una studentessa con un futuro assicurato e luminoso ed invece oggi è una lavoratrice indisponente, dalla risposta acida, che guarda di traverso ogni giovanotto che le si avvicina. Cambia totalmente look e atteggiamento la notte, girando per locali dove fa finta di essere ubriaca per attirare i maschietti allupati, che pensano alla facile preda di una botta e via. Lei, al contrario, è lucidissima e ciò che riesce a portare a termine, una volta che sono in casa dell’assalitore, la regista non ce lo mostra ma si intuisce che non è piacevole per lui. Per lei invece sì, e molto. Soddisfatta, torna tardi a casa dai genitori con cui vive ancora, sempre con il pretesto dell’ennesimo inventario voluto dalla sua datrice di lavoro, Gail. Cassie è intelligente, ha un’espressione vivace, occhi saettanti, sa bene quello che fa, ne è cosciente e non ha altri scopi nella vita. Il ricordo di Lina è sempre vivo e presente, ogni momento della giornata e stella polare della nottata: per lei ogni occasione per agganciare il giovanotto di turno è solo un anello della lunga catena della vendetta premeditata, nei limiti di ciò che le è possibile, ben sapendo che nessuno può riportare in vita quella ragazza che sarebbe stata ancora vicino a lei e oggi sicuramente una brava dottoressa. A nulla può servire la valigia ricevuta in regalo dagli affettuosi e preoccupati genitori nel giorno del compleanno, con la inutile speranza che si renda prima di tutto indipendente e poi trovi finalmente un buon ragazzo: sanno perfettamente come la perdita dell’amica abbia influito sulla sua psiche. Anche la manager della caffetteria la stimola a migliorare le sue aspirazioni ma tutto è inutile: sorride, divaga e nel frattempo annota su una piccola agenda i nomi di chi ha “giustiziato” in nome di Lina, di cui conserva gelosamente la metà di una medaglia col nome di lei. L’altra metà, quella che una volta era al collo di chi non c’è più, è conservata gelosamente in un cassetto con inciso il suo nome.

Cassie è una statua insensibile, nella stessa misura in cui il suo dolore e il trauma che la abitano sono indelebili e calcarei come un sasso. Parla poco e, quando lo fa, ferisce: si slabbra solo per far cadere nel tranello le sue prede notturne. Lei è l’esca ma anche la pescatrice e i pesci (quanto possono essere babbei gli uomini?) abboccano sempre e facilmente. Quando sembra che il film si stia avviando alla ripetitività, ecco arrivare la prima svolta: un giovanotto che entra nel bar, un ex collega di studi, ora chirurgo pediatrico, Ryan Cooper, che lei sull’istante tratta alla pari degli altri, salvo poi accorgersi che è un bravo ragazzo, fino al punto di accettare un appuntamento, poi due. Ma quando la vita della giovane ex promettente sembra avviarsi per una strada di normalità – per la felicità dei genitori che vedono uno spiraglio nel futuro della figlia – e tutto pare offrire una possibilità positiva, un cambio di marcia, un colore dell’orizzonte che nessuno avrebbe mai sperato, ecco la seconda e drammatica svolta: un video le fa cambiare la prospettiva che si era nel frattempo creata. Da qui parte l’apoteosi vendicativa terminale, il piano che può anche portare il non-ritorno, dietro il quale è necessario prevedere il piano B, quello estremo. E Cassie lo prepara a puntino. E sarà drammatico.


Revenge movie, si diceva, come percorso per parlare di femminismo e affermazione legittima della donna, ma anche maschilismo, suprematismo bianco (che prevede sempre, guarda un po’, che la donna stia un passo indietro e pensi a far felice l’uomo e fargli figli), sessismo, goliardia malata, “se l’è cercata”, “si vestiva provocante”. La strada è chiaramente tracciata, con l’unica eccezione del perdono misericordioso verso l’avvocato che difese gli accusati ed ebbe il talento e la furbizia di capovolgere la situazione giudiziaria presentando la vittima come una consenziente anche se incosciente. Oggi è pentito amaramente e le piange sulle ginocchia. La prima scena (la protagonista seduta sul divano rosso del night club con le braccia allargate tipo crocifisso) indica immediatamente il punto di partenza della regista, facendo cascare anche noi spettatori nella trappola che ha teso al trio che ha adocchiato come probabilissimo aggancio per l’ennesimo atto di vendetta a puntate. Che poi, a pensarci bene, è una rivalsa per interposta persona, non essendoci più la povera amica, ormai morta. La sventurata vivente, invece, la sbandata Cassie, la vendicatrice insensibile, alla fine vince (ma in che maniera?) e non è detto che sia davvero una vittoria, e non si può fare a meno di considerare che nel frattempo lei vince perché in precedenza aveva perso. Aveva perso il controllo di sé, aveva perso la gioia di vivere riducendosi a meschini trucchi pesanti sul volto e ad abiti succinti con cui preparava l’imboscata notturna, aveva smarrito l’idea del futuro e della realizzazione di sé. Lei ha dato alla sua esistenza precaria la forma che le risulta utile, non pensando ad altro, appena distratta per pochi giorni dopo l’innamoramento con Ryan, un’illusione dalla durata breve, il tempo di venire a conoscenza di un video girato nella notte maledetta: il mondo le crolla addosso, la delusione la deprime, la rabbia esplode e prende le sembianze della giustiziera stavolta diurna. Tutto è chiaro nella sua mente, anche in caso che possa soccombere. Tutto è pianificato, in un salotto in pieno stile kitsch con tanto di suppellettili e abat-jour pacchiani con angioletti decorati d’oro e lei immobile, composta, con la mente in ebollizione.

Tra un brano di Charli XCX, uno delle Spice Girls, uno di Parsi Hilton, e vari altri, intermezzati solo dal travolgente preludio wagneriano del Tristano e Isotta, la sorprendente Emerald Fennell dipinge un drammatico quadro in cui modula la ferocia del thriller con quei toni pop di un'adolescenza condizionata e continuata nel trauma e poi nel suo finale doppio e beffardo decide per la condanna degli uomini, ma proprio tutti senza distinzioni inutili, perché se perfino il giovanotto in cui Cassie aveva affidato le sue speranze di ritorno alla vita si rivela un complice pusillanime, un vigliacco che aveva preferito chiudere nel cassetto più remoto della memoria la sua compartecipazione, perché se perfino i tanti giovani di allora oggi promettenti professionisti hanno voluto dimenticare ogni cosa e son pronti a festeggiare l’addio al celibato di Al, il promesso sposo che è poi il maggiore colpevole, allora non c’è scampo per alcuno. Ma purtroppo, quando i maschi condannati sono tanti è difficile dire che abbia vinto la singola donna. Forse sì e forse no. Non resta che la soddisfazione di vedere l’espressione attonita di Al quando capisce che la cerimonia del suo matrimonio si esaurisce con le manette, mentre il suo complice, coraggioso solo a parole, scappa ingenuamente nel bosco. E non si tratta di sfregiare solo gli uomini, perché solo qualche giorno prima Cassie si era presa una bella rivincita con la preside della facoltà che frequentavano, la quale a suo tempo aveva minimizzato l’accaduto: lo scherzetto preparato per lei è roba da antologia.

La notevole Emerald Fennell ci sorprende e ci spiazza, graffia e a tratti incide con bisturi chirurgici, gira benissimo e scrive ancora meglio, fino a conquistare non solo l’Oscar 2021 come migliore sceneggiatura, ma premi e candidature in ogni angolo del mondo. Adesso non deve fare altro che confermarsi, con nostra grande curiosità. L’altra metà del cielo azzurro di questo film – certamente caratterizzato dai colori pastello in modo abbondante, specialmente quando la protagonista si agghinda da accalappiauomini o da infermiera sexy – è l’attrice che ci sbalordisce per bravura e intesa con la regista: Carey Mulligan è davvero superlativa, è l’attrazione principale del film, nonostante tutto il cast reciti bene e venga ben diretto con il contagiri. L’accoppiata di queste due donne è l’aspetto più riuscito che ci si poteva aspettare, perché questa ragazza (è diventata grande ma ha sempre il viso di un’adolescente: come si fa a dimenticare, tra i tanti, Drive e Non lasciarmi, film, questo, che mi ha fatto perdere la testa?) è sempre stata eccellente ed ancora non è adeguatamente riconosciuta. Un talento enorme capace di un insieme di tenerezza e di cattiveria incisiva come stavolta.

Le sterili polemiche che hanno afflitto il film sono state del tutto fuori luogo, sono sempre frutto di quei difettacci che animano il maschilismo. La verità è che è un gran film!

2021 - Premio Oscar

Miglior sceneggiatura originale

Candidatura per il miglior film

Candidatura per la miglior regista

Candidatura per la miglior attrice protagonista a Carey Mulligan

Candidatura per il miglior montaggio

2021 - Golden Globe

Candidatura per il miglior film drammatico

Candidatura per la miglior regista

Candidatura per la miglior attrice in un film drammatico a Carey Mulligan

Candidatura per la miglior sceneggiatura

2021 - Premio BAFTA

Miglior film britannico

Miglior sceneggiatura originale

Candidatura per il miglior film

Candidatura per il miglior montaggio

Candidatura per la miglior colonna sonora

Candidatura per il miglior casting



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