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Under the Skin (2013)

Aggiornamento: 23 mag 2023


Under the Skin

UK/Svizzera 2013 fantascienza 1h48’


Regia: Jonathan Glazer

Soggetto: Michel Faber (romanzo)

Sceneggiatura: Walter Campbell, Jonathan Glazer

Fotografia: Daniel Landin

Montaggio: Paul Watts

Musiche: Mica Levi

Scenografia: Chris Oddy

Costumi: Steven Noble


Scarlett Johansson: la donna

Adam Pearson: ragazzo deforme

Paul Brannigan: Andrew

Jessica Mance: donna morta all'inizio del film

Joe Szula: secondo ragazzo

Krystof Hádek: nuotatore

Scott Dymond: uomo nervoso

Michael Moreland: uomo tranquillo

Jeremy McWilliams: alieno motociclista


TRAMA: Salvata in extremis dalla morte da un enigmatico Bad Man, una giovane aliena viene mandata sulla Terra con un non precisato compito. Assunte sembianze da donna e il nome di Laura, comincia a seminare vittime per le colline scozzesi ricorrendo al sesso, unica arma a sua disposizione. Con il passare del tempo, però, comincia ad assaporare i benefici apportati dall'essere umano e inaspettatamente mostra i primi segni di un tenero sentimento quando è attratta da un uomo di mezza età, andando contro agli scopi per cui era stata mandata sulla Terra.


Voto 7

Affascinazione.

Qualche volta è necessario, presentando un film, premettere che è un’opera non facile, lontana dal genere fantascientifico tradizionale, soprattutto dal punto di vista della concezione e della narrazione. È contemplativo e quindi lentissimo, basato sull’umore e sull’ambientazione, alternando sequenze di dialoghi ad altre oniriche che richiedono allo spettatore di scivolare in uno stato emotivo e meditativo. Visionario? Anche, ma certamente ipnotico, di grande fascino una volta che ne si accetti l’atmosfera.

Tratto da un romanzo di Michael Faber, ha un incipit che ci introduce in una Scozia poco luminosa, spesso buia, in cui un alieno è a caccia di persone sulla Terra senza spiegarne bene lo scopo. Ad attirare gli uomini, solo di sesso maschile, è una misteriosa creatura, un alieno che si è “vestito” dall’attraente corpo sensuale di Scarlett Johansson che, con il pretesto di chiedere informazioni sulla strada da percorrere per giungere in un determinato posto, carica sul furgone su cui viaggia i pedoni che incrocia. La donna è voluttuosa, truccata con un vistoso rossetto e con una parrucca di capelli scurissimi: adesca e seduce i passanti, li invita a salire per fornire loro un passaggio, dato che sono sulla stessa via. Poi li conduce in un ambiente amniotico, nerissimo, liquido come un petrolio che fa sprofondare. Dove si spoglia lentamente, seguita a distanza dall’ospite che, sentendosi invitato al sesso, fa altrettanto, venendone inghiottito.


Sono giovani comuni, tutt’altro che attraenti e si sentono lusingati dall’invito di quella forestiera che parla come loro, con un forte accento scozzese: perché non fidarsi? Pare non abbia un nome e non parla molto. Trascorre la maggior parte del film girovagando per terre desolate e aperte, alla ricerca di uomini che può sedurre e poi sfruttarli. È selettiva riguardo alle sue scelte, scegliendo individui di cui difficilmente sentiranno la mancanza, almeno nel breve termine. Ha un aiutante maschio che fornisce assistenza e fa pulizia dopo di lei. Più a lungo l'alieno rimane all'interno del suo guscio umano, tuttavia, più le compulsioni e le sensazioni del suo corpo iniziano a infettarla, ad umanizzarla. Inizialmente un'assassina freddamente calcolatrice - c'è una scena straziante in cui lascia un bambino lamentoso e incustodito da solo su una spiaggia rocciosa dopo che entrambi i suoi genitori sono morti affogati, l’uno per salvare l’altra dalle onde del mare agitato – poi inizia a provare compassione. Lascia scappare una vittima. Comincia a divertirsi nel modo in cui avverte il suo corpo. Tutto si rivela troppo per lei e il suo aiutante, sentendo che ha perso il senso dello scopo, inizia a darle la caccia. Pagherà caro il suo errore.

Jonathan Glazer evita ogni spiegazione, siamo noi che dobbiamo essere pazienti e attenti, non cerca comprensione nello spettatore, annulla ogni tentativo di logica, domina solo quella dell’essere misterioso. Ma donando all’orecchio un ritmo incessante da suoni campionati al computer, quello del commento musicale di Mica Levi (alias Micachu, cantautrice e compositrice del Surray) che può ricordare le cadenze dei film di P.T. Anderson. Un battito ossessivo e lento come il film, mentre saettano gli sguardi sensuali di Scarlett, donna insensibile che svolge la sua mansione ma che comincia stranamente a provare qualcosa deviando il suo corso.

Il lavoro del regista è fuori dalle consuete abitudini del cinema a cui siamo abituati, sia come soggetto e narrazione che come modalità di attuazione: i malcapitati che la protagonista aggancia sono persone reali, attori ignari di essere ripresi da diverse microtelecamere montate all’interno dell’abitacolo del furgone e ciò porta spontaneità nello stupore di questi quando si sentono invitati dalla bella ragazza a salire, soprattutto il giovanotto che soffre di un grave disturbo fisico. L’unica eccezione tra loro è Paul Brannigan, appena uscito dal successo di La parte degli angeli di Ken Loach. Da parte sua, Scarlett Johansson si è abbandonata nelle mani di Jonathan Glazer fornendo una performance forte e lontana dalle sue abituali donne interpretate, esprimendosi più che altro con una minima mimica facciale e del corpo: la scena in cui esamina la sua forma nuda davanti a uno specchio è stranamente erotica e inquietante ed è anche il momento in cui l’alieno che è in lei inizia a fare i conti con le capacità del corpo in cui si nasconde, quasi meravigliandosi della potenza di ciò che può ottenere con quel “vestito”.

Un piccolo grande gioiellino, quello del londinese Glazer, con molti riconoscimenti internazionali, regista che ha ottenuto anche il massimo dalla scenografia della terra scozzese, adatta a ricreare quell’atmosfera necessaria per creare quell’ambiente di cui all’inizio. Atmosfera che riceve uno scossone solo nella sequenza finale, quasi un cliffhanger, che infatti non vuole fornire una chiusura chiara e definitiva, ma che lascia sconcerti.

Un film che affascina a patto di stare a gioco, altrimenti meglio dedicarsi ad altro.

2015 - Premio BAFTA

Candidatura miglior film britannico

Candidatura migliore colonna sonora



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